Medicina e tecnologia vanno spesso di pari passo. Nuovi strumenti diagnostici, protesi sempre più intelligenti e robot chirurgi sono solo alcuni degli esempi possibili per raccontare l’intersezione tra questi due grandi settori del mondo scientifico. Da qualche anno questa parte anche la realtà virtuale e la realtà aumentata hanno dimostrato di essere molto più di un semplice strumento di intrattenimento e stanno entrando a far parte del mondo della salute. Vediamo come.
Chirurgia in sala operatoria
Uno dei settori in cui l’utilizzo di VR sta dando i migliori frutti è proprio quello della chirurgia. Grazie al visore Hololens sviluppato da Microsoft un team di medici dell’Imperial College di Londra ha utilizzato questa tecnologia per eseguire cinque interventi di chirurgia ricostruttiva delle gambe. Sovrapponendo virtualmente le immagini di una TAC sulle corrispondenti parti del corpo, i chirurghi sono riusciti a localizzare le strutture anatomiche e a individuare il decorso dei vasi sanguigni dei pazienti senza l’ausilio degli scanner ad ultrasuoni utilizzati di solito.
Terapia del dolore
Uno studio condotto negli Stati Uniti sembrerebbe dimostrare che la realtà virtuale può avere degli effetti analgesici paragonabili a quelli degli antidolorifici oppiacei (senza avere le controindicazioni di questi ultimi).
Come? Giocando a Bear Blast. Un’applicazione per il Samsung Gear VR in cui il giocatore deve tirare delle palline agli orsi che compaiono in varie parti del suo campo visivo nel mondo surreale in cui è immerso. In questo gioco non si può perdere e l’unico scopo è quello di distrarre la mente del paziente per alleviare le sue sofferenze. Secondo i ricercatori dell’MIT di Boston una sessione di 20 minuti di gioco sarebbe in grado di ridurre il dolore del 24%, ovvero di una quota paragonabile a quanto si può ottenere in caso di dolore acuto con degli analgesici oppiacei.
Riabilitazione
L’Istituto Auxologico di Milano ha realizzato “Cave”, un progetto di realtà virtuale immersiva nato per supportare il recupero funzionale di pazienti affetti da disturbi cognitivi lievi o da disturbi psicologici come fobie o ansia. All’interno delle “Cave” i pazienti indossano un visore e dei sensori che rilevano alcuni parametri fisiologici e sotto la supervisione di un terapeuta vengono sottoposti a degli esercizi che hanno lo scopo di aumentare il loro grado di autonomia.
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