1887, l’Inghilterra regna indiscussa su gran parte del subcontinente indiano, gli indiani odiano gli oppressori stranieri, gli inglesi non mancano di manifestare il loro razzismo verso gli oppressi.
Nessuno scenario più adatto per raccontare la storia di un’amicizia anticonvenzionale, sorta proprio in quell’anno tra la regina Vittoria e il giovane Abdul Karim.
Vittoria e Abdul, regia di Stephen Frears, data di uscita Settembre 2017, è una pellicola divertente sul rapporto che ha sconvolto tutta la corte inglese durante il tramonto del regno vittoriano, uno dei più longevi di sempre.
Nonostante le inesattezze storiche ed una trama banale e poco coinvolgente, il film ha ricevuto non pochi riconoscimenti, tra cui la candidatura al Satellite Award come migliori costumi.
La costume designer Consolata Boyle, già nota per film come The queen (2006) The iron lady (2011) Florence (2016), è abile nel ridare luce e maestosità agli abiti dell’epoca, studiando con attenzione la moda dei tempi passati.
In effetti nel film viene data grande importanza alla differenza etnica tra India ed Inghilterra, la prima legata alla gloriosa tradizione spirituale, la seconda colma di amore patriottico per l’ascesa al potere, giunto al culmine nel contesto storico rappresentato.
In Vittoria e Abdul la distanza tra i due Paesi è sapientemente raffigurata dalla moda, e dalla differenza si passa alla reciproca curiosità, tanto da generare influenze massicce negli usi del tempo.
Nel film quest’atteggiamento coinvolge esclusivamente la regina, tutto il resto della corte si mostra disgustato da un simile modo di fare, ma nella realtà storica il cibo, la moda, e la cultura indiana ebbero un seguito consistente nella cultura britannica, incoraggiata dalla corte.
Ne conclude che il merito di Abdul Karim è stato di non poco conto: seppur ignorata fino ai tempi recenti, la sua storia è l’emblema di come il razzismo non è altro che il risultato di ignoranza nei confronti di ciò che è diverso ma non necessariamente minaccioso.
Il film è degno di essere guardato perché presenta il colonialismo e la discriminazione razziale in un’ottica leggera e lontana dalla tipica drammaticità a cui sono legati questi temi.
Un commento su “Vittoria e Abdul: quando la differenza fa rima con conoscenza”
Bella recensione e punto di vista .. ma non credo che il razzismo sia solo ignoranza che esagera il naturale senso di allarme davanti al diverso / sconosciuto.