È il 21 agosto 1911 quando l’italiano Vincenzo Peruggia mise in atto il furto d’arte più celebre della storia quello del quadro più conosciuto di Leonardo Da Vinci: La Gioconda (o Monnalisa).
Vincenzo Peruggia era nato a Dumenza nel 1881, un piccolo paese della provincia di Varese al confine con la Svizzera, era figlio di un muratore e imparò il mestiere paterno in giovane età tanto che nel 1897 seguì il padre a Lione per lavoro. Nel 1901 si era trasferito a Parigi (come molti altri immigrati italiani dell’epoca) dove riuscì a trovare lavoro come operaio e imbianchino presso il Museo del Louvre fu lì che poté ammirare non solo la Gioconda, ma anche molti quadri dei maestri italiani del Rinascimento trafugati da Napoleone.
Ciò che rende unico questo particolare avvenimento è la semplicità con cui Peruggia riuscì ad impadronirsi del prezioso dipinto leonardiano; entrato al Louvre da una porta secondaria usata solo dagli operai del museo si diresse verso il Salon Carrè – luogo dove la Gioconda era all’epoca collocata – una volta arrivato davanti al dipinto lo staccò dalla parete, lo nascose sotto il suo cappotto e giunto nel cortile si liberò della cornice; una volta uscito dal museo ritornò a casa e nascose il prezioso bottino.
La Francia rimase sconvolta dal furto, che fu scoperto solo il giorno seguente: molti dei quotidiani francesi dell’epoca misero in primo piano la notizia del furto. La fama della Gioconda si accentuò anche a questo improvviso avvenimento, poiché l’opera all’epoca era solo realmente conosciuta dai grandi intenditori e dagli studiosi dei maestri italiani del Rinascimento, tanto che la collocazione dell’opera nel museo era tutt’altro che celebrativa come è tutt’oggi.
Ma prima di parlare dei motivi dell’impresa folle di Peruggia e del rocambolesco recupero, scopriamo qualcosa di più sul dipinto di Leonardo.
La donna raffigurata da Leonardo è tradizionalmente accostata a Lisa Gherardini (da qui Monna Lisa), moglie di Francesco del Giocondo. Il dipinto raffigura la donna a metà figura, posizionata di tre quarti con le mani incrociate e lo sguardo fisso negli occhi di chi la osserva; il suo aspetto è molto semplice, i capelli neri sono sciolti e appoggiati sulle spalle, coperti da un velo trasparente e sottilissimo, il vestito è nero, sobrio, ma con un ampia scollatura sulle spalle.
Ciò che attira maggiormente lo spettatore, però, sono gli occhi e la bocca: gli occhi scuri e profondi sembrano scrutare profondamenti chiunque la osservi, mentre le labbra accennano un sorriso enigmatico che a volte fa interrogare il pubblico sulla donna che hanno di fronte.
Ma come mai La Gioconda finì in Francia?
Fu lo stesso Leonardo a portarla con sé quando nel 1516 si recò alla corte del re di Francia Francesco I e che con tutta probabilità l’acquistò dallo stesso Leonardo. Infatti nel 1625 La Gioconda risultava tra le opere appartenenti alla famiglia reale francese; Luigi XIV quando trasferì la sua corte a Versailles, portò con sé anche il dipinto di Leonardo. Con la Rivoluzione francese La Gioconda venne trasferita in quella che è tutt’ora la sua ubicazione, il Louvre. Quando però Napoleone salì al potere fece trasferire il quadro nella sua camera privata, ma alla sua “caduta” fu poi definitivamente riportata al Louvre.
Dunque, una volta scoperto il furto, le autorità francesi cominciarono le ricerche, ignorando che il prezioso quadro si trovava nascosto nell’umile dimora di Peruggia; la Polizia era completamente disorientata tanto che in un primo momento arrivò ad accusare il poeta Apollinaire e lo stesso Picasso per poi infine ipotizzare un possibile complotto internazionale arrivando ad accusare la Germania.
Nel 1913 la situazione si sbloccò quando Peruggia decise di vendere il dipinto di Leonardo: si rivolse al direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze, Giovanni Poggi, affermando di volergli vendere il quadro alla “modica” cifra di mezzo milione di lire di allora con la condizione che il ritratto non dovesse più lasciare l’Italia. Poggi organizzò un incontro con Peruggia e, una volta accertato che il quadro era realmente La Gioconda di Leonardo da Vinci, informò le autorità italiane che arrestarono Peruggia.
Perché Peruggia rubò il quadro di Leonardo?
Molte sono state le ipotesi, ma come affermato dallo stesso Peruggia egli mise in atto il furto solo per puro patriottismo. Egli infatti era venuto a conoscenza del furto di molte delle opere d’arte italiane da parte di Napoleone durante la sua campagna in Italia e voleva solo restituire il mal tolto alla sua Patria e la sua scelta era caduta sul quadro di Leonardo in quanto di piccole dimensioni.
Purtroppo Peruggia non era a conoscenza del fatto che La Gioconda apparteneva realmente alla Francia e che forse è una delle poche opere italiane che non furono trafugate da Napoleone.
Il gesto fruttò una notevole fama a Peruggia che si vide condannato a scontare una pena molto lieve, anche perché ormai l’attenzione della Francia era rivolta altrove: era infatti il luglio 1914 e la Prima Guerra Mondiale incombeva.