“Un vagone ferroviario fuori controllo si sta dirigendo contro cinque persone che verranno uccise se continua a procedere nell’attuale direzione. L’unico modo per salvarle è premere un interruttore che devierà il vagone verso un altro binario dove ucciderà una invece che cinque persone. È appropriato per te deviare il vagone per salvare cinque persone a spese di una?”
Quella che avete appena letto è una delle innumerevoli formulazioni del cosiddetto “trolley problem“, un famosissimo dilemma morale. Se non sapete di cosa si tratta, il video qui sotto fa al caso vostro. Se invece conoscete già l’argomento, guardatelo lo stesso perché è davvero ben fatto.
Fino a poco tempo fa, se volevi sapere come le persone prendessero decisioni moralmente problematiche, questo era il solo modo possibile di procedere. Proponevi un esperimento mentale e registravi le risposte. A volte i risultati di questo tipo di ricerche potevano essere anche piuttosto sorprendenti, come si può apprezzare nel video qui sotto.
Rimaneva però un problema: in generale, c’è una bella differenza tra immaginare “a bocce ferme” e ritrovarsi per davvero in una situazione critica. Se così non fosse, i bar sport e gli spogliatoi delle palestre non avrebbero ragione d’esistere. Perciò molti avevano criticato questo tipo di ricerche, mettendone in discussione i risultati.
D’altra parte però non si poteva mica ricreare una situazione reale in cui la vita di alcune persone fosse messa in serio pericolo. Certo, siamo tutti d’accordo che la ricerca filosofica è importante (vero?), ma non fino a questo punto.
Bene, fino a poco tempo fa le cose stavano così, ma oggi non più. Non perché si sia diventati meno sensibili agli incidenti ferroviari (Dio solo sa se qualcuno lo è mai stato veramente), ma perché la tecnologia ci offre nuove possibilità. Ora infatti, grazie alla realtà virtuale, è possibile ricreare in modo estremamente realistico situazioni altrimenti improponibili.
E la buona notizia è che le persone sottoposte a simulazioni di questo tipo tendono a comportarsi in maniera analoga a come si comporterebbero nella vita reale. Di conseguenza viene meno il principale problema a cui si potrebbe andare incontro con questo tipo di ricerche: la possibilità di applicare i risultati ottenuti al mondo reale.
Inoltre, con le nuove tecnologie è possibile registrare importanti parametri fisiologici legati all’attivazione emotiva dei soggetti. In questo modo diventano accessibili al ricercatore nuove preziose informazioni (per esempio il livello d’ansia).
Nel caso del trolley problem, l’uso della realtà virtuale ha portato a risultati interessanti. Alcune ricerche sembrano confermare sostanzialmente i risultati ottenuti in precedenza senza l’utilizzo della realtà virtuale, mentre altre registrano invece un aumento delle scelte utilitaristiche (farne morire uno per salvarne cinque).
Ma al di là dei singoli risultati, la cosa più importante è che la filosofia abbia a disposizione nuovi strumenti con cui mettere alla prova alcune delle proprie ipotesi, così da risultare (forse) un pochino meno astratta. Certo, a qualcuno potrà sembrare curioso che si possa trarre maggior concretezza dalla virtualità – ma tant’è, sono i paradossi della filosofia.
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