“Potrebbe cantare anche la lista della spesa”, questa la tipica frase per commentare un timbro di voce particolare. Chi ce l’ha graffiante, chi limpida, chi profonda e chi squillante, il panorama musicale italiano è pieno di voci inconfondibili che fanno sognare il pubblico alla prima nota. Ma cosa succede quando a parlare con il vocione di Mario Biondi è un pappagallo di Rio o quando Caravaggio racconta la sua vita con la erre pastosa di Manuel Agnelli?
Nomi a volte insospettabili si nascondono dietro ai personaggi di cartoni animati, ma non solo, come nel caso del leader degli Afterhours, che ha dato la voce a Michelangelo Merisi nel docufilm “Caravaggio – L’anima e il sangue”, proiettato nelle sale italiane il 19, 20 e 21 febbraio.
Vi sareste mai aspettati che Elisa nel film d’animazione Trolls desse la voce a Poppy, una principessa troll con i capelli fucsia, affiancata da Alessio Bernabei nei panni di Branch, con cui ha in comune il ciuffo? E che dire di Arisa, che ha preso parte al doppiaggio della cantante Lucille in Un mostro a Parigi e il detective Lucy Wilde in Cattivissimo me 2 e 3.
Non solo attori, quindi, a destreggiarsi nell’arte del doppiaggio, ma anche cantanti, e a volte scoprirlo a posteriori è come ripercorrere la magia dopo che ti hanno svelato il trucco. Lo sapevate che Quasimodo, il gobbo di Notre Dame, è stato doppiato da Massimo Ranieri, affiancato da Mietta nei panni di Esmeralda?
Voci note, assolutamente riconoscibili, ma non sempre il collegamento senza il volto è automatico, come nel caso di Jack Skeletron in Nightmare before Christmas, la cui voce è stata prestata da Renato Zero. Ovvio, col senno di poi, ma lì per lì non tutti l’avremmo riconosciuto.
Tra colonne sonore e doppiaggi
Se un cantante prende parte alla realizzazione della colonna sonora, la collaborazione appare naturale, si pensi a Ivana Spagna con la sua Il cerchio della vita ne Il re leone, a Syria che canta Riflesso in Mulan o ancora Paola e Chiara che cantano Ti vada o no in Hercules. Renato Zero nei panni di uno scheletro, invece, suscita una certa ilarità. Sarà che i dialoghi, e più in generale i parlati, avvicinano di più all’idea della persona, rispetto al personaggio che siamo abituati a sentir cantare, ma infondo si tratta sempre di esprimere emozioni attraverso la voce. Anzi, a detta di Manuel Agnelli, il doppiaggio è un’operazione ancora più difficile, perché bisogna lavorare sulle sfumature. Non potendosi affidare ad acuti o altri escamotages nei momenti di maggiore intensità, bisogna trovare la giusta via per esprimere l’interiorità di un personaggio modulando l’intonazione e giocando su altri elementi.
Ci sono poi delle voci che sembrano addirittura fatte apposta, si pensi a quella inconfondibile di Enrico Ruggeri, che l’ha prestata al padre di Krusty il Clown nell’episodio dei Simpson Depressioni di un Clown.
Sicuramente, al di là delle difficoltà, deve trattarsi di un esercizio divertente, chi non vorrebbe far parte di un cartone animato?
Certo c’è il rischio di venir per sempre associati ad un personaggio, ma se il personaggio in questione è la principessa Anastasia, come nel caso di Tosca, forse vale la pena rischiare.