Un pittore impressionista che sceglie la figura femminile come perfetta armonia di grazia e resistenza fisica attraverso la danza.
Edgar Degas si afferma negli anni Sessanta dell’800 sulla scena impressionista francese. Sin da subito si mostra appassionato ai temi di vita quotidiana e al mondo femminile. I suoi soggetti sono donne di bassa estrazione sociale: lavandaie, stiratrici, ma soprattutto ballerine. Sono le danzatrici dell’Operà di Parigi, che l’artista incomincia a frequentare negli anni Settanta. Tra le esplosioni cromatiche dei soffici tutù e la leggiadria della danza femminile, Degas riscopre il piacere del teatro. Dietro le quinte e sul palcoscenico, le ballerine sono immortalate nella quotidianità e nella naturalezza delle loro azioni.
Ogni movimento è studiato alla perfezione. La spettacolarità teatrale nasconde però dietro le luci di scena la fatica del corpo. Gli arti sono condotti al limite delle loro possibilità di esercizio. Assumono pose innaturali se immortalati nella fissità di uno scatto fotografico. È qui che il pittore sfrutta le potenzialità della neonata fotografia. Il realismo pittorico si concretizza non nell’idealizzazione della figura femminile, ma nella sua rappresentazione più sgraziata. Le fanciulle ritratte durante la danza non perdono tuttavia la delicatezza dei lineamenti e la concentrazione dello sguardo. Lo dimostra il dipinto “Ballerine in blu (1893)”, dove le singole pose si intrecciano perfettamente in un’atmosfera malinconica.
Degas non ha mai dato grande importanza al paesaggio in secondo piano, che il più delle volte resta sfumato sullo sfondo. La sua attenzione gravita maggiormente sulla resa del vero contemporaneo attingendo al realismo fotografico. Questo significa cogliere i soggetti rappresentati affidandosi all’improvvisazione. Non pose costruite o meccaniche, ma attimi di quotidiana freschezza e vitalità. Così diventa rappresentativa l’opera “Lezione di danza (1873-1875)”. Ciò che rende il dipinto innovativo e particolare non è il contesto accademico in cui si svolge la lezione. È il parlottio delle allieve sullo sfondo. È la ragazza annoiata in primo piano che si gratta la schiena.
La quotidianità irrompe sulla scena e si mostra noncurante rispetto alle codificazioni del balletto accademico. Sul palcoscenico, la sfarzosità dei costumi accompagna i sorrisi delle danzatrici. La frenesia del momento nasconde la faticosa preparazione e i dettami canonici del maestro. È l’irriverenza della Belle Epoque che scoppia tra i colori accesi dei tulle impreziositi. Tutti gli elementi dei balletti di Degas sono incorniciati da inquadrature non convenzionali. In “Ballerina in verde (1877)” l’attenzione si focalizza immediatamente su una ballerina in equilibrio, avvolta da un prezioso tutù verde. Tuttavia la sua figura non è isolata sulla scena, ma attorniata da altri corpi, tagliati dall’inquadratura e da secondarie figure sullo sfondo.
Degas armonizza nelle sue opere la passione per il teatro e la fotografia. Per farlo, cavalca l’onda di un tema molto apprezzato all’epoca: le ballerine. Le più svariate sfaccettature del movimento umano racchiuse nelle sgraziate pose del corpo femminile. Poi, la lente del pittore. Il risultato è la perfetta unione di grazia esterna e resistenza interna in un’esile figura avvolta da un tutù.