Trascorsa la notte degli Oscar, premiati i degni vincitori, non facciamo che leggere di lodi ed entusiasmo per le pellicole targate 2018. Film come “The shape of water“, “Call me by your name“, “Il filo nascosto“, “Dunkirk“, solo per citarne alcuni, ci hanno fatto sognare ad occhi aperti, lasciandoci un gran senso di soddisfazione per la visione di film di buona qualità.
Ma da cosa deriva questo generale stupore? Davvero la loro bellezza è ineguagliabile, o c’è dell’altro?
Senza ombra di dubbio dietro capolavori di tal calibro c’è un lavoro artistico colossale, si noti ad esempio la grande cura fotografica de “Il filo nascosto“, o le riprese studiate a tavolino per aumentare il ritmo narrativo in “Dunkirk“.
C’è da chiedersi, tuttavia, se non sia proprio il nostro senso critico ad esser diventato facilmente impressionabile.
Il nostro occhio è diventato pigro, bombardato da prodotti di discutibile valore, con trame sempre piatte e banali, ma allo stesso tempo rassicuranti per un pubblico ormai privo di pretese. Lo stesso pubblico, si ritrova al cinema nella stagione degli Oscar, folgorato da registi che sanno fare il loro lavoro con passione, inventiva e senza dimenticare quel pizzico di magia derivante dal loro talento eccezionale.
Ma non sono senz’altro i primi! Con il passare del tempo ci siamo forse dimenticati della genialità dei protagonisti della nascita della settima arte?
Neorealismo italiano, Nouvelle vague, Espressionismo tedesco, vere e proprie correnti artistiche che hanno per sempre cambiato la concezione del cinema, con prove irripetibili. Il problema è dunque ravvisabile nel modo in cui, oggi, concepiamo il cinema: ormai non si tratta più di arte ma di intrattenimento, adeguato alle richieste di chi va al cinema unicamente “per ridere”.
Per gli appassionati di cinema, comunque, non c’è nulla da temere: seppur in misura ridotta, ci sarà sempre chi darà luce all’arte “più giovane di tutte”, senza dover aspettare gli Oscar 2019.
