DOSSIER| Houston abbiamo un problema: alieno a bordo

Il viaggio consiste nello spostarsi da un luogo, solitamente un luogo a noi noto, ad un altro che, spesse volte, ancora non conosciamo. Le motivazioni possono essere tra le più disparate e, purtroppo, non sempre piacevoli. Un tipo di viaggio molto particolare è però quello dei mercanti.

Tra i primi grandi esploratori possiamo far rientrare infatti i mercanti, quei viaggiatori che si spostavano fino ai confini delle terre conosciute, alla ricerca di nuove strade da percorrere per compiere i loro affari e riportare in patria prodotti e ricchezze e con esse i racconti delle straordinarie terre da loro visitate.

Nell’era contemporanea, lo sviluppo tecnologico e le nuove scoperte scientifiche hanno trasformato il mondo mercantile, affascinante nel nostro immaginario, in una realtà di spostamento di merci in obbedienza alla legge di mercato della domanda e dell’offerta. La globalizzazione ha reso i paesi uniti da rotte infinite e i viaggi di navi, aerei e mezzi pesanti, sono quotidiani, veloci e senza sosta.

Mappa delle principali rotte marittime e dei punti nevralgici del commercio internazionale via mare.

Uomini e merci dunque percorrono instancabilmente le moderne rotte commerciali, avanti e indietro in un carosello infinito.

Uomini e merci, ma non solo.

Può capitare infatti che a bordo dei mezzi di trasporto, o nascosti nel carico, si nascondino dei clandestini, dei clandestini spesso molto pericolosi. Trasportati come merci alimentari, come animali da esposizione nelle case private, clandestini inconsapevoli e a loro malgrado o addirittura intrappolate nelle acque di zavorra delle navi, numerose specie animali vengono trasportare da una parte all’altra del globo in modo sconsiderato e liberate in un habitat a loro estraneo, entro il quale tenteranno di sopravvivere.

Queste specie sono le cosiddette specie alloctone, ossia quelle specie trapiantate da cause esterne (in questo caso l’uomo) in un ambiente non loro.

Le conseguenze di tali inserimenti sono quasi sempre devastanti per le specie autoctone e per l’ecosistema.

Per capirne le conseguenze, basta pensare ad alcune delle specie aliene più note. Partiamo dallo scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis) che capita sovente di incontrare nei parchi del nord Italia. Adorabile e dagli occhietti vispi, è però originario del nordamerica. Ebbene, lo scoiattolo americano è portatore sano di un virus letale per il nostrano scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris), condannato dunque a soccombere davanti all’avanzata di questa nuova specie.

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Scoiattolo grigio americano

Altro esempio è il punteruolo rosso delle palme (Rhynchophorus ferrugineus), il coleottero asiatico che negli anni passati ha distrutto numerosissime palme delle zone costiere, devastando il paesaggio costiero e costringendo le città marittime ad interventi di contenimento, onde evitare la diffusione del problema.

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Punteruolo rosso

Oppure il pesce palla maculato (Lagocephalus sceleratus), giunto dai mari al di là del canale di Suez e potenzialmente letale a causa delle tossine contenute nelle sue carni.

Silver Toadfish, Lagocephalus sceleratus
Pesce palla maculato

Un’attenzione particolare è infatti riservata alle specie invasive marine, che nella maggior parte dei casi viaggiano trasportate nelle acque di zavorra delle navi (uste per stabilizzare la nave, nda) ed al cui interno è impossibile stabilire quali specie siano state intrappolate e quindi liberate in acque straniere.

E’ questa un’eventualità da non sottovalutare. Per cogliere l’entità del rischio, basti ricordare il dramma avvenuto nel mar Nero negli anni 80, quando venne liberato un organismo gelatinoso, le cosiddette noci di mare (Mnemiopsis leidyi), che si nutriva di uova di acciuga, oltre che di zooplancton, uova e larve, e che causò il crollo della pesca locale.

Noce di mare – Foto: Vanessa Cardin OGS Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale

Ogni giorno 50mila navi mercantili solcano gli oceani, trasferendo da un porto all’altro un quantitativo d’acqua che oscilla tra i 3 e i 5 miliardi di metri cubi. Non deve dunque stupire che le specie acquatiche che si trovino loro malgrado a compiere tali viaggi sfiorino le 7mila varietà.

In Italia, per affrontare il problema, il Governo ha ufficializzato il decreto legislativo 230 (entrato in vigore il 14 febbraio di quest’anno) che, attenendosi a quanto stabilito dal Regolamento Europeo del 2014, prevede la messa in atto di regole severe e maggiori controlli in merito all’introduzione, la detenzione, l’allevamento e la coltivazione, il trasporto, il commercio, il rilascio nell’ambiente naturale di esemplari di fauna e flora che minacciano la biodiversità del paese ospite.

Il giacinto d’acqua (Eichhornia crassipes) è una pianta acquatica originaria dell’America meridionale. E’ una pianta infestante, che si diffonde molto rapidamente all’interno del corso d’acqua formando un tappeto vegetativo impenetrabile, rendendolo quindi inagibile per la pesca e per le imbarcazioni. Vista la bellezza dei fiori ne è stata proposta la coltivazione al solo scopo ornamentale, in quei luoghi circoscritti in cui è più facile controllarne la proliferazione.

Le specie segnalate delle quali è categoricamente vietata l’introduzione nel territorio italiano sono 49. Al momento purtroppo, per ben 33 di queste è già in atto la diffusione (come la nutria, la rana toro, l’eucalipto rosso o la tartaruga palustre americana).

Oltre al monitoraggio della riproduzione delle specie alloctone e alla loro detenzione da parte di privati (che potranno averne cura fino al termine naturale della loro vita), verrà presa in considerazione anche la loro eradicazione.

Al di là delle remore morali non possiamo non tenere conto delle problematiche da noi causate con lo stravolgimento di un equilibrio ambientale rodato nel tempo. Uno sconvolgimento come l’introduzione di una specie invasiva e straniera non può non portare a delle conseguenze che, nel mondo animale e vegetale, si traduce nella messa in atto di una legge ancestrale, la legge del più forte.

Ecosistemi fragili e delicati come per esempio quelli delle isole, su cui vivono numerose specie a rischio di estinzione, vengono facilmente messi a rischio dalla presenza di specie alloctone, spesso più forti o più aggressive. Per questo motivo sempre più scienziati propongono come unica soluzione l’eliminazione fisica degli individui alieni.

Le attività umane causano continui ed irreversibili danni all’ecosistema terrestre. Non possiamo fingere che non sia vero, nè possiamo non assumerci la responsabilità delle conseguenze che il nostro stile di vita scellerato ha sul mondo in cui viviamo. Sradicare dal proprio habitat una specie per reinserirla in un altro è un atto incosciente. Che abbia delle conseguenze o meno, non abbiamo il diritto di giocare con un equilibrio che stiamo già compromettendo in troppi modi.

 


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