“Associazione Studio Novecento” porta in scena il prossimo 17 e il 18 marzo, presso “Casa della Memoria”, Milano, “Gli Scavalcamontagne”, spettacolo teatrale, regia e produzione di Marco Maria Pernich. Una narrazione sulla storia d’Italia, che ripercorre gli eventi storici più salienti, dalla proclamazione del Regno d’Italia al 2011, analizzati dalla prospettiva di una “compagnia di giro”. Lo spettacolo nasce come progetto celebrativo in onore dei centocinquant’anni dall’unità.
Il 17 marzo 1861 nasce l’Italia. Da più di un secolo e mezzo il popolo italiano festeggia l’anniversario del glorioso esito della lotta risorgimentale, l’unificazione di un territorio, da sempre, frammentato. L’evento storico, nonostante frequentemente riecheggiato nel canone scolastico, è sin troppo lontano da noi contemporanei per far sì che sia autenticamente rivissuto, che l’anniversario sia effettivamente una ricorrenza attesa e percepita intimamente da ogni individuo. “Gli Scavalcamontagne”, in qualità di spettacolo (narrazione) teatrale, presentificano l’evento storico, lo rendono vivo, tutte le volte, sul palcoscenico. Merito dell’immediatezza del teatro è, infatti, una comunicazione diretta e forte con il pubblico, tale da rendere lo spettatore protagonista della scena, coinvolto emotivamente in prima persona.
Colui che vi parla non è un attore perché questo non è uno spettacolo ma un racconto. Sono qui arbitrariamente chiamato a raccontare una storia insieme troppo facile e troppo difficile.
Facile per i pochi lettori di storia e gli ancor meno lettori di poesia.
Difficile per gli spettatori di una città e di un paese in un pessimo momento della sua storia
“Gli Scavalcamontagne” è una lunga narrazione. I due attori in scena, accompagnati da musica dl vivo, ripercorrono la storia d’Italia da una prospettiva insolita: quella di una “compagnia di giro” (da qui il titolo “Scavalcamontagne”). Ne deriva la nascita di un’interrelazione tra i due filoni narrativi: il rapporto tra il piccolo mondo, privato, della compagnia e l’infinita realtà, pubblica, della società in evoluzione. La compagnia di attori rappresenta uno specchio del susseguirsi degli eventi storici: la scelta regista non è quella di un semplice, asettico, racconto storico, ma di un’analisi più sottile, intima di una storia che tocca tutti gli italiani, un popolo intero, esemplificato dagli attori. La vicenda è, infatti, piena di passione, sentimento ed energia vitale.
Il rapporto con il pubblico è costante: molto spesso è lo stesso narratore a rivolgere l’attenzione agli ascoltatori, affidando ad essi decisioni riguardo allo sviluppo narrativo. Il coinvolgimento totale del pubblico incrementa l’immedesimazione, lo rende organo attivo nella costruzione dei diversi spazi e tempi.
Sarebbe minimizzante, in definitiva, parlare de “Gli Scavalcamontagne” come uno spettacolo narrante, unicamente, la storia dell’Italia unita; è più opportuno, invece, descriverlo come una narrazione composita, un racconto di storia del teatro, delle relazioni sociali e famigliari, della musica, dei costumi e delle tradizioni del popolo italiano, dal 1861 ai giorni nostri. Il teatro, ancora una volta, diventa veicolo d’informazione: per il popolo disinformato, intermediario di un messaggio inconsueto, altrimenti complesso da assimilare, per tutti gli altri, una lente d’ingrandimento su eventi marginali, su coloro che, nell’ombra, la storia l’hanno vissuta in prima persona.