Austera, perfezionista, intransigente verso sé stessa e gli altri, spregiudicata, dispotica, raffinata, coraggiosa e bellissima, questo e tanto altro fu Palma Bucarelli, prima donna a divenire direttrice di un museo pubblico italiano, la Galleria nazionale d’arte moderna a Roma, di cui fu direttrice dal 1942 al 1975.
È un personaggio affascinante che ispira al contempo rispetto, invidia, ma anche un po’ di antipatia per quella non celata sicurezza in sé stessa che ancora oggi trapela dalle vecchie foto in bianco e nero.
Ma d’altronde bisogna considerare che Palma è stata una donna che ha dovuto affermarsi e farsi valere in un mondo dominato da uomini; che ha dovuto fronteggiare critiche molto aspre rivolte alla sua persona, alle sue decisioni di vita e alle sue scelte artistiche.
Per molti aspetti la si potrebbe paragonare ad un’altra controversa figura femminile del panorama culturale italiano della seconda metà del novecento, ovvero Oriana Fallaci, che come la Bucarelli dovette lavorare duro per affermarsi in un mondo lavorativo maschiocentrico.
Entrambe seppero usare la loro bellezza come un’arma ed entrambe scelsero, per certi versi, una vita scomoda, ovvero una vita sempre controcorrente. Sposarono la loro professione, una decisione che gli costò non poche critiche in una società italiana, fortemente cattolica, che ancora vedeva la donna rilegata al focolare domestico. Due donne libere, sia intellettualmente che in amore. Vissero una vita in prima linea, una nel mondo del giornalismo e l’altra in quello dell’arte contemporanea.
Palma aveva il gusto per la trasgressione: trasgredì dal ruolo di donna, comunemente inteso negli anni quaranta, scegliendo il lavoro al posto della famiglia. Trasgredì quando si rifiutò di andare alla riunione dei sovraintendenti indetta dal duce, rifiutando di indossare il distintivo fascista. Trasgredì quando scelse di esporre, nel 1953, Picasso, il pittore comunista. Trasgredì quando espose uno dei sacchi di Alberto Burri e, qualche anno dopo, la Merda d’artista di Piero Manzoni (per la quale fu querelata). Quando scelse l’Astrattismo invece che il Realismo. Quando acquistò dipinti di artisti stranieri invece che italiani. Palma fu una donna fermamente convinta delle sue scelte e sempre pronta a difenderle. Ed è probabilmente questa inscalfibile sicurezza in sé stessa, e la sua ferrea disciplina, che le hanno permesso di tagliare tanti traguardi, sempre in testa.
Come direttrice è stata un grande esempio per il modo “militante” con cui ha condotto la galleria, facendone ovvero non un semplice contenitore di quadri, ma un’istituzione viva, ricettiva verso le nuove tendenze e aperta alla sperimentazione. Un museo che assume una funzione intellettuale vitale a servizio della società e del paese.
Ma non si può infine dimenticare il suo esempio come donna e come persona. Palma ci ha insegnato che trasgredire nella vita è talvolta necessario, ed anzi benefico: per problematizzare senza accettare in modo acritico, per innovare, per progredire e, non in ultimo, per affermare i propri diritti e le proprie idee.
FONTI
Rachele Ferrario: Regina di quadri. Vita e passioni di Palma Bucarelli, Mondadori, Milano 2010
Mariastella Margozzi (a cura di): Palma Bucarelli. Il museo come avanguardia, Electa, Milano 2009
Palma Bucarelli – La Signora dell’Arte: https://www.youtube.com/watch?v=qnd9wqysexs