Fin dall’inizio del 2017 la situazione ambientale ha generato notizie all’ordine del giorno: paesi da ogni parte del mondo hanno dovuto fronteggiare eventi climatici estremi che hanno influenzato, nella maggior parte dei casi negativamente, la vita di milioni di persone. La vera domanda che sorge è: i cambiamenti climatici esistono per davvero?
Secondo alcuni, la risposta è no – verrebbe da chiedersi in quale eremo, metaforico o non, abbiano vissuto recentemente. O, meglio, la risposta sarebbe “Forse, ma sarà stato sempre così dall’alba dei tempi e sicuramente l’attività umana non ne ha nulla a che fare”. Purtroppo la verità è ben diversa: sì, i cambiamenti climatici esistono, così come esiste il riscaldamento globale, e l’uomo ne è in parte causa attiva. Numerosi sono i dati che ne dimostrano l’evidenza: per citare un esempio, la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) ha determinato che dal 1880 la temperatura media globale degli oceani è aumentata di circa 14°C.
Ciò implica numerose conseguenze, non solo lo scioglimento dei ghiacciai e di conseguenza l’innalzamento del livello dell’acqua e la distruzione di specifici habitat, ma anche l’aumento di evaporazione delle acque, e dunque un livello di umidità maggiore nell’atmosfera, a sua volta causa di eventi estremi. Quest’ultimo è il motivo fondamentale per cui le stagioni degli uragani degli ultimi anni sono state eccezionali e devastanti, tanto da parlare delle tempeste che hanno colpito la costa del Golfo degli USA di “alluvioni che si verificano una volta ogni 500 anni” – con l’unica differenza che ce ne sono state più di tre in tre anni. Il riscaldamento globale, infatti, fomenta la forza e l’intensità degli uragani – che nel sistema climatico bilanciano il calore terrestre – aumentandone la potenza e la velocità del vento, tanto che l’Uragano Patricia del 2015 ha raggiunto le 215 miglia orarie.
Il riscaldamento globale ed un incremento inaspettato delle temperature si sono fatti notare anche in Australia, dove un’incredibile ondata di calore a fine 2017 ha fatto alzare i termometri fino a toccare i 47.8°C,un record che l’area di Sydney non vedeva dal 1939. I danni più ingenti causati sono stati a livello della viabilità, in quanto il calore ha portato l’asfalto a sciogliersi come se fosse semplice cioccolato, e faunistico, poiché temperature così elevate hanno generato il decesso di migliaia di esemplari di pipistrello, il cui cervello è stato letteralmente fritto dal caldo.
Ci sono stati anche casi totalmente opposti: la West Coast, la celebre costa orientale degli USA, è diventata una scultura di ghiaccio – persino le cascate del Niagara si sono congelate – e le temperature sono state dai 15 ai 25 gradi più basse della media; in Nebraska si sono toccati i -25°C, un record che non si verificava dal 1884, mentre nel nord del Montana si è arrivati persino a -50°C. Numerosi sono stati i decessi a causa delle temperature gelide e disagi sono stati presenti in ogni ambito, da quello della viabilità con la chiusura di aeroporti al lavoro alla vita privata dei singoli. Un altro esempio di cambiamento climatico estremo e improvviso, tuttavia più affascinante, riguarda la neve caduta nel deserto del Sahara, evento che si è manifestato per la terza volta in quasi 40 anni.