Quest’estate l’immancabile querelle estiva con al centro il mondo della scuola è stata suscitata dalla decisione del portiere del Milan Gigio Donnarumma di non presentarsi all’esame di Maturità. All’indomani delle estenuanti trattative per il rinnovo del contratto il portiere del Milan infatti avrebbe dovuto sostenere l’esame di Maturità presso l’Istituto paritario Leonardo Da Vinci di Vigevano, ma alla fine ha preferito una ben più rilassante vacanza ad Ibiza. Subito i professori della sua commissione d’esame hanno riversato sui giornali tutto il loro sconcerto per un gesto che trasuderebbe un preoccupante disprezzo per la scuola e per i suoi compagni:
La sua decisione di non presentarsi agli Esami di Stato ha indispettito i professori che lo attendevano a varco: «Un comportamento che rappresenta una grave mancanza di rispetto per la scuola, per la Commissione e per gli studenti delle classi coinvolte», ha commentato Elda Frojo, presidente della Commissione d’esame. «Il signor Donnarumma – ha detto l’insegnante, preside all’istituto professionale Pollini di Mortara – ha chiesto di sostenere le prove suppletive. Nel caso del signor Donnarumma si è ritenuto che la partecipazione ai Campionati Europei Under 21 giustificasse la richiesta. Faccio presente – ha sottolineato la presidente della Commissione – che oltre al signore Donnarumma ci sono 57 candidati che stanno affrontando l’esame, alcuni dei quali hanno problemi familiari gravi. Eppure sono venuti ad affrontare le loro prove».
Leggendo queste e altre simili dichiarazioni viene naturale chiedersi: di fronte a un caso così nazional-popolare come ha comunicato il mondo della scuola? La prima cosa che salta all’occhio è l’ostentato uso del termine “signore” da parte dei professori. Una necessità dal momento che Donnarumma non è né dottore né professore? Probabile, ma di certo non è il massimo a livello comunicativo: mettere in mostra i titoli di studio non è sicuramente tra le maggiori preoccupazioni dei mass media (e giustamente tra l’altro). Una soluzione molto più naturale, e comunicativamente più efficace c’era: chiamarlo semplicemente Donnarumma, ma in un mondo come quello della scuola, la cui comunicazione è così intrisa di cerimoniosità formalistico-burocratica, è più connaturato un linguaggio protocollare, che può andar bene per un ufficio amministrativo ma di certo non per un caso mass-mediatico di queste dimensioni. Altra cosa poi che, a ben vedere, suona un po’ stereotipata è la classica immagine dei ragazzi in difficoltà che si impegnano nonostante le mille difficoltà familiari, mentre i figli di papà disprezzano la scuola: un topos d’obbligo in qualsiasi narrazione del mondo scolastico. Una comunicazione e narrazione mediatica così stereotipata e burocratica però dà un tono moralista che rischia di rendere supponenti le ragioni della scuola perfino in un caso facile e lineare come questo, in cui è praticamente evidente il ruolo di villain per il miliardario che si fa beffe della scuola.
Intanto, mentre i giornali si riempivano di dichiarazioni così poco efficaci comunicativamente, non poteva mancare, vista l’estrema popolarità del caso, un intervento diretto del ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, che ha colto la ghiotta occasione di raggiungere il pubblico nazional-popolare per eccellenza, scrivendo su La Gazzetta dello Sport una lettera a Donnarumma. La scelta le avrà sicuramente permesso di raggiungere un pubblico solitamente poco o nulla interessato alle beghe scolastico-ministeriali ma non le ha risparmiato la facile ironia del Web, che ovviamente ha accolto tra le risate questa uscita improvvida, visto il background scolastico della ministra, che non solo non si è mai laureata ma non ha nemmeno mai fatto la Maturità.
Disse la millantatrice di titoli di studio inesistenti…
Donnarumma il mio consiglio è di fare la maturità se no diventi una Valeria Fedeli qualunque
FANTASTICA, glielo dice una che non sa neanche che cosa sia la maturità, e che FORSE, ha frequentato fino alla III commerciale
La lettera del ministro dell’istruzione Valeria Fedeli a Gigio Donnarumma: “Non mollare, fa la maturità” scritta da una che senza maturità e laurea è diventata prima senatrice e poi ministro”
ahahahahahhhH una con la terza media che fa il ministro dell’istruzione che invita a prendere il diploma un ragazzino milionario… Praticamente uno spot all’abbandono scolastico
Fatela insieme!
Gigio lascia perde, non da’ retta, più sei ‘gnorante e più c’hai possibilità de diventà ministro.
Non potevano poi non saltare sul carro della notizia anche i siti specializzati, riempitisi per l’occasione di lettere e riflessioni pensose sull’importanza di dare l’esempio e sul rispetto da avere nei confronti dei professori, lettere magari scritte da quegli stessi che su quei siti non si fanno problemi a mancare a loro volta di rispetto verso i propri colleghi quando suggeriscono i mille modi con cui aggirare requisiti di legge, concorsi, abilitazioni, graduatorie e quant’altro. In pieno stile italico l’esempio ovviamente sono sempre gli altri a doverlo dare. Ancora una volta è stata persa l’occasione per avviare quella sempre più urgente riflessione sul senso di una scuola ormai incapace perfino di comunicare.