È tempo di votare! Non sentiamo parlare d’altro che delle imminenti elezioni politiche, evento di grande rilievo, non solo perché ancora una volta siamo chiamati a decidere le sorti del nostro Paese, ma anche per l’impatto mediatico conseguente.
Tutto ruota intorno ai candidati premier, i loro volti appaiono nei più noti programmi televisivi, sui social, negli spot, nelle piazze cittadine. Siamo “tartassati” dai loro programmi elettorali, dagli attacchi agli avversari, dalle promesse, insomma: li sogniamo anche durante la notte.
Nonostante gli innumerevoli tentativi di conquistare l’approvazione popolare, inevitabilmente i politici sono entrati nel mirino delle parodie e della cinica satira da social, cosa che, d’altronde, avviene già da tempi immemori seppur con mezzi diversi.
Il cinema è stato senz’altro un – se non il più prolifico – catalizzatore nell’ attacco al sistema, con alti prodotti filmici in America, e altrettante parodie di valore nella Penisola italica.
Partiamo dalle prime prove con “Don Camillo e l’onorevole Peppone” commedia del 1955 che ridicolizza la propaganda elettorale all’italiana, fatta per di più da un sacerdote, figura spirituale, che la buona norma vuole fuori dalle dinamiche politiche.
Qualche anno più tardi, nel 1963, esce nelle sale italiane “I mostri”, capolavoro di Dino Risi. In una delle tante storie rappresentate Ugo Tognazzi, nei panni di un padre premuroso, tenta di spiegare al figlio come funzionano le elezioni politiche: nel farlo, emerge la rassegnazione mista alla rabbia per la situazione del governo italiano dove il Parlamento si è trasformato in “Pappamento”.
Non a caso allo stesso anno risale il film, che più è rimasto nell’immaginario collettivo, emblema della satira politica e sempre pronto a riemergere durante le campagne elettorali nostrane: parliamo de “Gli onorevoli” di Sergio Corbucci, dove compare quel genio di Totò nei panni del celebre Antonio La Trippa.
Nel film vengono ridicolizzate tutte le fazioni politiche del tempo, rappresentate da candidati comici e allo stesso tempo tristi a causa dei loro destini fallimentari.
La fama e l’apprezzamento ottenuti dal film devono molto ad interpreti come Totò, Franca Valeri e Walter Chiari, ma c’è anche un altro motivo che scavalca l’abilità degli interpreti: il film è uno specchio nitido del sistema italiano, passato e presente, aspetto che fa riflettere sull’immutabilità della nostra società, senza dubbio una triste copia di sé stessa.