Il giornalismo italiano può vantarsi di molti nomi importanti. Uno in particolare è quello che si vuole trattare in questo articolo: Oriana Fallaci. Non solo una giornalista estremamente capace e intraprendente, ma anche la prima donna italiana presente al fronte come “inviata speciale”. I suoi esordi giornalistici nascono durante la sua frequentazione del corso di laurea in Lettere, su incoraggiamento di suo zio, anch’egli giornalista, Bruno Fallaci. Nel corso della sua carriera, la Fallaci si è rifiutata di scrivere cose in cui non credeva, come l’articolo contro Palmiro Togliatti, nonostante questo significasse il licenziamento dal “Mattino dell’Italia centrale“, il primo giornale in cui lavorò. Il suo temperamento indomito le causò non pochi problemi, ma contemporaneamente la rese una figura di spicco. Lontana anni luce dal “politically correct”, la Fallaci non mancava mai di dire la sua, anche se questo attirava le antipatie dell’opinione pubblica.
È curioso come una donna dal carattere così forte, e così appassionata nel difendere le sue idee, abbia scritto un libro in cui denuncia con dolore l’impossibilità di ogni donna di essere felice: “Il sesso inutile” è il suo secondo romanzo, edito da Rizzoli nel 1961, e si concentra sulla figura della donna, dal Pakistan a New York. Nato da un reportage giornalistico (come gran parte dei suoi libri) sulla condizione femminile nel mondo, commissionatole dall'”Europeo” nel ’60, questo parte da alcune questioni semplici che la Fallaci si pone: quale donna è più felice? In quale Paese? Perché? La risposta che la giornalista si dà è piuttosto pessimista: ogni donna è destinata all’infelicità.
“I problemi fondamentali delle donne nascono anche e soprattutto da questo: il fatto d’essere donne.”
C’è da considerare il fatto che il reportage risale ai primi anni ’60, quindi prima del ’68 e dell’emancipazione femminile. Eppure in certi Paesi nel mondo la donna è ancora considerata una semplice appendice dell’uomo, un oggetto di scambio, una merce. E questo non riguarda solo l’Oriente, dato che la mercificazione del corpo femminile è innanzitutto prerogativa occidentale. Basti pensare allo scandalo di Hollywood: adesso, nel 2018, una donna può denunciare uno stupro, ma non è ancora ritenuta una vittima. Ogni donna deve impegnarsi il triplo di un uomo per dimostrare di essere competente, per avere pari diritti, per non essere confinata negli stereotipi. Ma la stessa Fallaci fu una dimostrazione vivente che con tenacia e determinazione, se si è dotati di talento e ci si impegna, prima o poi questo viene riconosciuto: ai suoi tempi il mestiere di giornalista era prettamente maschile, eppure i più importanti incarichi venivano affidati a lei. Tuttavia, questo suo essere sempre vera, il suo dire ciò che pensava e affermarlo con decisione, l’ha portata a scrivere anche testi introspettivi, come “Lettera a un bambino mai nato” in cui lamenta la mancata maternità, e “Un uomo” in cui racconta di Panagulis, il suo grande amore.
In questi testi si scopre il suo lato tutto umano e di donna, che sebbene si sia realizzata a livello professionale, a livello personale ha subito numerose perdite. Lo stile della Fallaci dunque coinvolge il lettore: con molto coraggio mette alla mercé di tutti i propri sentimenti, le proprie idee, la propria interiorità, spesso drammatica.
“Forse le donne sono fisicamente più deboli ma moralmente hanno una forza cento volte più grande.”
Ad ogni modo, il suo amore per la libertà e la rivoluzione, la sua passione per gli ideali occidentali di democrazia e la sua fede nei diritti umani, l’hanno portata negli ultimi anni della sua vita, a scrivere centinaia di migliaia di righe contro l’Islam e contro la religione musulmana in quanto tale. Il fervore con cui attaccò lo stato islamico, dichiarando in un’intervista che avrebbe fatto saltare una moschea con l’aiuto dei suoi amici anarchici, le costò gli appellativi di “guerrafondaia“, “razzista“, e “xenofoba“. Nell’Islam, la Fallaci individua “il Nemico” dell’Occidente, e nei suoi libri “La Rabbia e l’Orgoglio“, “La Forza della Ragione” e “Oriana Fallaci intervista sé stessa“, non ci va certo leggera.
“Io sono atea, grazie a Dio. Irrimediabilmente atea. E non ho alcuna intenzione d’esser punita per questo da quei barbari che invece di lavorare e contribuire al miglioramento dell’umanità stanno sempre col sedere all’aria cioè a pregare cinque volte al giorno.”
Eppure dopo la nascita dell’Isis, i numerosi attentati in tutta Europa e i vari episodi di violenza, gli stessi che l’attaccavano si sono chiesti se non avesse ragione lei, se fosse giusto rispettare una cultura che non rispetta le altre, e via dicendo. Certo, alla Fallaci la sua idea anti-islamica costò non pochi problemi, come l’accusa di vilipendio all’Islam in Italia, la richiesta di estradizione dalla Francia e le critiche o il silenzio, nel migliore dei casi, di vari giornali. Quello che possiamo dire oggi è che, nonostante tutto, resta un esempio di donna forte e giornalista eccezionale, e un’icona di quel mondo fatto di ideali che oggi sembra scomparso.
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Fonti:
“Il sesso inutile, viaggio intorno alla donna“, Oriana Fallaci, Rizzoli, 21 settembre 2009.
“La rabbia e l’orgoglio“, Oriana Fallaci, Rizzoli, 2004.
di Andrea Piazza Dopo l’estenuante attesa del bagaglio, peraltro minuscolo al confronto di tutti gli altri, mi trascino stancamente verso l’uscita. Cerco […]