Carnevale, la festività più antica ma anche la più ambigua, è appena trascorso. La sua lunga tradizione non fa rima con codificazione, le sue manifestazioni cambiano a seconda dei Paesi e delle culture.
L’unica costante è il travestimento, stratagemma che spesso consente atteggiamenti disinibiti e fuori dal comune, facendo sì che a Carnevale tutto possa succedere.
A parlarci degli eccessi carnevaleschi è Kubrick con Eyes wide shut , ultima grande prova autoriale uscita nel 1999.
Come tutti i suoi prodotti artistici anche la pellicola in questione ha generato confusione ed interpretazioni erronee, tanto che per essere apprezzata sono stati necessari diversi anni.
Il film è ispirato al celebre romanzo di Schnitzler, Doppio sogno, il cui emblematico titolo (nella traduzione italiana) rimanda all’esperienza onirica di Albertine, motore scatenante della vicenda turpe di cui è protagonista suo marito, il dottor Fridolin.
Alle vicende di eros e thanatos fa da sfondo il periodo di Carnevale, cornice scelta dall’autore per giustificare le sfrenatezze cui si abbandona il protagonista, fuggendo dalla piatta routine quotidiana.
Tutto ciò è riletto da Kubrick in chiave dissacratoria, il Carnevale è sostituito dal Natale, momento dedicato alla famiglia e agli affetti che vengono abbandonati in favore della compagnia di personaggi senza volto ed identità, con l’obiettivo di mostrare fin dove può spingersi l’istinto animale dell’uomo.
Il gioco delle opposizioni attuato dal regista è molto profondo: fa leva anche sui contrasti dei colori per indicare il passaggio da un momento all’altro, delle inquadrature per mostrare i rapporti tra i personaggi, delle ambientazioni lussuose in cui si verificano orge come se fossero riti sacri e meccanici, della musica classica con quella elettronica.
Tutto sembra essere pensato per sottolineare l’ambiguità dell’uomo e il suo costante rapporto dialettico con un’esistenza regolata da norme sociali a cui troppe volte si adatta con difficoltà.
La fama della complessità autoriale di Kubrick continua ad essere confermata fin alla sua ultima prova, e celebrarlo in questo periodo dell’anno sembra essere l’omaggio più adatto al genio del cinema post moderno.
FONTI