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Quando la vita è segnata dal dramma dell’antisemitismo, della guerra, della fuga dai nazisti, dall’incertezza della condizione dei propri cari –vivi o morti? Ancora in Germania o nei campi dell’Est?–, un ‘non fa niente’ può significare molto. Così anche di fronte all’infertilità, alla solitudine, alla malattia. O alle dicerie del paese, all’alcolismo del proprio padre. Il ‘non fa niente’ che dà il titolo al romanzo di Margherita Oggero è una presa di consapevolezza; la consapevolezza che la situazione che si sta attraversando non si può cambiare, che ce ne si può solamente fare una ragione. Per poter andare avanti, mettere a frutto le proprie risorse, e magari ricavare qualcosa di buono da quella situazione insostenibile.
È quello che fanno le protagoniste del romanzo, Esther e Rosanna; perché Non fa niente è una storia di donne, che si stringono forte alla loro amicizia, e insieme superano le difficoltà della quotidianità e della famiglia, gli amori infelici, la delusione. E si stringono a quel mantra. Nicevo: il ‘non fa niente’ dell’antenata russa di Esther, tramandato di generazione in generazione come un tesoro, e arrivato fino a lei e a Rosanna.
È da un ‘nicevo’ che Esther trova la forza di andare a cercare il padre in Germania in periodo di guerra e deportazioni, quella di abbandonare le ricerche quando si rende conto che non la porteranno da nessuna parte, quella di dimenticare la delusione di un amore che la fugge perché ebrea e di conoscere un altro uomo, un italiano, un ingegnere, che diventerà suo marito e la porterà lontana dal suo paese natale. È sempre da un ‘nicevo’ che nasce l’idea di Esther di chiedere a Rosanna, domestica in casa sua, di generare suo figlio insieme a suo marito. Rosanna, che solo domestica non è, è confidente, allieva nella scuola della vita, accetta, e anche il suo assenso ha origine da un ‘nicevo’ di fronte alle comari di paese che bisbigliano e diffondono la voce: non più vergine a soli quindici anni.
Non fa niente è l’ultimo romanzo di Margherita Oggero, edito da Einaudi, con cui l’autrice regala al pubblico una splendida vicenda di donne in costruzione: in costruzione di se stesse, della propria vita e anche della vita di qualcun altro. Il presente si alterna con il passato, l’io alla terza persona, in un continuo gioco di rimandi temporali e focalizzazioni multiple che costruiscono un quadro completo della storia raccontata dalla Oggero. In questo modo il lettore può entrare in contatto con i sentimenti e le motivazioni di Esther, cui la natura impedisce di essere madre, e Rosanna, che invece gliene dà la possibilità, creando una possibilità anche per se stessa.
Un romanzo breve e intenso, capace di avvicinare il lettore con delicatezza a tematiche difficili da raccontare. Una storia che trascina, che si sente e non si dimentica.
Non fa niente, Margherita Oggero, Einaudi, 2017.