Da sempre considerato come il corpo di ballo per eccellenza, il balletto russo e gli artisti del Bolshoi hanno da sempre unito una tecnica perfetta alla grazia assoluta dei movimenti, accompagnando le coreografie con splendidi costumi ed effetti scenografici.
Nota quasi stonata nel panorama del ballet russe è la celebre Sagra della Primavera di Igor Stravinskij, debuttata a Parigi nel 1913, un’opera controversa e al tempo censurata, che raffigura una Russia ancestrale, nei primordi di una ritualità quasi demoniaca ancora legata alla pratica del sacrificio. Così come la musica e le movenze si discostano dagli standard classici del balletto, così anche i costumi prendono le distanze dalle linee femminili e aggraziate del tutù, per adottare invece uno stile campestre, primitivo ma tipicamente russo.
Fra i più celebri artisti impegnatesi nella realizzazione di tali costumi, spicca Nikolai Roerich, maestro dell’avanguardia simbolista russa, che dà vita non solo a oggetti teatrali, ma anche e soprattutto ad una nuova consapevolezza storico – sociale del popolo russo, della sua storia e della sua quotidianità. La ricostruzione etnografica perpetrata da Roerich, sotto l’occhio attento di Stravinskij, affonda le sue radici nella tradizione del vestiario Siberiano: gli abiti sono semplici, comodi, di panno spesso, con decorazioni ricamate sulle ampie gonne raffiguranti motivi tipici dell’arte russa (come la ripetizione di linee colorate e fiori stilizzati). La Siberia è il luogo prescelto per l’indagine poiché costituisce, oggi come in passato, un territorio ancora legato alla tradizione contadina e ad un paganesimo naturale, dove gli agricoltori venerano il passaggio delle stagioni, i loro frutti e temono le loro intemperie.
La morbidezza degli abiti fu una novità sconcertante nel panorama teatrale dell’epoca, dove le ballerine sfoggiavano corsetti luminosi e stretti e gonne che lasciavano vedere i movimenti delle gambe. L’obiettivo di Roerich e Stravinskij era però del tutto diverso. Essi non avevano il minimo interesse nel mostrare la danza, di per sé poco sinuosa e al contrario molto rude, ma volevano pienamente rendere l’idea di una parentesi spazio – temporale, trasportando lo spettatore nel passato più primitivo della nazione.
Infine, le ballerine portavano lunghe trecce su ambo i lati del viso, con la fronte incorniciata da fasce variopinte, mentre le scarpe riprendevano la tipica forma delle calzature contadine, seppur adattate alla danza con l’aggiunta di lacci a caviglie e polpacci per evitarne la perdita durante lo spettacolo.
Oggi considerata come una delle opere più innovative e geniali del panorama musicale mondiale, La Sagra della Primavera costituisce una rottura col canone classico di grazia e bellezza, rovesciando il principio stesso di arte, che da mero oggetto di contemplazione diventa mezzo di educazione. Così come la musica di Stravinskij, i costumi di Roerich sono un inno all’avanguardia e al futuro, ad una nuova forma di libertà che l’uomo conobbe solo nella preistoria, dove la vita si lega alla natura, l’estetica lascia il posto alla praticità, e il culto della tradizione diventa la più grande delle innovazioni.