I fiori di loto sbocciano floridi attorno alla Peace Bell del Peace Memorial Park di Hiroshima, il parco costruito “nella speranza di creare eterna pace per l’umanità”, sito nell’area di Nakajima. Se guardando una foto pare familiare ai vostri occhi, non preoccupatevi, state pensando bene: è uno dei luoghi diventato simbolo della distruzione generata dalla bomba atomica “Little Boy”, sganciata il 6 Agosto 1945 alle 8.16 del mattino. Little Boy è stata la prima bomba nucleare ad essere usata in tempo di guerra. Il totale dei decessi nell’immediato ammonta a circa 80.000 persone, per tre quarti civili.
Il fiore di loto non è stata una scelta casuale, poiché questi fiori hanno una profonda importanza simbolica in Giappone. È frequente, nei templi, imbattersi in statue di Buddha seduto in meditazione in un loto. La devozione e l’ammirazione nei confronti di questi fiori si devono al modo in cui essi nascano dal fango e sfidino le masse d’acqua per raggiungere la superficie e la luce del sole, allo stesso modo in cui Buddha si innalza dalla sofferenza per raggiungere l’illuminazione spirituale. Al Peace Memorial Park di Hiroshima, il significato è ancora più profondo: simboleggiano come la città sia rinata dalle ceneri per un rinascimento vero e proprio.
Nel corso degli anni, infatti, Hiroshima e la sua popolazione hanno fatto numerosissimi progressi per non lasciarsi definire solo ed esclusivamente dal dramma della bomba atomica. Mentre gli oleandri e le canfore mettevano nuove radici – per diventare poi l’albero e il fiore simbolo della resilienza di Hiroshima – arrivavano aiuti da tutto il Giappone, e anche dall’estero. Un passo chiave è stata la creazione dell’Hiroshima Peace Memorial City Construction Law, il 6 Agosto 1949, una legge che riplasmava l’immagine di Hiroshima come emblema del tentativo per una pace sincera e duratura – un’ideale che tutt’ora forgia gli animi degli abitanti della città e che permane coloro che la visitano.
L’intera zona si estende sulle rive del fiume Motoyasu, che ora ospita, su una sponda, il Peace Memorial Museum, e dall’altra lo scheletro dell’Industrial Promotion Hall, ora noto come genbaku domu (“la cupola della bomba nucleare”). Ogni anno, più di un milione di persone la visitano, ed è stato inserito nella lista dei siti patrimoni UNESCO. La parola “pace”, ad Hiroshima, è dietro ogni angolo, in ogni via, su ogni muro: c’è anche il Gate of Peace, un insieme di archi alto nove metri con la parola “pace” iscritta in 49 lingue. Vengono anche promosse esibizioni, mostre d’arte, progetti educativi e formativi per tutte le età: Hiroshima sta cercando di rendere l’immagine della sua ricostruzione molto più potente e duratura rispetto all’immagine della distruzione che la stava etichettando.