Negli Stati Uniti i negozi Blockbuster non sono che un ricordo lontano, memoria di un passato in cui le persone dovevano muoversi fisicamente per noleggiare un film, invece che restare comodamente seduti in casa, come avviene al giorno d’oggi.
In tutti gli Stati Uniti eccetto che in Alaska. È qui infatti che l’insegna gialla e blu ancora si accende per gli ultimi negozi ancora attivi. Risale ormai al 2013 il fallimento della più grande catena di videonoleggio, sbaragliata da streaming, Netflix e dal fenomeno della pirateria. La società venne fondata nel 1985 giungendo nel giro di pochi anni ad una diffusione capillare sia all’interno del paese che fuori dei confini americani. Solo negli Stati Uniti, vennero aperte 9000 attività, con un fatturato di 6 miliardi di dollari annui. Nel 1989 apriva un Blockbuster ogni 17 ore. Cifre da capogiro insomma. L‘idea di base era semplice ma efficace. La catena offriva al pubblico una vasta scelta di film sia vecchi che nuovi da prendere a noleggio per poche sere, accompagnandone magari la visione con popcorn e caramelle, immancabili prodotti in vendita all’interno dei negozi. Una sorta di “cinema a portar via”.
Quanti di noi non hanno girato almeno una volta tra gli scaffali colmi di cassette prima e dvd poi, curiosando magari in cerca di un vecchio film, lasciandosi poi sedurre da caramelle e popcorn tatticamente in vendita in prossimità delle casse? Sono ricordi comuni eppure lontani dal nostro stile di vita attuale. Ma la parabola era destinata come sempre a calare. Con l’arrivo di realtà come la tv on demand, i siti di streaming e il download e futuri colossi come Netflix, oltre che la sempre maggiore diffusioni dei computer nella case cittadine, i negozi Blockbuster videro sempre meno persone entrare per cercare prodotti facilmente raggiungibili anche da casa. Dopo un iniziale tentativo di adeguarsi ai cambiamenti della tecnologia e dei costumi, l’azienda si vide costretta a prendere atto di essere ormai fuori dal tempo. Nel bene o nel male, la sua offerta non rispondeva più alle esigenze della società e non era possibile convertire una formula tanto caratteristica in altro modo.
Fu così’ che nel 2013 si videro costretti a dichiarare bancarotta e chiudere quasi ovunque i propri negozi.
Ovunque appunto, tranne che in Alaska. Qui, complice l’alto costo di internet e le condizioni atmosferiche del Paese, i negozi Blockbuster hanno trovato il modo di resistere. In un paese dove le temperature possono scendere di 50 gradi al di sotto dello zero e dove il rischio di rimanere isolati per lunghi periodi è decisamente alto, i negozi di noleggio si pongono come strumento per rimanere al passo con film e serie tv e come punto di ritrovo per i cittadini.
Secondo quanto affermato dal proprietario di otto degli ultimi punti vendita sopravvissuti (di cui uno in Texas), Alan Payne, in un’intervista per il Washington Post
“Molti di loro sono ancora piuttosto attivi. Se entrassi un venerdì sera, saresti scioccato dal numero di persone che troveresti.”
La longevità del servizio fa leva sul piacere delle persone di trovarsi davanti ad un oggetto fisico. La soddisfazione di trovare un vecchio film tra gli scaffali, di toccare con mano le confezioni e cercare tra le trame dei film a disposizione quello che maggiormente invoglia alla visione, è molto più appagante dello scegliere un film sfogliando un una libreria virtuale.
“I clienti vogliono entrare qui e sentirsi speciali. Amano il servizio clienti e amano l’interazione”
ha spiegato Kevin Daymude, responsabile di uno dei punti vendita.
È molto probabile che questi ultimi superstiti non dureranno ancora a lungo e saranno costretti a cedere definitivamente all’avanzare della tecnologia. Ma finché ciò non dovesse accadere, i negozi Blockbuster continueranno ad accogliere tutti i nostalgici di passaggio.