Teatro per tutti: stasera ci si veste così

La fenomenologia del dress-code da teatro rientra in quella branca di temi che creano un connubio non indifferente tra un mondo dell’arte estremamente sperimentale e un universo-moda in grado di correre di pari passo con i tempi, sfruttando un panorama visuale dai molteplici aspetti. No, l’autore di questo articolo non ha ingoiato un dizionario di italiano e non ha nemmeno guardato in loop TV-Parlamento, durante la scrittura di questo brano. Ha semplicemente utilizzato uno strumento, più o meno diffuso nel mondo contemporaneo, e per di più alla portata di tutti: l’osservazione. Ed è proprio questo il cardine intorno al quale ruota il più lampante esempio di occasione sociale che porta l’uomo a vedere, osservare e giudicare: il teatro.

Ebbene, l’ambiente teatrale è sempre stato materia di convivialità, con i suoi lati positivi e negativi. E con un dress-code che è rimasto immutato per oltre due secoli e mezzo, scartando, se non in rarissimi casi, ogni sintomo di novità che si parava davanti. Tuttavia la confusione una volta aperto l’armadio è lecita, ecco perché un piccolo prontuario potrebbe essere utile.

LEI: COSA MI METTO? È il momento di tirare fuori dalla naftalina l’abito da sera, quello che, una volta comprato, non si sa bene quando mettere. Ecco l’occasione giusta. L’abito corto va bene, in alternativa, purché non troppo corto. Le spalle possono essere coperte o scoperte -senza eccedere- in base alla stagione; d’inverno sarebbe l’ideale coprirle con uno scialle, una sciarpa larga o un coprispalle in formato blazer. Sobrietà è la parola d’ordine, in modo da instaurare una comunicazione vincente a partire dal proprio abbigliamento. Il colore dell’abito, a questo proposito, dev’essere obbligatoriamente scuro, ma non necessariamente nero: blu scuro, verde scuro, ma assolutamente non viola (la scaramanzia negli ambienti teatrali la fa da padrona). I gioielli sono ammessi, purché non siano troppo vistosi o pacchiani: non c’è nulla di peggio che abbinare l’eleganza con l’eccesso. I dettagli, per quanto minuti, sono i primi ad essere notati: sì alla coordinazione scarpe/pochette, no alle borse troppo vistose e ingombranti: la libertà nei movimenti è un altro elemento di eleganza. Cosa non mettere: scarpe dal tacco vertiginoso, abiti troppo succinti, trucco eccessivo su occhi e bocca. Cattivo gusto, sì, adatto ad assistere alla Turandot, no.

LUI: COSA MI METTO? L’abbigliamento maschile è molto più duttile e di facile abbinamento, il look più versatile e vicendevolmente intercambiabile. L’abito scuro, anche in questo caso, è obbligatorio, soprattutto se nella versione smoking. È necessaria la camicia, rigorosamente bianca, meglio se accompagnata da un paio di gemelli eleganti, ma non vistosi: al polso un orologio elegante e prezioso, ma non pacchiano. Da evitare assolutamente un segnatempo sportivo, anche se di alta gamma. E no anche a bracciali e anelli che non siano la fede nuziale. Il resto della composizione sarà in total black: papillon (o cravatta), fascia, calze e scarpe. Il fazzoletto da taschino potrebbe essere interessante, ma dipende dalle occasioni. Cosa non mettere: jeans, polo, magliette e sneakers. Il classico “ape” e uno spettacolo di opera classica alla Scala non sono la stessa cosa.

 

 

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