Il capolavoro del balletto classico Il lago dei cigni è un’esperienza irrinunciabile nella vita. Ogni dettaglio dello spettacolo, dalla scenografia al talento dei ballerini, sembra rapire lo sguardo del pubblico, catapultato in quello stato di entusiasmo romantico che solo il sublime è capace di innestare. Delle bellezze uniche di questo immortale balletto, l’attenzione non può ignorare il richiamo degli elaborati costumi di scena, in modo particolare l’appello dei candidi ed eleganti tutù.
Un po’ di storia
Il libretto di Vladimir Petrovic Begičev, direttore dei teatri imperiali di Mosca, si ispira all’antica fiaba tedesca Der geraubte Schleier (“Il velo rubato”) e narra del tragico amore tra il principe Sigfried e l’incantevole regina dei cigni, Odette, destinati entrambi a soccombere all’imminente fato e a trovare insieme sia la morte che la propria liberazione. Il balletto rappresenta forse il maggior successo del noto compositore russo Peter Ilyich Tchaikovsky, ma all’insaputa di molti è anche il primo fallimento della sua produzione: il pubblico del Teatro Bolshoi di Mosca non accoglie con particolare entusiasmo il primo allestimento, il libretto conoscerà una reale fama solo nel 1985, quando sarà affidato ai coreografi Marius Petipa e Lev Ivanov. Oggi Il lago dei cigni è uno dei balletti più applauditi al mondo, le interpretazioni e i riadattamenti sono numerosi. La English National Ballet (ENB) non sembra lasciarsi intimidire dalle grandi compagnie, quali il New York City Ballet o il balletto russo Mariinskij, offrendo al pubblico la visione di ben sessanta cigni-ballerini contro la tradizionale ventina. È proprio il reparto costumi della ENB, impegnata in un progetto che conta ben sessanta capi, a svelarci i dietro le quinte della produzione dei tutù del balletto Il lago dei cigni.
Il tutù: fatica, tempo e denaro
Il tutù è un abito di alta moda disegnato su misura per la figura della ballerina o del ballerino. Contro ogni preconcetto, il termine “tutù” non indica l’intero costume, ma il singolo volant – o gonna per intenderci – che prende forma da una rete della lunghezza di dieci metri. Le varie strisce della rete vengono sistemate in base alla loro rigidità: le più morbide si collocano vicino alle gambe, le più dure nel mezzo e un compromesso tra i due si dispone nella parte superiore. Il volant richiede un’operazione manuale che consiste nel legare tutte le sue componenti con cuciture sciolte perché possano muoversi insieme e simultaneamente. La precisione svolge un ruolo fondamentale nella produzione di un tutù, che deve aderire al corpo del ballerino per realizzare il suo pieno potenziale, ma allo stesso tempo può diventare il suo maggior ostacolo e quindi compromettere la sua performance. Si tratta di un lavoro ripetitivo e fisico, infatti non sorprende che i sarti siano principalmente uomini.
La fatica non è l’unico sacrificio, perché tali costumi di scena hanno un prezzo elevato: solo i tutù per i cigni-ballerini costano 800£/903€, quelli della prima ballerina supera anche i 1000£/1129€, poiché è un modello più complesso e ricorre a gioielli e soprattutto a penne vere di valore ancora più alto. Nel 2009 la prima ballerina Elena Glurdjidze viaggia fino Parigi per incontrare il celebre stilista Karl Lagerfeld alla sede centrale di Chanel, dove forse prende vita un esemplare unico al mondo: la parola chiave è weightless “senza peso, in assenza di peso” e l’artista si confronta con piume, la cui preziosità risiede nella fragilità di ciascuna. La sfumatura rosa evoca il colore del tramonto, della fine del giorno, spiega lo stesso Karl Lagerfeld.
Piume di cigno?
Le piume possono essere vere o artificiali: per l’ultimo spettacolo del Il lago dei cigni del 2007 la ENB ha realizzato piume in pizzo applicato ad un tessuto impalpabile argento. Contro ogni aspettativa, le piume naturali non sono di cigno, perché troppo larghe, ma di galletti: ogni coda ne produce almeno quindici, le cui sfumature non possono essere riprodotte per mano dell’uomo. La lucentezza verde delle piume tinte di nero per il costume del doppio negativo Odile, che richiama il colore unico del petrolio, ne è un esempio. È forse una fortuna che Odile sia diventato il “cigno nero” dal 1941: infatti, nelle versioni del 1877 e del 1895 il tutù di Odile ha conosciuto una grande varietà di colori, dal rosso all’oro.
I sensuali cigni di Matthew Bourne
Forse di maggiore impatto e sicuramente innovativi sono i costumi che realizza il designer Lez Brotherston per i ballerini della compagnia New Adventures per Il lago dei cigni di Matthew Bourne. “Ballerini”, perché il coreografo di fama internazionale ha pensato -ed è riuscito a trasformare in realtà- un suo costante sogno ad occhi aperti: una moderna versione del Lago affidata ad un corpo di ballo interamente maschile. La stessa candida Odette lascia spazio ad un sensuale Cigno, simbolo forse dell’omosessualità repressa dallo stesso Tchaikovsky. I costumi di Lez Brotherston, stretti leggins in bianche piume, restituiscono l’aggressività e la forza della muscolatura maschile: lo stormo di bellissimi e agili cigni bianchi si trasforma in un ammasso confuso di creature sensuali, selvagge e incontrollabili.
“To capture the essence of the swans, I spent hours watching them in parks and on film, reproducing their often ungainly movements in my choreography. I was very influenced by Alfred Hitchcock’s film The Birds, particularly the scene in which one bird lands on a climbing frame and, when the heroine turns, has suddenly turned into a menacing flock.”
“Per catturare l’essenza dei cigni, ho trascorse ore a guardarli nei parchi o nei film, riproducendo i loro movimento spesso sgraziati nella mia coreografia. Sono stata molto influenzato dal film “Gli uccelli” di Alfred Hitchcock, in modo particolare dalla scena in cui un uccello atterra su una struttura arrampicante [gioco per i bambini] e, quando l’eroina si volta, si è trasformato in un minaccioso stormo. “