Sanremo e quel brutto vizietto dei superospiti

Com’è che diceva quel vecchio slogan…? Ah, si: perché Sanremo è Sanremo. Ma si potrebbe anche dire che il lupo perde il pelo ma non il vizio
È la seconda settimana di Febbraio, è consuetudine: è tempo del Festival di Sanremo. Migliaia e migliaia di persone normali, cantanti, vip, personaggi televisivi e comici si spostano da tutte le parti d’Italia nella cittadina ligure, in attesa di assistere a una delle più grandi tradizioni della televisione italiana. Sono pronti ad ascoltare i brani dei Campioni in gara, e ad attendere la cerimonia di premiazione. Sono pronti a scoprire le nuove proposte, selezionate un anno con un metodo e un anno con un altro. E poi, sono pronti a sorbirsi una sfilza di superospiti italiani e non interrompere le performance ed esibirsi in brani o medley di successo. Più o meno.
Sì, perché da un paio d’anni al Festival sembra quasi di assistere a un “festival parallelo” (mi perdonerà chi di dovere per la citazione). Non prendiamoci in giro: Sanremo è una vetrina importantissima – senza star qui a fare troppi (superflui) esempi, basta guardare chi, a Giovedì 8 Febbraio (terza serata del festival) occupa la prima posizione della classifica album di iTunes. Curiosi? Detto fatto. Claudio Baglioni.
Se quindi Sanremo ha una portata mediatica tale da far schizzare le tue vendite verso la vetta della classifica, risulta comprensibilissimo il voler a tutti i costi strappare qualche minuto di esibizione: promozione, autoreferenzialità e autocelebrazione. Non se ne può fare a meno, giusto? Negli ultimi anni, però, sta diventando troppo facile.
Prendiamola, per un attimo, più alla larga: è una polemica annuale quasi quanto la ripopolazione della cittadina ligure che al Festival non partecipino più i veri ‘BIG’ della musica italiana. E si fanno sempre gli stessi nomi. Giorgia, Elisa, Ramazzotti, Laura Pausini… la lista si spreca. Tutti nomi che hanno trovato, chi più chi meno, consacrazione o nascita proprio lì, su quel palco, molti molti anni fa. E ci si chiede, perché? Perché nessuno va più a glorificare quel palco, se non a carriera terminata per finire in bellezza? (Citofonare Patty Pravo 2016, Ornella Vanoni 2018, ecc. …) Perché tra i big vediamo Bianca Atzei?

 Battute a parte, è un dato di fatto: i cantanti considerati veramente “big” della musica italiana sembrano evitare come la morte quel palco, ma non del tutto. Solo da concorrenti. Infatti non disdegnano mai l’andare come superospiti.
Prendiamo un piccolo nome ad esempio. Laura Pausini. Nelle ultime tre edizioni è stata ospite due volte: la prima nel 2016, per celebrare 20 anni di carriera con 10 minuti (DIECI MINUTI) di medley… e per celebrare anche l’uscita del suo disco. La seconda, proprio quest’anno. Anche questa volta per promozione. E che dire di Giorgia? Lei è riuscita a farsi ospitare prima nel 2017 e poi anche quest’anno. Peraltro stavolta senza apparente promozione di album. Il caso più eclatante però potrebbe essere quello di Tiziano Ferro, che non ha mai partecipato alla competizione, ma tra il 2007 e il 2017 ha avuto per ben quattro volte il ruolo di superospite – e se non fosse stato per una laringite nel 2010 sarebbero state cinque.
Abbiamo preso tre nomi, ma potremmo fare questa riflessione anche con altri artisti, forse anche più blasonati, che vanno a Sanremo magari per tentare di risollevare le vendite dei loro ultimi progetti fallimentari. Perché, invece, non mettersi in gioco ed entrare in competizione? L’immotivata paura dell’eliminazione (fomentata, anni fa, dalle percentuali bulgare di televoto che raggiungevano i ragazzi dei talent) non sussiste: chi esce da un talent show non ha più alte cifre assicurate – e se vogliamo prendere a esempio questa edizione del festival, le eliminazioni sono state soppresse.

Cosa manca, quindi, al festival? Di cos’hanno davvero paura i grandi cantanti italiani, a tal punto da ignorare gli inviti e non considerare le partecipazioni? Ai posteri l’ardua sentenza… perché Sanremo è Sanremo.


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