“TRÈS BIEN, MONSIEUR GENTILONI”: IL PREMIER, IL PRESIDENTE E LA CAMPAGNA ELETTORALE ITALIANA

L’11 gennaio scorso il presidente francese Macron è calato su Roma e ha riempito di complimenti il primo ministro italiano, Paolo Gentiloni. Francia e Italia sono apparentemente più amiche che mai ed il Capo di Stato francese ha parlato del premier italiano come di una “fortuna” per l’Unione Europea. Poi ha visitato la Domus Aurea di Nerone, definendola bella, ma umida.

Gentiloni è succeduto a Matteo Renzi in seguito al risultato referendario del 4 dicembre 2016. Sulla tenuta del suo governo si è sempre dibattuto molto. Col passare dei mesi è poi apparso più chiaro che Gentiloni sarebbe arrivato a fine legislatura, come infatti è accaduto. Per il presidente Macron, il premier italiano, e strenuamente europeista, rappresenta un utile alleato sul fronte degli Esteri. Il rilancio dell’Unione sognato dal presidente francese a quanto pare non si baserà solo sull’asse Parigi-Berlino, ma si poggerà anche su Roma. A ciò si aggiunge il dato molto più concreto dell’invio di un contingente italiano in Niger a fianco delle truppe francesi già presenti nel Paese. Il Niger, tra parentesi, è una zona chiave dei flussi migratori che attualmente sono diretti verso l’Europa. È facile comprendere i motivi dell’entusiasmo esploso oltralpe per l’attuale governo italiano.

il G7 di Taormina 2017: Gentiloni e Macron sono l’uno accanto all’altro, al centro del gruppo

All’indomani dell’incontro con Macron, Gentiloni ha iniziato la campagna elettorale, presenziando ad eventi politici a Roma e Torino (amministrate da giunte pentastellate). Chi può dire se punti o meno ad una rielezione. I sondaggi di inizio campagna elettorale sono pessimi per la coalizione del centro-sinistra. In generale, non è detto che dalle urne esca una maggioranza, e la coalizione che sembra più vicina ad averla è quella di Berlusconi. Ma se il voto produrrà uno stallo, ci sarà un rinvio alle urne, oppure un qualche accordo politico che prediligerà la continuità in attesa che la situazione si sblocchi: non è scontato che la soluzione sia un Gentiloni II.

L’endorsement di un uomo politico più potente non è necessariamente un valore aggiunto per uno che ha poche carte da giocare. Anche Obama appoggiò pubblicamente Renzi nella sua (a posteriori disperata) impresa referendaria. Alla fine Renzi perse il referendum ed il posto, e gli succedette Gentiloni. Ma non è detto che in questo giro a Gentiloni non succeda Gentiloni.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.