Dal 25 gennaio è finalmente nelle sale italiane uno dei film più discussi e adorati di questa awards season: Chiamami col tuo nome.
Diretto dal regista italiano Luca Guadagnino, e tratto dal romanzo omonimo di André Aciman con la sceneggiatura di James Ivory, è diventato in breve tempo un vero e proprio cult movie.
I Perlman sono una famiglia americana ebraica colta e sofisticata, in cui si passa con disinvoltura dal francese all’inglese a qualche parola in italiano, si legge in tedesco e si discute di arte e linguistica. Il padre, professore universitario di archeologia, invita ogni anno uno studente ad assisterlo nella stesura delle sue pubblicazioni. Quest’anno è Oliver, alto, biondo e bello, ad essere invitato a passare l’estate con il signor Perlman, la moglie e il figlio Elio in una Lombardia soleggiata tra Crema, Bergamo e il Lago di Garda.
Pian piano si instaura una tacita attrazione tra Elio, adolescente aspirante musicista, e Oliver, sulla trentina, aspetto da “tipico belloccio americano” sicuro di sé. Tra l’attrazione misteriosa per un uomo e le prime esperienze con le sue coetanee, Elio è alla tormentata scoperta della sua sessualità. In atmosfere languide e sensuali, si consuma un legame nascosto e irruento, esitante e irresistibile. Un legame vissuto nella sua spontaneità e corporeità, raramente farcito da discorsi e dubbi sulla paura del rifiuto.
Chiamami col tuo nome è un coming of age movie sulla scoperta dell’amore carnale, delle forme che il desiderio può assumere. A questo proposito troviamo un bellissimo dialogo tra Oliver e il professore di fronte ad alcune diapositive relative alle statue greche – da sempre modello di bellezza maschile – che secondo il giovane sembrano “sfidarti a desiderarle”.
Sullo sfondo un raffinato mélange di lingue e culture: l’ebraismo dei Perlman, le amiche francesi, l’americano in vacanza, le domestiche del Nord Italia e i vecchietti che giocano a carte.
Per i nostalgici è anche un piacevole viaggio nel Belpaese degli anni Ottanta, pieno di particolari vintage: dalle Fiat dell’epoca alla moda dei jeans a vita alta, dai manifesti del Partito comunista ai discorsi su Bettino Craxi.
Chiamami col tuo nome non è un film sull’omofobia o sulla difficoltà di accettare la propria sessualità. É un racconto fatto di silenzi, di frasi celate e baci rubati. Una storia elegante e sensuale, fisica e intellettuale. Risulta toccante l’interpretazione del giovane Timothée Chalamet nei panni di Elio e gradevole anche quella di Armie Hammer nei panni di Oliver.
Dopo le candidature ai Golden Globes e la vittoria della sceneggiatura ai Critics Choice Awards, il film è in lizza agli Oscar per ben quattro categorie: la sceneggiatura di Ivory accanto a Chalamet candidato come miglior attore, “Mystery of Love” di Sufjan Stevens come miglior canzone, e la prestigiosa nomination per miglior film.
Speriamo che questa visibilità favorisca il successo di Chiamami col tuo nome proprio in Italia, nel paese nel quale si svolge la vicenda e di cui è originario il regista, a discapito della diffidenza suscitata.
Un commento su “Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino: la storia di un desiderio silenzioso e irruento”