In un Paese come l’Italia, in cui il ricordo del passato con le sue glorie (un po’ poche) e i suoi errori (in numero maggiore) è spesso lasciato in soffitta, coperto da un pietoso velo, il Presidedente della Repubblica Sergio Mattarella ha scelto di prendere una posizione netta contro il fascismo e i suoi presunti meriti.
Sorprende sentir dire, ancora oggi, da qualche parte, che il fascismo ebbe alcuni meriti, ma fece due gravi errori: le leggi razziali e l’entrata in guerra. Si tratta di un’affermazione gravemente sbagliata e inaccettabile, da respingere con determinazione. Perché razzismo e guerra non furono deviazioni o episodi rispetto al suo modo di pensare, ma diretta e inevitabile conseguenza. Volontà di dominio e di conquista, esaltazione della violenza, retorica bellicistica, sopraffazione e autoritarismo, supremazia razziale, intervento in guerra contro uno schieramento che sembrava prossimo alla sconfitta, furono diverse facce dello stesso prisma.
Queste parole, pronunciate dal Capo dello Stato al Quirinale in occasione delle celebrazioni della Giornata della Memoria sono parole scomode, fastidiose per molti italiani che, incuranti della storia e della verità, pensano al fascismo e al suo duce come al periodo di massimo splendore e gloria del nostro Paese. Mattarella ha voluto tracciare una netta linea di demarcazione, mettendo sotto i riflettori quelle che furono le responsabilità del nostro Paese e di una parte dei nostri concittadini.
Queste parole non sono piaciute a Matteo Salvini. Intervistato da Massimo Giannini nel programma radiofonico “Circo Massimo” il leader leghista ha detto:
Che nel periodo del fascismo Mussolini abbia costruito tante cose, che sia stato introdotto il sistema delle pensioni e’ un’evidenza.
La dichiarazione di Salvini si colloca in un contesto ben preciso, quello della campagna elettorale in cui strizzare l’occhio a un certo tipo di destra è fondamentale perché il voto è come il denaro, non puzza, e cercare di avvicinarsi a queste posizioni più neutre nei confronti del fascismo può portare molto consenso. Il mantra “ha fatto anche cose buone” non è andato in pensione neppure in questo 2018; a ottanta anni dall’entrata in vigore delle leggi razziali, una parte del mondo politico italiano usa questa frase come uno scudo.
La nomina a senatrice a vita di Liliana Segre in questo senso è un segnale fortissimo che il Presidente ha lanciato a tutti i cittadini. L’impegno profuso dalla senatrice per la diffusione del ricordo e della conoscenza sui temi della shoah sono riconosciuti come fondamentali nella storia repubblicana.