La seconda stagione di American Crime Story: chi era l’assassino di Gianni Versace?

Dal 17 gennaio sulla rete americana FX è in onda The Assassination of Gianni Versace: American Crime Story, seconda stagione della serie antologica prodotta da Ryan Murphy. La prima stagione sul caso O.J. Simpson ha avuto un’ottima accoglienza, vincendo 9 Emmy, e ha affrontato con serietà questioni razziali, di genere e di classe negli Stati Uniti.

I nuovi 9 episodi hanno invece per oggetto l’omicidio dell’icona della moda italiana Gianni Versace, brutalmente assassinato il 15 luglio 1997 nella sua villa di Miami dal 27enne Andrew Cunanan.

Basata sul libro della giornalista di Vanity Fair Maureen Orth Vulgar Favors: Andrew Cunanan, Gianni Versace, and the Largest Failed Manhunt in U.S. History, la serie si avvale di un cast internazionale: il venezuelano Edgar Ramirez nei panni dello stilista, la star spagnola Penelope Cruz nel ruolo della sorella Donatella, l’americano Darren Criss come volto di Cunanan e il cantante portoricano Ricky Martin nella parte di Antonio D’Amico, compagno di Versace.

Dalle prime recensioni pare che la serie non si concentri tanto né sulle indagini né sulla vita e l’impero dello stilista, ma ricostruisca a ritroso la vita dell’assassino e i rapporti con le sue vittime. Cunanan, suicidatosi poco dopo l’omicidio di Miami, fu un serial killer super ricercato dall’FBI, probabilmente sociopatico. Non è chiaro quale fosse il movente del delitto Versace, ma di certo pesò l’invidia non solo per la ricchezza e il lusso, ma soprattutto per il ruolo di icona gay conquistato dallo stilista. Come la prima stagione, anche la seconda affronta, attraverso il retroscena e i risvolti di un delitto atroce, questioni sociali di più ampia portata: in questo caso le difficoltà di vivere la propria omosessualità negli Stati Uniti degli anni ’90 e gli effetti che la repressione e il desiderio di accettazione sociale possono avere su una mente vulnerabile. American Crime Story rischia forse di glorificare un omicida seriale, rendendolo quasi degno di compassione nel suo desiderio di elevazione sociale e nella sua tormentata sessualità, mettendo in secondo piano la vittima?

Certo è che la famiglia Versace, a pochi giorni della messa in onda del primo episodio, ha preso le distanze dalla serie sottolineando di non aver partecipato alla sceneggiatura e di non aver autorizzato il libro della Orth su cui è basata. Nonostante si sia confrontata con Penelope Cruz e con Ryan Murphy prima delle riprese, Donatella Versace invita gli spettatori a considerare la serie “a work of fiction”, un prodotto creativo.

Dal canto loro, Murphy e il produttore esecutivo Brad Simpson si sono difesi sottolineando la qualità delle ricerche della giornalista, che investigava su Cunanan già prima dell’omicidio Versace ed era l’unica a sapere che si erano già incontrati.

Al di là delle prevedibili e comprensibili critiche da parte della famiglia, la serie è una delle più attese dell’anno: in Italia sarà disponibile già dal 19 gennaio su Fox Crime.

 

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