Nel novembre 2005 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite designò il 27 gennaio come Giornata della Memoria, per commemorare le vittime dell’Olocausto.
Venne scelta questa data in quanto fu il giorno in cui l’Armata Rossa liberò il campo di concentramento di Auschwitz.
Fu proprio nel lager della Polonia meridionale che Charlotte Salomon, e il figlio di cinque mesi che portava in grembo, trovarono la morte. Era il 1943 e la giovane artista tedesca, di origine ebrea, aveva solo 26 anni.
Alcuni anni dopo la guerra, il padre di Charlotte e la matrigna, fortunatamente sopravvissuti allo sterminio, si recarono a Villefranche-sur-Mer, dove la figlia aveva trascorso gli ultimi anni di vita, trovando rifugio presso Madame Ottilie Moore, americana di origini tedesche.
Fu durante questa visita che i coniugi Salomon videro per la prima volta i disegni di Charlotte. Ottilie Moore, a cui l’opera era stata dedicata, la donò a sua volta al padre che, per onorare la figlia decise di divulgarla.
Vita? o Teatro? fu inizialmente affidata al Rijksmuseum di Amsterdam e, successivamente, dal 1978, al nuovo museo ebraico della stessa città.
Si tratta di una sola opera, composta però da 800 tempere, scelte personalmente dall’artista tra i 1325 documenti (tra disegni, annotazioni, prove e varianti pittoriche), che ella aveva realizzato tra il 1939, (anno dell’arrivo a Villefranche), e il 1943 (l’anno della deportazione).
È un lavoro autobiografico e fortemente narrativo che va “letto” nella sua interezza. Attraverso i disegni Charlotte racconta tutta la sua vita, dall’infanzia a Berlino fino, a quasi gli ultimi giorni. È come un fumetto, ricchissimo di personaggi e, inizialmente, di colori. I disegni dell’artista diventano infatti sempre più cupi e “frettolosi” nel tratto, tanto più la storia va avanti. Gli ultimi lavori sono caratterizzati da toni scuri, sul marrone e il verde, non hanno più la ricchezza di dettagli che caratterizzava le prime tempere, e guadagnano invece in forza espressiva.
In queste ultime opere è “palpabile” l’urgenza che probabilmente sentiva Charlotte nel portare a compimento l’opera. Sembra essere consapevole del destino che l’attende, tanto che, poco prima dell’arresto, la giovane consegnò una valigia con dentro tutti i suoi disegni al medico della cittadina francese, il quale la diede alla sua destinataria, Madame Moore.
Le tempere narrano sia le tragedie private della vita dell’artista, come ad esempio i suicidi delle donne della sua famiglia (la madre, la zia e la nonna), così come i tragici eventi storici, dall’ascesa del nazismo, alla notte dei cristalli.
Realizzare Leben? oder Theater? è stato forse per Charlotte un modo per non soccombere al dolore e allo sconforto. Un disperato quanto feroce atto in favore della vita, in netta opposizione alla scelta compiuta dalla nonna, e prima ancora dalla madre.
Le tempere della giovane pittrice sono impregnate di vita; ella esprime con sconvolgente intensità e profondo realismo i sentimenti umani più profondi ed universali: l’amore, il dolore, la perdita, l’angoscia e la felicità.
Come ha fatto notare David Foenkinos, autore della celebre biografia dedicata all’artista:
“nel momento di maggior disperazione, Charlotte cerca e trova la bellezza nella parte più profonda del proprio io. Trasforma il dolore in follia creatrice. Reinventa la vita per poterla sopportare”.
Grazie alla coraggiosa scelta del padre Charlotte Salomon è tornata a vivere e, soprattutto, ha finalmente conquistato il ruolo di primo piano, nel mondo artistico-culturale, che le sarebbe stato dovuto in vita.
FONTI
Visualizzazione dell’opera “Vita? o Teatro?” (Mostra “Charlotte Salomon” a Palazzo Reale, 30 marzo, 25 giugno 2017).
Intervista a Paula e Albert Solomon
Charlotte di David Foenkinos