Una teoria che spiega tutto non è una buona teoria. Anzi, forse non è una teoria affatto. E le teorie etiche da questo punto di vista non fanno eccezione. Tutte sono fallibili, tutte sono criticabili. Chi più chi meno.
Ci sono ovviamente vari modi per criticare una teoria etica. Si può per esempio metterne in evidenza l’incoerenza. Oppure si può mostrarne la scarsa generalità. Se una teoria propone un insieme di principi contraddittori tra loro, oppure un principio diverso per ogni caso morale specifico, di certo non possiamo ritenerla soddisfacente.
Un esempio di teoria etica in grado aggirare questo tipo di critiche è la seguente:
Un’azione A è moralmente giusta se e solo se non c’è nessun’altra azione alternativa che l’agente avrebbe potuto compiere che abbia un’utilità maggiore dell’utilità di A
Questa non è altro che una riformulazione dell’utilitarismo classico di John Stuart Mill. Di solito per “utilità” s’intende il “piacere” o la “felicità“. Nel primo caso si parla di utilitarismo edonistico, nel secondo di utilitarismo eudamonistico.
In effetti, questa formulazione dell’utilitarismo sembra superare sia il test della coerenza che quello della generalità. Tuttavia, come ogni teoria che si rispetti, va incontro ad altri problemi di non facile soluzione. Vediamone uno.
Immaginate che Nonno e Nipote facciano naufragio su un’isola deserta. Per fortuna, l’isola è a km 0, offre cibo in grandi quantità e senza sforzo. Non è necessario pescare né tanto meno cacciare. La vita sull’isola fila liscia come l’olio, fino a che Nonno si ammala gravemente. Quando giunge la sua ora, chiama Nipote vicino a sé per chiedergli un ultimo, comprensibile favore. “Son sempre stato generoso con te, Nipote caro. Per questo so che accoglierai la mia ultima richiesta: prometti di dare al tuo vecchio una degna sepoltura“. Nipote promette solennemente. Dopodiché, Nonno esala l’ultimo respiro.
A questo punto Nipote si trova nella situazione in cui potrebbe mantenere la promessa fatta a Nonno e seppellirlo. Tuttavia questo gli costerebbe una gran fatica, e non è che con la fatica Nipote vada granché d’accordo. Oppure potrebbe usare il corpo di Nonno come esca per pescare, attività che gli procurerebbe un gran piacere. Inoltre quest’ultima soluzione non gli creerebbe nessun tipo di disgusto o senso di colpa. Nipote è un bastardo ingrato e insensibile, dormirebbe il sonno dei giusti da qui all’eternità, c’è da starne certi.
Ecco, secondo la riformulazione che dell’utilitarismo classico abbiamo dato, la cosa giusta da fare per Nipote sarebbe quella di fare a pezzetti Nonno e usarlo come esca. Far ciò gli procurerebbe infatti un’utilità (piacere/felicità) maggiore rispetto al seppellirlo. Secondo molti questa conseguenza della teoria sarebbe assurda. Pertanto, l’utilitarismo classico sarebbe inaccettabile. Se e in che misura ciò sia vero, è lasciato all’insensibilità del lettore.
FONTI
Fred Feldman, Introductory ethics, Prentice-Hall, Inc., 1978
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