L’anulare (Adelphi, 2007) è un libro di Yoko Ogawa – classe 1962, ha vinto molti prestigiosi premi giapponesi, come il Premio Tanizaki, il Premio Izumi Kyoka e il Premio Akutagawa.
La vicenda vede come protagonista una giovane ragazza, di cui viene celata l’identità, che, dopo essersi licenziata da una fabbrica di bibite dove lavorava a causa di un incidente, è assunta dal signor Deshimaru come responsabile dell’accoglienza dei visitatori in un laboratorio alquanto singolare: qui, infatti, dove l’apparente fatiscenza dell’edificio contrasta con la sua impeccabile pulizia, si recano le persone che, spinte da motivazioni personali, vogliono depositare un oggetto perché sia trasformato in esemplare. Lo scopo ha una connotazione filosofica, psicologica e quasi mistica, in quanto risponde all’esigenza di separarsi da ricordi talvolta dolorosi che vengono riassunti e racchiusi appunto nell’esemplare: così alcuni funghi portati da una sedicenne e cresciuti sulle macerie della sua casa andata a fuoco, alcuni fogli di uno spartito musicale o le ossa calcinate del padda di un vecchietto.
Dall’altra parte, la presenza imponente del signor Deshimaru, uomo enigmatico e vagamente impersonale, permea i pensieri della giovane ragazza suscitandole un misto di soggezione ed inspiegabile attrazione, fino a quando i due diventano amanti in una relazione ipnotica ed inquietante allo stesso tempo, dove lui prova un feticistico interesse per il pezzetto di anulare a forma di conchiglia che la ragazza aveva perduto proprio nell’incidente, di cui vorrebbe ardentemente creare un esemplare.
La peculiarità del libro risiede nella scrittura della Ogawa, facilmente comprensibile e caratterizzata da un ritmo lento, che avvolge il lettore trascinandolo in una vicenda inizialmente normale ma che, a poco a poco, si tinge di una sinistra oscurità perché niente è come sembra ad uno sguardo esclusivamente superficiale. Così, pagina dopo pagina, il lettore si immedesima nella giovane impiegata e viene catturato anche lui dal misterioso fascino del signor Deshimaru, ritrovandosi ai piedi le stesse scarpe che lei era stata costretta ad indossare dall’avvenente datore di lavoro. Scarpe che si configurano, ben presto, come il segno evidente del signor Deshimaru su di lei e che danno inizio alla tormentata relazione.
Che cosa accade dietro la pesante porta del laboratorio? Come si formano realmente gli esemplari? Che fine ha fatto la sedicenne che voleva fosse realizzato un esemplare della sua cicatrice? Cosa nasconde il signor Deshimaru?
Insomma, L’anulare si configura come una brillante opera che inserisce Yoko Ogawa all’interno della nuova letteratura giapponese: una sorta di piccolo thriller capace di tenere il lettore col fiato sospeso facendolo rimanere inchiodato a queste intense ed ammalianti pagine.
Yoko Ogawa, L’anulare, Edizioni Adelphi, 2007