Quando si parla di malattie mentali, non si può non pensare ai manicomi. Il dibattito in merito al trattamento dei pazienti e alla giustezza o meno della loro esistenza è stato variamente affrontato in campo cinematografico, letterario e anche musicale. Il fenomeno non è così lontano come potrebbe sembrare: ricordiamo che in Italia i manicomi sono stati chiusi solo nel 1978 con la Legge Basaglia.
Diversa è la situazione in molte zone d’Europa, per non parlare di quella negli Stati Uniti. Non per nulla, in musica il tema delle cure manicomiali è stato affrontato dai Metallica, band formatasi a Los Angeles nel 1981 e di importanza cruciale nello scenario metal. Il brano Welcome Home (Sanitarium) è senza dubbio una critica e una riflessione sull’argomento: è contenuto nel loro terzo album, Master of Puppets, che li ha consacrati al successo.
Welcome Home (Sanitarium) trae ispirazione dal film Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975), diretto da Miloš Forman e che vede come attore protagonista Jack Nicholson. Il film, a sua volta tratto dall’omonimo libro di Ken Kesey del 1962, è uno spaccato sulla vita negli ospedali psichiatrici statunitensi negli anni ‘60. Il protagonista, McMurphy, sconvolge l’esistenza dei suoi compagni e li porta a ribellarsi alle autorità, prima tra tutti l’inflessibile e a tratti crudele infermiera Ratched. Questo suo comportamento lo porterà a subire prima un elettroshock e infine la lobotomia: impietosito dal suo stato, l’amico Bromden decide di soffocarlo con un cuscino e riesce a fuggire dal manicomio, lanciando un messaggio di speranza agli spettatori.
Possiamo supporre che il punto di vista assunto in Welcome Home (Sanitarium) sia quello di McMurphy, che esprime a parole il suo stato d’animo in merito alla reclusione nel sanatorio. Nel film, invece, non appaiono sue riflessioni in merito, nemmeno nelle sedute di terapia di gruppo presiedute dalla Ratched. McMurphy è un personaggio caratterizzato perlopiù dalle sue azioni e dall’influsso che ha sui suoi compagni, non tanto dai suoi sentimenti. Forse il brano può essere considerato un grido collettivo di tutti i personaggi del film, sebbene in alcuni punti emerga chiaramente la personalità di McMurphy.
I sentimenti di fondo che emergono nella canzone sono quelli di senso di oppressione, di rabbia e di voglia di fuggire. Fin dalle prime parole traspaiono la ciclicità e inutilità del tempo passato rinchiusi nel manicomio:
Benvenuto nel luogo dove il tempo resta immobile
Il punto di massimo pathos è il ritornello, la cui importanza è enfatizzata dal crescendo della chitarra e della batteria. La volontà dell’io che trova la sua voce nel brano è quello di essere lasciato stare, di essere liberato. Le parole che rimbombano sono:
Sanatorio, lasciami essere
Sanatorio, semplicemente lasciami stare
Nella seconda strofa ci sono dei riferimenti alla crudeltà dei responsabili dei manicomi, che credevano di tenere i pazienti lontani dalla vita reale facendo loro credere che fosse pericolosa. Un altro tema trattato è quello dei metodi brutali che erano quotidianamente usati nei manicomi per “guarire” i pazienti. Si può presumere che le parole conclusive di questa strofa siano delle allusioni all’elettroshock:
Tenetelo legato, lo fa stare bene
Sta migliorando, non vedi?
La resa musicale della canzone, oltre al testo così profondo, permette di immergersi appieno nell’ambiente degli ospedali psichiatrici. Ciò che il film ha trasmesso con i mezzi della regia, il brano lo trasmette tramite l’uso degli strumenti musicali e della voce. Si tratta di due manifestazioni artistiche toccanti e che permettono a chiunque di avvicinarsi a un tema sociale di grande rilevanza, ancora oggi. I manicomi sono stati chiusi in Italia, è vero: ma in quante parti del mondo ancora si assiste a violenze e soprusi di questo tipo? Il problema è attuale e le forme culturali possono spingere a farsi ulteriori domande in merito ai trattamenti ospedalieri e alle ingiustizie sociali.