La possibilità dell’esistenza di altre forme di vita nello spazio è una tematica che ha da sempre affascinato gli uomini e la scienza. Le diverse arti, in particolare il cinema, la letteratura, ma anche la musica, ci hanno ricamato sopra storie di ogni genere, regalandoci sogni e speranze. La speranza, mista al vago timore, di non essere soli nell’universo, è anche alla base del poetico esperimento messo in atto lo scorso ottobre dal METI, l’organizzazione internazionale che si propone di comunicare con gli extraterrestri.
Il METI (Messaging to Extra-Terrestrial Intelligence) ha utilizzato un’antenna radio di 32 metri situata in Norvegia per inviare un messaggio musicale diretto al pianeta GJ 273b, collocato a 12 anni luce dalla terra e potenzialmente abitabile. Il messaggio dovrebbe raggiungere il pianeta in 25 anni, un tempo relativamente breve. Il pianeta GJ 273b, di recente scoperta, orbita attorno alla stella Luyten, una nana rossa, è di proporzioni tre volte maggiori a quelle della terra e si trova in una zona detta Goldilock, in cui la temperatura sarebbe ideale per ipotizzare la presenza di acqua allo stato liquido, e quindi di vita, sul suo suolo.
Quanto al messaggio, aspetto più interessante del tutto, i segnali sono stati inviati in codice binario su due frequenze radio nell’arco di due giornate, il 16 e 18 ottobre scorso. Riguardo al contenuto, si tratta appunto di musica: in collaborazione con gli organizzatori del festival di musica e tecnologia Sónar di Barcellona, gli esperti del METI hanno sviluppato un messaggio basato su principi matematici di comprensione universale, partendo dalla semplice addizione, per poi aggiungere gradi di difficoltà sempre maggiori, mostrando i passaggi matematici che portano alla cognizione del suono e della musica. Oltre alla matematica, sono presenti anche fondamenti di trigonometria, geometria, ed è inoltre spiegata, sempre tramite il suono, la nozione di tempo, tanto importante per noi esseri umani.
Non è la prima volta che l’uomo tenta di avvicinare gli extraterrestri con un messaggio musicale: nel 1977, esattamente 40 anni fa, la NASA aveva già effettuato un esperimento simile, inviando nel sistema solare due navicelle Voyager che trasportavano il Voyager Interstellar Record, disco contenente suoni della terra diretto ai nostri amici alieni. Il contenuto del disco spaziava da concerti di Bach e Stravinskij, passando per Johnny B. Goode di Chuck Berry, a musiche folk della Georgia e percussioni senegalesi, fino ad un saluto in tutte le lingue del mondo. La risposta degli alieni non è mai arrivata, ma è possibile trovare il disco in vendita su internet ad un prezzo “stellare”, se interessati.
Le probabilità di ricevere una risposta extraterrestre risultano ancora oggi scarse. Non è in alcun modo provato che sul pianeta GJ 273b vi siano forme di vita e, anche se così fosse, non è assolutamente scontato che queste abbiano le conoscenze necessarie per captare i segnali inviati. Tra 25 anni sapremo se il tentativo avrà un qualche riscontro o se si rivelerà una delle tante delusioni “cosmiche”. Nel frattempo, possiamo limitarci a sognare e sperare in questo incontro intergalattico.