Lavandonia: storie terrificanti tra musica e videogiochi

Limitarsi a 50 nell’enumerare le sfumature della musica sarebbe oltremodo riduttivo. Stiamo parlando di un’arte che ha attraversato i secoli, le distinzioni geografiche, le barriere naturali e dell’uomo, e negli ultimi anni anche quelle planetarie. Pensare, quindi, che i toni che essa può assumere possano essere circoscritti in qualche definizione è più che sbagliato. La musica può essere rallegrante, avvilente, può incitare determinazione – in breve, la musica ha l’incredibile potere di farci provare tutte le emozioni possibili. Tutte. Compresa la paura.

Senza star qui a discutere troppo sulle colonne sonore di molti film, horror o meno, che ottimamente creano suspense e aiutano a mantenere alta la tensione, ciò di cui parleremo in questo articolo è più vicino all’effetto concreto della musica sulla psiche dell’uomo. Effetto che, per le conseguenze a cui porta, sembrerebbe quasi soprannaturale.

È il febbraio del 1996. Siamo in Giappone, e la Nintendo rilasciava le prime versioni di quello che è diventato il franchise dal maggior successo commerciale della storia: Pokémon Rosso e Verde. Il gioco segue l’avventura di un giovane allenatore di mostriciattoli tascabili, Rosso, attraverso la regione di Kanto e una serie di sfide per diventare il Campione della Lega Pokémon. Per farlo, Rosso esplora da cima a fondo la regione da cui proviene, passando anche per la città protagonista di questo racconto: Lavandonia.

 

 

Lavandonia ha un ruolo fondamentale nella storia del gioco: è la città in cui vengono seppelliti tutti i Pokémon morti, i cui cadaveri riposano all’interno della Torre Pokémon. È qui che il giocatore verrà a contatto con entità di natura particolare, ovvero gli stessi fantasmi che popolano la struttura, i Pokémon spettro. Il piccolo arco narrativo (che coinvolge anche gli antagonisti, il Team Rocket e una commovente storia del sacrificio di un Pokémon per suo figlio) si sviluppa con una particolare abilità nel creare suggestione nei giocatori, visti i colori utilizzati, le mappe e – soprattutto – la musica in sottofondo.

Giunti a Lavandonia, infatti, ci accoglie il tema della città stessa, composto da una serie di note che si ripetono in modo abbastanza inquietante. Così inquietante che, proprio nella primavera del ’96, in Giappone il tasso di suicidi infantili è incrementato a livelli vertiginosi. Proprio a causa di quella che sarebbe passata alla storia come Sindrome di Lavandonia

Nella frequenza originale, infatti, si racconta che ci fossero dei toni estremamente acuti che solo i bambini riuscivano a sentire. Un prolungato ascolto della frequenza, dunque, si trasformerebbe in un disturbo del comportamento dei bambini, che porterebbe alla fine all’atto di togliersi la vita. In seguito al catastrofico aumento di suicidi e alle numerose denunce contro Game Freak (la casa di produzione del gioco), Nintendo si ritrovò costretta a ritirare il gioco dal commercio e a cestinare le copie invendute. L’idea era però troppo potenzialmente di successo per buttarla via totalmente: per questo, nell’Ottobre del ’96, Nintendo rilascia Pokémon Blu, che si mostrava come una sorta di upgrade grafico e sonoro di Rosso e Verde, oltre alla risoluzione di molti bug e glitch presenti nel gioco.

 

Pokémon Blu fu, inoltre, la base per Pokémon Rosso e Blu, le prime versioni Pokémon a valicare il confine del Sol Levante e a essere distribuite in tutto l’Occidente. Ma Pokémon Blu aveva anche un’altra miglioria: la musica di sottofondo di Lavandonia era cambiata, e non aveva più quei toni acuti che, secondo molti, erano stati la causa dei suicidi nei bambini giapponesi.

Una storia che avrebbe dell’incredibile – se solo non fosse interamente falsa.

La Sindrome di Lavandonia, infatti non è altro che una “creepypasta” (termine utilizzato per definire storie corte prevalentemente horror/terrificanti diffuse nel web in maniera particolarmente suggestiva, con un alone di mistero dietro per dar loro credibilità) che è dilagata in modo capillare nel web, tanto da far credere che si trattasse di una storia vera. In realtà, il tasso di suicidi infantili in Giappone non è mai aumentato, e nelle frequenze originali di Pokémon Rosso e Verde non è presente alcun tono ‘troppo acuto per essere udito da orecchie sviluppate’. La leggenda, però, è una delle più conosciute dell’immaginario Pokémon, grazie forse a un’effettiva atmosfera di tensione che la canzone trasmette. È possibile, dunque, che la musica – coadiuvata dal racconto – possa portarci anche a credere cose che non sono reali?

Tra le fonti citate potete trovate la creepypasta originale, approfondita di dettagli e report organizzati ad arte. E se siete curiosi di scoprirne altre, beh, non vi resta che continuare a cercare . . .

 


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