“Non mi hanno permesso di cantare in quanto donna, sebbene la mia band possa attirare pubblico”
Questa la dichiarazione di Hannah Sowerby, voce femminile di Revenant e Syndicate 66, dopo che il Doctor Browns di Middlesbrough (UK) ha annullato la data prevista al locale.
Pesanti accuse di sessismo si sono scatenate contro i gestori del live pub dopo l’accaduto. La titolare Paula Rees si difende:
“Abbiamo ospitato in passato band con cantato femminile e non sono piaciute ai clienti, noi siamo un rock bar e i nostri clienti pensano che le donne non debbano cantare canzoni rock. Tutto ciò non dipende da me ma dagli habitué del bar che vengono ogni settimana, non si presenteranno se c’è una cantante donna”
Quindi sembra che non sia una decisione dettata dai gusti dei titolati del bar (Paula infatti ha ammesso di non intendersene di rock) ma bensì dalle richieste del pubblico. Paula inoltre rivendica che il fattore economico è determinante nella scelta delle band:
“Se esponiamo una locandina con una cantante femminile i nostri clienti non le daranno alcuna possibilità, loro sono il nostro sostentamento e non posso rischiare che il bar rimanga vuoto“
La maggior parte dei siti di informazione online riportanti l’accaduto descrivono il fatto come un “bando” da parte del bar alle band capitanate da donne ma su Facebook i gestori sottolineano che:
“Non esiste nessun bando alle band con cantanti donne. Abbiamo ospitato band con voci femminili che si sono esibite l’anno scorso, quest’anno e ne abbiamo alcune già in mente per l’anno prossimo.”
La questione non risulta quindi essere chiara ma è invece lapalissiano il fatto che le rock band con voce femminile non hanno oggi vita facile. La questione Doctor Browns non ha fatto altro che attirare l’attenzione su una situazione vecchia quanto il rock stesso.
Ma i clienti del pub sono da colpevolizzare? C’è davvero del pregiudizio? Secondo la cantante rifiutata si:
“[…] é un comportamento sessista da parte dei clienti e non ci sono scuse nel 2017”
The Northern Echo, che tra i primi ha riportato l’accaduto ha anche lanciato un sondaggio: “Can women sing rock?“. Più di 3000 votanti ha sancito al 94% che sì, le donne dovrebbero farlo, mentre il restante 6% frequenta il Doctor Browns. Mi prendo la libertà di pensare che se il sondaggio fosse stato effettuato lontano dall’attenzione mediatica dell’accaduto, avrebbe riportato un risultato decisamente diverso.
Al dibattito si è aggiunta anche Emma Chesworth, attivista femminista che sta conducendo una campagna per erigere a Middlesbrough la prima statua raffigurante una figura femminile. La Chesworth ha aggiunto:
“Penso che l’industria musicale sia probabilmente, come molte altre, uno di quegli ambiti in cui le donne devono sgobbare il doppio per ricevere dei riconoscimenti. Sono sempre i soliti pregiudizi, in questo caso il concerto è stato annullato perché il pub si è reso conto che la band era capitanata da una donna. Sembra si siano giustificati dicendo fosse una serata rock. Ma così è come sostenere che le donne siano in grado di cantare con un solo stile, pop o simile.”
Il Doctor Browns ha annullato l’esibizione di Hannah su basi sessiste o l’ha fatto per salvaguardare l’incasso? Un live pub dovrebbe rischiare di concludere una serata in negativo per perseguire il nobile scopo di dare visibilità alle piccole band emergenti? Si tratta di polemiche sollevate per cavalcare l’onda del crescente orgoglio femminista o sono fondate?
Quanti interrogativi e spunti di riflessione possono nascere da un live cancellato in un bar.
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