“Ho vissuto bene perché sono sempre andata incontro alle mie necessità, alle mie debolezze e ai miei desideri”
Ci piace ricordare così Marina Ripa di Meana, It girl ante litteram, regina delle feste, incarnazione della Dolce Vita. Noi de Lo Sbuffo abbiamo deciso dedicare a lei l’articolo Icons di oggi, per cercare di raccontare una personalità così forte, eccentrica, esagerata, e al tempo stesso indefinibile come quella di Marina.
C’era una volta…
Marina Elide Puntureri, una ragazza qualunque nata e cresciuta a Reggio Calabria con il sogno di diventare una celebre stilista. Non appena ne ebbe la possibilità Marina si trasferì a Roma per seguire i suoi sogni e, insieme all’amica Paola Ruffo di Calabria (destinata invece a diventare regina del Belgio), aprì il suo primo atelier di alta moda a Piazza di Spagna.
Nonostante la carriera da stilista non sia mai decollata, Marina iniziò a farsi conoscere nel jet-set romano dei primi anni sessanta finendo per attirare l’attenzione di Alessandro Lante della Rovere con cui decise di convolare a nozze nel 1964 e da cui ebbe Lucrezia, sua unica bellissima figlia.
In questo periodo Marina stringe le amicizie che la accompagneranno fino alla fine come quella con Moravia e Pasolini, con Mario Schifano e Tano Festa. In queste circostanze intraprende una relazione extraconiugale (che causerà la fine del suo matrimonio con Alessandro) con il pittore Franco Angeli da cui trarrà ispirazione per il libro “Cocaina a colazione”.
Iniziano a susseguirsi così nella vita di Marina relazioni tormentate e amanti passionali, i cui particolari vengono raccontati da lei stessa nei suoi libri. In “I miei primi quarant’anni” si raccontano ad esempio tutti i retroscena della relazione tra Marina e il giornalista Lino Jannuzzi.
È solo nel 1982 che Marina, stanca di questa instabilità (che contribuì a danneggiare il rapporto con la figlia Lucrezia) decise di sposare il suo “porto sicuro” il marchese Carlo Ripa di Meana.
“Ho paura solo della noia”
Stravagante e fuori dalle righe nella vita privata, Marina ha saputo crearsi uno stile in grado di comunicare al mondo senza se e senza ma la sua forte e audace personalità.
È per questo che non possiamo pensare a lei senza pensare ai suoi originali cappellini che l’hanno sempre accompagnata in ogni occasione. Di diverse forme, tessuti e fantasia questi pezzi sono i protagonisti di ogni suo outfit e tocco distintivo dell’eclettica Marina.
“Stupire? Nella mia vita non avrei saputo fare altro”
Sono stati proprio i suoi cappellini a consacrarla anno dopo anno regina indiscussa dei red carpet.
Tra i suoi look più riusciti ricordiamo quello realizzato da Vittorio Camaiani per l’inaugurazione della 72° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. In quell’occasione Marina Ripa di Meana sfilò con un cappello ispirato ad una maschera veneziana dai toni del blu e del nero. Indimenticabile anche il cappello creato per lei da Giorgio Armani, l’unico in grado di metterla in gabbia seppur per qualche ora.
Per non parlare delle sue ultime apparizioni: a Venezia quest’anno si presentò vestita di rosa dalla testa ai piedi mentre a ottobre per il festival del cinema di Roma optò per uno stile molto più dark che, con il senno del poi, avrebbe già dovuto far presagire qualcosa. Marina sfilò infatti con un abito nero e, strano ma vero, con una parrucca bianca.
Oltre le gambe c’è di più
Irreverente, ironica ma anche molto intelligente e impegnata sul fronte politico e animalista. Nel 1996 un nuovo scandalo colpì Marina: l’uscita della sua pubblicità per il Fondo Internazionale per la Protezione degli Animali in cui appariva completamente nuda, a braccia conserte e non depilata. Lo slogan recitava “l’unica pelliccia che non mi vergogno di indossare” e alle insistenti domande dei giornalisti e dei benpensanti Marina rispose di sentirsi come
“Lady Godiva Contessa di Coventry che attraversò quella città nuda, a cavallo, per difendere i sudditi dalle troppe tasse. Io offro la mia immagine nuda per difendere e proteggere tutti gli animali”.
“Prima ci sono sempre io, Marina”
In un’intervista rilasciata a Vanity Fair, Marina Ripa di Meana dichiarò di mettere sempre se stessa al centro delle sue decisioni e della propria vita. Comportamento egoistico? Può darsi. Di certo Marina non è passata alla storia per essere stata la madre migliore del mondo o la moglie che tutti vorrebbero. Quello che è certo è che con ogni sua azione ha dato prova di essere libera e di quanto sia importante rimanere fedeli a se stesse senza scendere a compromessi. E poi, come lei stessa sosteneva, che c’è di male in un po’ di egoismo? Si può davvero amare gli altri senza essere prima follemente innamorati di se stessi?