Estate 1967: Detroit è devastata dalla “rivolta della 12th Street“, una sommossa che nasce con l’irruzione della polizia in un bar notturno senza licenza, e finisce con un “conteggio” devastante di morti, feriti ed arresti.
I cinque giorni di disordine e pericolo (dal 23 al 27 luglio 1967) vengono raccontati nel film di Kathryn Bigelow, intitolato Detroit.
Il film è sapientemente montato in tre segmenti narrativi, alternati da immagini reali ancor più esplicative riguardo la situazione descritta, stratagemma che ci fa pensare ad un docufilm.
Questa etichetta risulta, però, inadatta se si pensa al secondo dei tre segmenti: al centro della pellicola è posto l’episodio avvenuto all’Algiers Motel, presentato dalla Bigelow come una tortura di un gruppo di ragazzi neri (due dei quali uccisi) e due ragazze bianche, messa in atto da tre poliziotti americani, mossi da un razzismo misto a sadismo, difficili da accettare.
L’episodio è particolarmente toccante, un vero schiaffo alla sensibilità dello spettatore, inevitabilmente rapito dalla sofferenza dei personaggi ed indignato di fronte all’ingiusto abuso di potere perpetrato dalle forze dell’ordine.
Nonostante l’immersione nella sofferenza dei personaggi, nel terzo segmento il film torna a “documentare” la rivolta, soffermandosi sulle ovvie conseguenze dei fatti dell’ Algiers Motel. Segue l’interrogatorio dei sospettati ed un rapido processo terminato con l’assoluzione dei poliziotti e la condanna delle vittime ad una perenne rassegnazione.
Degno di nota il finale, in cui la regista californiana svela il vero intento del film: testimoniare uno dei tanti episodi di razzismo, messo nel dimenticatoio ma soprattutto dare un’interpretazione dell’esistenza della vittima dopo le sevizie subite.
Per farlo, la pellicola si concentra su Larry (Algee Smith), presentato come un entusiasta cantante talentuoso giunto a Detroit con il suo gruppo, i Dramatics, per raggiungere il successo.
Dopo le torture Larry abbandona il suo sogno, rifiutandosi di “far ballare i bianchi” e si accontenta della direzione del coro della chiesa, costretto ad una vita ingiusta segnata dalla rabbia.
Il film è consigliatissimo, soprattutto a coloro che ignorano i fatti relativi alla rivolta di Detroit, abilmente descritta come la sommossa più devastante della storia degli Stati Uniti.
Inoltre la visione del film ha un effetto benefico da non sottovalutare: ricordare quanto sciocco ed insensato sia il razzismo, evitando l’oblio di alcuni episodi passati e contemporanei.