La celebre performer serba Marina Abramović (Belgrado, 30 novembre 1946) rimane tutt’oggi un vulcano di idee, e continua a far parlare di sè.
Inutile ricordarvi dell’importanza che riveste la carriera di questa artista. Il suo lavoro indagò sulla relazione esistente tra performance e pubblico, esplorando i limiti del corpo e le infinite possibilità della mente. Attiva da circa 40 anni, la Abramović si è autodefinita “nonna della performance art”.
Ma stando aggiornati sulle ultime attività dell’artista, vediamo come un suo ambizioso progetto tenuto in sospeso le abbia creato non poche difficoltà, oltre ad arrecarle numerose critiche nel mondo dell’arte.
Stiamo parlando del suo intento di far erigere un istituto dedicato alle arti performative: il MAI (Marina Abramović Institute), organizzazione nata online e che ancora, a quattro anni dalla decisione della costruzione, non possiede una sede fisica nella tanto desiderata New York.
Il MAI si pone come istituto che ambisce a favorire il dialogo e la collaborazione tra arte, scienza, tecnologia e spiritualità.
Qui di seguito la spiegazione di Marina sul suo meraviglioso progetto:
Un sostegno concreto a favore della sua realizzazione le è stato offerto soprattutto da parte degli ammiratori dell’artista, la quale fece partire una raccolta fondi su Kickstarter, un sito web di finanziamento collettivo (crowdfunding) per progetti creativi.
La proposta, lanciata sul sito nel 2013, ha racimolato ben 661.452 dollari da parte di quasi 5 mila sostenitori. Mentre il restante milione e mezzo di dollari le è stato devoluto da donazioni private (tra queste vi è anche il memorabile contributo da parte di Jay-Z).
Tuttavia, se il MAI non ha ancora visto la luce, la domanda sorge spontanea: dove sono andati a finire questi fondi?
Sebbene Marina Abramović non si sia mai espressa riguardo alla specifica implicazione del denaro sui lavori di costruzione, si può affermare che le donazioni su Kickstarter abbiano solo in parte coperto i costi preliminari della costruzione dell’edificio. Per giunta commissionato da due archistar, tra le più note nella scena internazionale: Rem Koolhaas e il partner Shohei Shigematsu del gruppo OMA (Office for Metropolitan Architecture).
Ma in seguito, anche il MAI non ha voluto specificare se tutto il denaro raccolto sia andato direttamente all’architetto Rem Koolhaas o se invece sia stato utilizzato per altri fini.
Intanto, Kickstarter risponde di aver garantito le restituzioni a tutti i donatori.
Ma anche qui la questione si fa controversa: in realtà, le ricompense non sono state effettuate in denaro, bensì sotto forma di azioni labili, seppur eccezionali.
In un climax di gesti performativi in relazione alla quantità di denaro ricavato, la Abramović ha cercato di coprire il suo ingente debito rimediando un abbraccio a chiunque abbia contribuito con 1 dollaro; dando un suo DVD originale a chi abbia cooperato con 100 dollari; e infine, per i fan più abbienti dalla generosità di 10.000 dollari, è stata riservata una “cena spirituale” con l’artista: una serata unica a base di zuppe e discorsi elevati in compagnia della “nonna delle performance”.
“This project was to fund the design phase of Marina’s Institute, and it’s unfortunate that the Institute will not be completed. But it’s wonderful that the project’s backers were rewarded for their support of the artist in so many ways.”
– dice un portavoce della piattaforma di crowdfunding
Per chi ancora non avesse ricevuto un riconoscimento, la Abramović invita caldamente a richiederlo, contattando l’istituto tramite Kickstarter o direttamente dal sito online del MIA.
Intanto, rimanendo in tema di progetti alquanto discussi, sta lentamente prendendo piede in tutto il mondo la sua stessa linea di macaron, che racchiudono in essi proprio il sapore della ”essenza di Marina Abramović”.
Il famoso biscotto è stato ricreato sulle basi scientifiche di un test personale, il “Papillae Questionnaire”, che associa caratteristiche e ricordi personali ai rispettivi e molteplici sapori gastronomici.
L’essenza di Marina ha dunque un colore verde mare/bluastro, un sottile strato di foglia d’oro 24K commestibile ed il sapore è dolce e aromatizzato, dal retrogusto piccante.
La misteriosa e triangolare scatola dallo stemma della famiglia Abramović contiene tre di questi macaron, dal gusto ovviamente inimitabile.
Nella creazione di questa stravaganza artistica vi è inevitabilmente una collaborazione commerciale, per cui anche qui non vi sono mancate da subito le polemiche: in ambito pubblicitario l’artista risulta forzata e le tattiche di persuasione sono malviste nella promozione del suo prodotto.
Eppure, se volessimo fare qualche riferimento artistico, il macaron di Marina si potrebbe tranquillamente paragonare al profumo Eau de Voilette (1921) di Marcel Duchamp o alle Bubble Gum Cigarettes (2012) promosse da Toilet Paper, rivista co-fondata da Maurizio Cattelan.
Ma considerata la spinosa questione precedente, sarà questo, forse, un espediente di marketing pronto ad ovviare al problema dell’organizzazione performativa?
L’essenza di Marina Abramović potrà aiutare nella realizzazione del progetto più sognato dai suoi ammiratori?
Si spera, sarebbe un buon – e gustoso – piano B.
Maggiori informazioni:
MAI contact: contact@mai.art
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