Xenia e Apophoreta-quando un biglietto fa letteratura.

Quante volte, durante queste feste, vi siete scervellati cercando di trovare una frase carina per un biglietto da corredare ai regali dei vostri cari, cercando di non scadere in banalissimi “Tanti Auguri” o “Buon Natale“? Consolatevi: non siete né i primi né gli ultimi. Il Natale, che al giorno d’oggi è un miscuglio di credenze e feste religiose di ogni tipo, corrisponde agli antichi Saturnalia, feste dell’antica Roma durante le quali ci si scambiava dei doni. Ovviamente, anche i doni dei nostri avi erano accompagnati da dei bigliettini, alcuni più originali di altri: è il caso di Marziale, famoso letterato romano del primo secolo dopo Cristo. Notoriamente, Marziale scriveva epigrammi, una forma letteraria che veniva dall’antica Grecia, che era prevalentemente associata ai riti funebri (si trattava perlopiù di incisioni sulle lapidi) e aveva carattere dedicatorio-celebrativo, e che poi con lo scorrere dei secoli si è sempre più avvicinata alla poesia. Tuttavia, la caratteristica principale dell’epigramma sta nel suo essere breve e incisivo.

“I regali fatti agli amici non sono preda del fato: avrai soltanto le ricchezze che hai donato”

 

Tra l’84 d.C. e l’85 d.C., il poeta latino pubblica due raccolte di epigrammi corrispondenti al tredicesimo e al quattordicesimo “Liber de Spectaculis“, chiamate rispettivamente “Xenia” (ξενία) e “Apophoreta” (ἀπο-ϕόρητα), parole di origine greca che designano il concetto di ospitalità e dunque i “doni per gli ospiti” per estensione, e i “doni da portar via”  alla fine di un convivio (vi ricorda, per caso, il Cenone della Vigilia?). Con queste denominazioni, Marziale intendeva dare lustro e letterarietà ai suoi componimenti, che in realtà altro non erano che biglietti di auguri accompagnati ai regali. I primi sono 127 epigrammi (124 e 3 di introduzione), i secondi constano di 223 epigrammi (221 e 2 introduttivi). Il metro usato è esclusivamente il distico elegiaco. Ma cosa avevano di particolare questi brevissimi componimenti oltre al fatto di essere dei bigliettini? Semplice: Marziale utilizzava i regali e le persone cui erano assegnati come fonte di ispirazione, scrivendo dunque sull’oggetto e magari creando qualche battuta giocosa sulla relazione che suddetto oggetto avrebbe avuto con il destinatario.

“Com’è piccolo il libro che porta il grande Virgilio! Il frontespizio porta il ritratto del poeta.”

Un’altra usanza legata in particolar modo agli Apophoreta era il fatto che si pescassero in maniera del tutto casuale, cosicché si venissero a creare anche situazioni divertenti e improbabili di cui ridere, come l’assegnazione di un pettine a un calvo. Anche noi oggi (moda in voga soprattutto tra i più giovani) facciamo una cosa simile, ma rovesciata: il Babbo Natale segreto (oggetto anche di una puntata della serie televisiva New Girl), in cui si fa il regalo alla persona di cui si è pescato il nome senza che questa lo sappia. Tuttavia, Marziale era anche famoso per la sua poca sensibilità: i suoi componimenti avevano sempre la battuta finale, ma fin troppo spesso questa risultava cinica, in alcuni casi anche cattiva, rivelando la sua visione disincantata della società. Infatti, il poeta era un satirico, criticava aspramente la società e la derideva prendendo di mira i vizi e i difetti degli uomini.

“Non spezzare quest’anfora di aceto del Nilo: finché fu vino era meno apprezzato”

Ed ecco come un semplicissimo bigliettino d’auguri, si trasforma in qualcos’altro, ed entra a far parte della letteratura. Chissà, magari tra mille anni i nostri “Buon Natale” faranno storia, ma non oggi. Quindi, se quest’anno i vostri biglietti d’auguri vi sono sembrati banali, tenete presente che potreste usare lo stile di Marziale e accompagnare ogni regalo a un breve componimento con una battuta di spirito finale, ma fate attenzione: cercate di non essere cinici come l’antico romano, qualcuno potrebbe offendersi, e voi non avrete licenze poetiche con cui salvaguardarvi!

 


FONTI

Enciclopedia Treccani

“Società Lingua e Letteratura nell’antica Roma“, Francesco Semi, Canova, traduzione Maria Carlotto Cavalcoli.

“La letteratura latina”, Giovanna Garbarino, Mondadori, 2014.

“Marziale, poeta romano: la vita e gli epigrammi”, Studia Rapido. 

“Marco Valerio Marziale”, Imperium Romanum.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.