Me Too: abusi e violenze sessuali oltre i cliché hollywoodiani

Un pezzo grosso dell’industria del cinema, decine di accuse ed il rovinoso declino della sua carriera: non è la trama di un film qualunque, ma lo scandalo che ha fatto tremare Hollywood negli ultimi mesi. Harvey Weinsten, produttore cinematografico statunitense che ha fondato la Miramax e prodotto pellicole del calibro di Pulp Fiction, vincitore di un Oscar e di sette Tony, ad Ottobre del 2017 viene accusato da più di 30 donne di violenze e molestie sessuali perpetrate a partire dagli anni ’90. Il Caso Weinstein è stato solo l’inizio: da quel momento il vaso di Pandora è stato scoperchiato, e richiuderlo è un’impresa impossibile, indegna, ingiusta. Le notizie di molestie sono aumentate, le accuse all’ordine del giorno e non riguardano più solo Weinstein ma numerose altre personalità, attoriali e non, e provengono da tutto il mondo. Per quanto un’accusa di molestia sia sempre da considerare come reale di fatto, le forze dell’ordine stanno cercando di capire, di caso in caso, se gli abusi e le violenze si siano verificati effettivamente e non siano opera di chi, per un secondo momento di notorietà, cerca spregevolmente di cavalcare l’onda nera che il vaso di Pandora ha lasciato defluire.

Eppure, violenze, abusi e molestie di natura sessuale non si verificano solo ad Hollywood. E – si noti bene – non sono indirizzati solo nei confronti delle donne. Secondo le statistiche, il posto di lavoro è il luogo più comune dove esse vengono messe in atto e, generalmente, avvengono laddove il rapporto tra vittima e carnefice sfrutta lo squilibrio di potere che intercorre tra i due, il quale può riguardare il capitale economico, il capitale sociale, l’età, il genere, ecc.

Nel 2017, i casi sono stati più eclatanti perché le vittime hanno iniziato a far sentire la propria voce e si è venuto a creare un vero e proprio “gruppo di sostegno”, una campagna social ideata dall’attivista Tarana Burke e rilanciata dall’attrice Alyssa Milano su Twitter con l’hashtag #metoo per invitare tutti a smettere di porre il sigillo del silenzio sugli abusi subiti, e che ha generato sostegno anche dalla controparte con un #ihave, per sensibilizzare su quanto, talvolta, le molestie sessuali possano celarsi anche dietro a comportamenti apparentemente innocui. Tra le migliaia di tweet, spicca quello di McKayla Maroney, ginnasta olimpica della nazionale USA, la quale si unisce al coro delle donne – il cui numero è salito a 125 ad Agosto e tra le quali è presente anche Aly Raisman, vincitrice di sei medaglie olimpiche – vittime di abusi da parte del (ormai ex) medico ufficiale, Lawrence G. “Larry” Nassar.

Le persone dovrebbero sapere che non sta succedendo solo ad Hollywood. Questo sta succedendo ovunque. Ovunque ci sia una posizione di potere, sembra esserci una possibilità per l’abuso. […] Sono stata molestata dal Dr. Larry Nassar […] mi disse che stavo ricevendo “un trattamento medico necessario” che stava operando su pazienti per più di 30 anni. È iniziato quando avevo 13 anni e non è finito fino a quando ho lasciato lo sport. Sembrava che qualora e dovunque quest’uomo ne avesse l’occasione, io venivo“curata”. […] Per me, la notte più spaventosa della mia vita è stata quando avevo 15 anni. Avevo volato tutto il giorno e tutta la notte con la squadra per arrivare a Tokyo. Lui mi aveva dato una pillola per dormire durante il volo, e la cosa che so dopo è che ero da sola con lui nella sua camera d’albergo, ricevendo un “trattamento”. […] Il nostro silenzio ha dato alle persone sbagliate potere per troppo tempo, ed è ora di riprenderci il nostro potere.

McKayla Maroney

Non finisce qui: abusi e violenze sessuali sono stati riscontrati anche alla BBC e nell’ambiente giornalistico, nel mondo della moda, al Parlamento del Regno Unito, nei campus universitari da studenti e professori… La lista è ancora molto lunga e potrebbe continuare per molte righe. Ci teniamo tuttavia a sottolineare, come già precedentemente detto, che non sono solo le donne ad essere vittime di molestie sessuali. Gli uomini possono esserlo, e lo sono, a loro volta, sia da parte di altri uomini sia da parte di donne. Gli esempi non mancano neanche in questo caso: l’attore Kevin Spacey si è ritrovato coinvolto in un gran numero di accuse da parti di uomini e ragazzi, ed è sempre più marginalizzato dal cinema; il bodyguard di Mariah Carey ha accusato la pop star di molestie; l’attore Terry Crews ha dichiarato, in linea con il movimento #metoo, di essere stato “palpeggiato agli attributi” da un produttore ad un evento di lavoro di fronte alla moglie.

Come stai oggi
Sexy?
(Dalla campagna “Molestie sessuali, conoscere dov’è la linea”

Abusi e violenze sessuali possono accadere a chiunque, senza distinzioni di razza, età, orientamento sessuale o identità di genere. Ragazzi e uomini che hanno subito molestie sessuali possono avere e hanno le stesse reazioni degli altri “sopravvissuti” alle violenze, che possono sfociare in un vero e proprio disturbo post traumatico, ma sono costretti ad affrontare ostacoli aggiuntivi causati da atteggiamenti e stereotipi riguardanti la mascolinità. Smettiamola di giudicare: ognuno di noi, almeno una volta, è stato dalla parte di un #metoo o di un #ihave, se non di entrambe. Prendere coscienza ed apportare un cambiamento, quello sarebbe la vera svolta in positivo: #wewill.

Credits

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Un commento su “Me Too: abusi e violenze sessuali oltre i cliché hollywoodiani”