“Oltresofia. L’umanità dietro le sbarre” è il libro che nasce spontaneamente dall’esperienza concreta dell’autrice, Paola Saporiti, come volontaria al carcere di Bollate.
Paola Saporiti è attualmente docente di storia e filosofia in un liceo scientifico e consulente filosofico. È ideatrice del Cafè Philò, momento di filosofia pratica, nonché di condivisione e scambio, culturale ed esperienziale.
Il Cafè Philò consiste nel ritrovarsi, per un caffè dopo cena, ogni terzo martedì del mese, per dialogare, a partire da una frase, una poesia, una canzone o un tema, in cui chi parla può esprimere le proprie riflessioni, emozioni o esperienze, in merito ad esso.
A partire dal 2014 Paola Saporiti ha deciso di estendere il suo progetto ad una realtà diversa da quella dei precedenti incontri: il carcere di Bollate.
La Casa di reclusione di Milano Bollate possiede, infatti, una Commissione Cultura, composta da alcuni educatori e da una ventina di detenuti. In questa sede vengono prese le decisioni riguardanti le iniziative culturali da promuovere ai compagni. Il Cafè Philò è stato accolto favorevolmente da entrambe le parti e proposto agli altri carcerati.
Agli incontri, tenuti il sabato pomeriggio, hanno partecipato non solo i detenuti, ma anche giovani liberi, studenti liceali e universitari.
Sono emerse riflessioni profonde, emotivamente forti e coinvolgenti, su temi quali il perdono, la rabbia e l’attesa, il successo.
Paola Saporiti riporta tutto ciò nel suo libro, con molta discrezione, cambiando i nomi di chi parla e afferma che non c’è distinzione fra carcerati e persone libere, tutti parlano e intervengono liberamente, sono sullo stesso piano. Questi scambi hanno il sapore di una rinnovata libertà.
Il libro è presentato da Gherardo Colombo, ex magistrato italiano, il quale ritiene il progetto di Paola Saporiti “un percorso che contribuisce a far riacquisire il senso della dignità e, quindi, a rimediare i guasti che la commissione del reato ha provocato in chi l’ha commesso”.
Nel libro di Paola Saporiti c’è proprio tutto: la passione per la filosofia – abbinata all’esperienza vissuta – e per la cultura in generale; l’interesse per la cittadinanza e l’impegno civile, che lei stessa promuove ai sui studenti di liceo; l’attenzione per l’arte.
Nell’immagine di copertina c’è un quadro realizzato da Antonio Pizzolante, artista importante nel panorama pittorico contemporaneo, durante uno dei momenti in carcere. A partire dal 2015, infatti, si sono tenuti due incontri, in cui a dialogare non era solo la parola, ma anche l’arte pittorica. Antonio Pizzolante, amico dell’autrice, ha accettato con entusiasmo di dipingere sul momento ciò che emergeva dalle riflessioni dei presenti. Ne sono nati quadri interessanti, che vengono proposti al lettore, all’interno dell’opera, tra una riflessione e l’altra.
Fino al 2015 gli incontri filosofici si sono tenuti nel reparto maschile. A partire da questa data, invece, essi si sono svolti anche in quello femminile. Ne è nato a proposito un altro bellissimo testo, un e-book, intitolato “Essere donna e pensare colorato”.
Come scrive Laura Boella, docente di filosofia all’Università Statale di Milano, nell’introduzione a questo libro “portare la filosofia in carcere è un atto di coraggio, che espone al rischio di spacciare il pensiero come consolazione o semplicemente fuga provvisoria in un mondo di parole immune dai confitti, dalle speranze e dalle angosce della vita reale”.
Paola Saporiti è riuscita ad ideare e portare avanti un progetto che non riguarda la cultura intesa come studio, ma come vita concreta. Esso è pieno di umanità, un’umanità che caratterizza l’autrice come persona, piacevolmente cordiale e preparata. Paola ha saputo portare questa umanità in una realtà emarginata, spesso macchiata da troppi pregiudizi ed estremamente delicata. Lo ha fatto con un atteggiamento comprensivo, dolce e attento, pronto alla condivisione e a ricevere, senza la pretesa di insegnare.
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