Gli album del mese secondo la redazione

Nonostante il Natale e la frenesia che immancabile accompagna i giorni che lo precedono, la redazione non manca di ascoltare musica nuova e non. Tranquilli, nessun canto di Natale nè coro celestiale. Ecco dunque i loro consigli del mese!

Buon ascolto!

Giuseppe Allegra

Pop2 di Charli XCX: Per questo mese volevo cambiare genere e anche epoca, ma l’uscita di questo gioiello mi ha coinvolto così tanto che sarebbe stato intellettualmente disonesto non concedergli lo spazio che merita. Si continua dunque sulla corrente elettronica e innovazione con questo mixtape (non uscito fisicamente, ma solo in digitale) di una delle migliori produttrici e cantautrici in circolazione, che con questo mixtape – ricco di collaborazioni e suoni sperimentali per il pop contemporaneo, come il “fratello maggiore” Number 1 Angel – si riconferma una delle voci più interessanti del panorama attuale.

Valentina Camera

SxM dei Sangue Misto: Se volete tornare agli albori della cultura hip-hop in Italia, questo è decisamente l’album da cui partire; non a caso Rolling Stone l’ha messo al venticinquesimo posto nella classifica dei cento migliori album italiani. È l’unico album dei Sangue Misto, gruppo formato da Andrea Visani (Deda), Giovanni Pellino (Neffa) e Sandro Orrù (Dj Gruff). In questo disco potete trovare di tutto, soprattutto novità e voci giovani, testi semplici accompagnati da ritmi che in Italia non erano ancora arrivati. Una perla per chi volesse scoprire di più su un genere molto affermato il cui scenario odierno è controverso. Ciò che mi ha sorpresa di più è Neffa, ora cantautore pop e in quegli anni rapper all’avanguardia: un lato di lui che non conoscevo e mi ha affascinata.

Susanna Cantelmo

Elvis’ Christmas Album di Elvis Presley: Rimaniamo ancora sul classico. Per me a dicembre c’è un solo ed unico album di Natale, quello di Elvis Presley: Elvis’ Christmas Album. In molti non ne conoscono l’esistenza, eppure quando uscì nell’ottobre del 1957 riscosse un grande successo. Di per sé non è nulla di originale, ma si distingue tra la miriade di album natalizi per la voce di Elvis The Pelvis che riscalderebbe il cuore anche nelle serate più fredde.

Umberto Colombi

Blues for the red sun dei Kyuss (Dali Records, 1992): Il disco che sancisce la nascita di un genere musicale: Josh Homme collegò la chitarra e Stoner fu. Bassi devastanti conditi dai riff più “badass” degli anni ’90 direttamente dall’assolata e arida Palm Desert. Il gruppo californiano registrerà altri 2 album che contribuiranno enormemente alla definizione del genere, ma rimango particolarmente affezionato al primo della trilogia.

Maria Chiara Fonda

Slow isThe New Loud di Dardust: Dardust è un progetto del compositore e produttore discografico Dario Faini, che unisce musica strumentale e musica elettronica. Slow is e The new Loud sono in realtà due album differenti, ma complementari, come suggerito dalla continuità dei due titoli e dalle copertine, simmetriche ma con colori opposti. Il primo disco bianco e delicato, interamente eseguito da pianoforte e archi, il secondo più scuro e irrequieto, con l’aggiunta delle sonorità elettroniche. Nel complesso un progetto coinvolgente e affascinante, molto bello anche dal vivo.

Giulia Laregina

The Devil’s Walk – Apparat (2011)Ho scoperto questo disco grazie a Dark, prima produzione originale di Netflix Germania, rilasciata all’inizio di questo mese. Tra i tanti pregi di questa incredibile serie c’è anche la sua pazzesca colonna sonora, un mix di pezzoni anni ’80 e di brani più recenti che spaziano fra il dream pop e l’elettronica. Particolarmente rappresentativa di questa seconda anima della colonna sonora è Goodbye, la canzone usata come sigla di apertura della serie, contenuta appunto nell’album in questione. The Devil’s Walk è un album malinconico e sognante, da ascoltare durante un lungo viaggio in treno per tornare a casa.

Erika Mancini

Go di Jónsi: Primo lavoro da solista di Jón Þór Birgisson, vocalist degli islandesi Sigur Rós, uscito nel 2010. Vi si ritrovano in parte le atmosfere magiche e oniriche che hanno reso tanto celebre la band islandese, grazie soprattutto agli arrangiamenti orchestrali dell’artista Nico Muhly e al singolare, inconfondibile timbro vocale del frontman. Tuttavia, Jónsi riesce a discostarsi dal passato, proponendoci un lavoro dai toni pop, dinamico e vivace, una vera e propria boccata d’aria fresca. Particolarità del disco sono senza dubbio le lyrics, scritte ed interpretate in parte in islandese, in parte in inglese. Un disco interessante e accattivante, consigliato per cominciare l’anno nuovo con una buona dose d’energia positiva.

Stefano Marmondi

Songs for the deaf dei Queens Of The Stone Age: Album concepito in maniera ottima, dove la distorsione la fa da padrona e la voce di Josh arriva ai massimi livelli. I riff di chitarra rimangono in testa perché ben pensati, mentre altrove si nota la presenza di Dave Grohl alla batteria per la notevole carica data con le bacchette. Se bisogna fare un viaggio in macchina, questo è un buon album da passare all’autoradio.

Guglielmo Motta

Gemini di Macklemore: Il disco di Benjamin Haggerty, in arte Macklemore, mischia gioia e divertimento, passione per la musica e voglia di vivere. Attraverso alcuni singoli, tra cui Glorious in collaborazione con Skylar Grey e Good old days in featuring con Kesha, il rapper di Seattle compie un’operazione di successo con il suo secondo album da solista. Da scoprire.

Fabio Sorrenti

Oh Vita di Jovanotti: Che cosa avrà ancora da dire/dare un cinquantunenne alle prese con il suo 14esimo album di inediti in trent’anni di carriera? Questo grossomodo l’approccio col quale ho ascoltato inizialmente Oh, Vita!, salvo poi accettare senza grossi patemi di essere di fronte a un progetto che va oltre alle semplici 14 tracce e che vede da un lato per la prima volta il leggendario produttore Rick Rubin collaborare con un artista nostrano e dall’altro in parallelo il lancio di un film, di un libro e di un temporary store (13 giorni) con jam sessions quotidiane. è proprio il caso di dirlo: “Gimme five: all right!”

Gaia Epicoco

The Ooz di King Krule (True Panther Sounds, 2017)Krule sta lentamente ritagliandosi un ruolo di spicco all’interno del panorama musicale internazionale. Dopo l’esordio travolgente con 6 Feet Beneath The Moon il giovane inglese ha continuato a produrre album di alto livello, giungendo al terzo lavoro in studio, The Ooz appunto, un disco che va ascoltato con calma, pezzo per pezzo, lasciandosi condurre dalla voce sporca e graffiante dell’artista attraverso le vie di Londra, ascoltando storie torbide e storie sboccate, storie oniriche e surreali, con suoni che spaziano dal jazz al soul, dal blues al post-punk. La maestria con cui l’artista gioca con i suoni si lega alla maestria con cui gestisce la voce. The Ooz non è, a parer mio, il suo lavoro migliore, ma è certamente prova dell’enorme talento del giovane 23enne.

 


Credits:

copertina

 

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