Uscito per Universal Music Italia il 1 dicembre, Oh, Vita! è il quattordicesimo album di inediti di Lorenzo Cherubini Jovanotti in ormai trent’anni di carriera. È composto da 14 tracce e non presenta collaborazioni.
Nell’analisi di questo disco si sarebbe potuta puntare la lente d’ingrandimento sul grande successo dei precedenti tre lavori (Safari 2008, Ora 2011 e Lorenzo 2015cc), che avevano portato Jovanotti dentro gli stadi una prima volta nel 2013 e una seconda due anni dopo, a cui si sarebbero aggiunte le incredibili aspettative di questi ultimi mesi (basti pensare alle dieci date annunciate al Forum di Assago per Febbraio). Così facendo però sarebbero state omesse alcune considerazioni assolutamente nevralgiche nella complessità del progetto Oh, Vita!.
I riferimenti vanno da un lato al netto cambiamento artistico, dovuto alla straordinaria collaborazione con un gigante della musica come Rick Rubin, il quale ha reso in tempi non sospetti il rap mainstream. Dall’altro a tutto quel che ha a che fare con la promozione: il JovaPopShop, un temporary store (su cui andrebbe scritto un articolo a parte) aperto dall’1 al 13 dicembre a Milano in piazza Gae Aulenti, chiamato così in onore del POP SHOP che Keith Haring aprì a New York negli anni ottanta, una rivista letteraria chiamata SBAM! (come la decima traccia del disco) e il #Jovaday del 10 dicembre, dove quasi 50000 persone si son recate al cinema a guardare il docufilm Oh, Vita! Making an album.
Fin dalla copertina, l’artista toscano non si nasconde: nell’immagine lo si vede in stato quasi primordiale, barba lunga e una semplice maglietta bianca. Si tratta del suo primo album da adulto: del primo, vale a dire, composto solo in qualità di padre e non più di figlio. Anche il video della title track assume una valenza molto alta: siamo nel quartiere dove ha vissuto i primi vent’anni di vita, a pochi passi da San Pietro. Dopo la morte del “babbo” Mario infatti, il Vaticano si è ripreso la casa ove i Cherubini, nativi di Cortona, avevano vissuto a lungo. Da un tale senso di perdita, l’ormai cinquantunenne è riuscito a ottenere, con tenacia ed immancabile infantilità, la voglia di conquistare quella che per lui è una nuova vita.
Il disco contiene due anime, una che segue la tradizione nazionale, riscontrabile in canzoni come Chiaro di Luna, Ragazzini per Strada o Paura di Niente, e l’altra meramente hip-hop, in tracce quali SBAM! o Fame.
Nella prima è forte l’impronta del producer californiano, il quale ha operato in maniera opposta a quella abituale del toscano, tentando di togliere tutto ciò che era superfluo, quando i precedenti lavori, in particolare gli ultimi due album di inediti, erano elaborati e arricchiti di sovrastrutture, atte a nascondere i suoi limiti vocali. Grazie a Rubin, ci si imbatte in un insieme di ballad caratterizzate da arrangiamenti scarni, che al primo ascolto possono cogliere impreparati e disorientare. Con la dovuta pazienza però ci si accorge che Jovanotti ha lasciato spazio a Lorenzo, maturo e ispirato, di un’autenticità imperfetta come la sua intonazione, ma diretta e rara. Si può qui ritenere di essere di fronte a un vero e proprio cantautorato 2.0.
Dall’altra parte vi è il vero ritorno alle origini, cioè ai primi anni 90 (Jovanotti nasce DJ e si può considerare tra i pionieri del rap in Italia), soprattutto per quanto riguarda i testi. Il ritmo è incalzante e sono presenti molti più strumenti, ma non vi è più il pop elettronico che tanta fortuna gli aveva garantito nel recente passato. La voce non è mai doppiata, né intonata grazie alla tecnologia: i rimandi sono da farsi al “selvaggio” che va dal 1997 al 2005. Anche questa modalità espressiva è dovuta alla presenza del produttore: in una recente intervista infatti, Jovanotti ha raccontato di come questi lo abbia fatto sentire “piacevolmente attratto” dall’idea di parlare di sé per mezzo di una linea espressiva old shool.
Oh, Vita! merita un ascolto solitario e prezioso ove l’influenza del maestro Rubin è facilmente tangibile, benché altamente sorprendente nella sua concretizzazione. “Libertà” è una parola che torna spesso nel corso dell’ora di ascolto: questo concetto, che nel caso specifico può intendersi come il privilegio di esprimersi appunto “liberamente”, è stato sfruttato nel migliore dei modi. Questo disco è stato fatto per piacere in primis a chi sta intorno a Lorenzo, dalla moglie alla figlia, senza dover preoccuparsi dell’opinione della massa.
Jovanotti ha rimesso in discussione tutto tornando a trent’anni fa, quando, da semplice appassionato di musica girava l’Italia inseguendo un sogno. Da qui la ragione del titolo, riferimento pascoliano: Lorenzo in questo album si abbassa alla conoscenza dei primi uomini, i quali ancora non sapevano niente, come un fanciullino. Questa necessità di tornare agli albori risulta essere un tentativo ben riuscito: la musica torna completamente al centro; all’immediato riscontro odierno (che egli, in ogni caso, otterrà) è stato preferito un prodotto artistico che rimanesse nell’immaginario, a cui si colleghi possibilmente in futuro un ricordo positivo.
Personaggi intervenuti (fino al 12 dicembre) al Jova Pop Shop
Vasco Brondi, Joan Thiele, Selton, Jack Jaselli, Saturnino, Luca Carboni, Bud Spencer Blue Explosion, Istituto Italiano de Cumbia, Samuel (Subsonica), DJ Ralph, Federico Zampaglione, Folco Terzani, Toto Cutugno, Don Joe, Ackeejuice Rockers, Bebe Vio, Cosmo, Takagi e Ketra, Rocco Hunt, Bamboo, Rkomi, Mangaboomusic, Francesca Michelin, Claudio Cecchetto, Charlie Charles, Big Fish, Merk & Krmt.
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- Speciale TG1 su Jovanotti di Vincenzo Mollica
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