A uno degli incontri aperti al pubblico ospitati dall’Università degli Studi di Milano durante la sesta edizione di Bookcity, l’eccentrico ospite Oliviero Toscani si è accanito con determinazione contro le nuove generazioni e contro la tecnologia. Il fotografo di fama mondiale accusa provocatoriamente i giovani di una letargia che impedisce l’avvenire di nuove rivoluzioni senza però offrire loro possibili soluzioni. Toscani forse ignora la profonda consapevolezza che tratteggia le ultime generazioni. La tecnologia è rimproverata di essere la causa finale di un decadimento culturale e di privare le giovani menti di creatività e originalità. Probabilmente non conosce artisti come Esteban Diacono.
Chi è Esteban Diacono?
Esteban Diacono si definisce un motion graphics designer e rifiuta umilmente il titolo di artista, in quanto crede che esso celebri eccessivamente l’opera e il creatore stesso. Formatosi in un primo momento come designer grafico a Cordoba, è costretto prematuramente a interrompere gli studi per cause di natura economica. Esteban Diacono non si lascia scoraggiare e investe gli ultimi risparmi in un computer e in alcuni libri, inaugurando un percorso da auto-didatta. Il suo talento attira varie proposte di lavoro che gli permettono di confrontarsi con i migliori comunicatori visuali del campo e di ampliare i suoi orizzonti. Dopo un soggiorno di tre anni presso l’azienda Steinbranding, il progettatore ha occasione di collaborare con il pianista islandese Olafur Arnalds: il video musicale Ljósið (“La luce”) ha un tale successo che lo induce a intraprendere una carriera da solista come motion graphics designer.
Cos’è il motion graphics design?
Il motion graphics design è un ramo del design grafico di cui sfrutta i principi nel contesto di produzione video attraverso l’uso di animazioni o di tecniche filmiche. Sono sufficienti un fondale grigio, una figura umana e il pacchetto software Cinema 4D perché Esteban Diacono realizzi animazioni in 3D di potente impatto visivo. Ogni lavoro ha una propria identità e insieme un filo rosso che li congiunge: la forte presenza umana. I soggetti del designer sono corpi umani soggetti a una riformulazione materiale o fisica: le animazioni restituiscono agli occhi dello spettatore busti realistici che si rivelano di gomma quando sono soggetti a colpi invisibili che ne distorcono innaturalmente le forme. Un’altra serie di figure organiche sono realizzati in frammenti minuscoli di metallo e di varie forme: l’autore cerca di provocare nel pubblico i sintomi della trifofobia, una paura intensa e irrazionale innescata dalla visione di piccoli buchi o protuberanze.
Il lavoro di Esteban Diacono confuta la sfiducia di Oliviero Toscani nei confronti delle nuove e future generazioni e della tecnologia: come la fotografia, anche i nuovi strumenti informatici costituiscono un nuovo mezzo di espressione e soprattutto possiedono la potenzialità di diventare una futura forma d’arte e di essere riconosciuti come tale.