La ballata del carcere di Reading è l’ultima opera di Oscar Wilde. Fu scritta dopo l’esperienza dell’autore nel carcere omonimo, in cui fu tenuto prigioniero dopo essere stato condannato per omosessualità nel 1895. Dopo la scarcerazione, arrivata in seguito a due anni di lavori forzati, Wilde compose il poema, la cui drammaticità lascia trasparire quanto l’esperienza lo avesse profondamente mutato. La ballata del carcere di Reading venne pubblicata nel 1898, inizialmente sotto lo pseudonimo di C.3-3, il numero da prigioniero di Wilde.
Nell’opera Wilde non parla direttamente della sua esperienza ma, si concentra sulla vita dei carcerati in generale. In centonove stanze descrive infatti gli incontri con gli altri prigionieri, in particolare quello con Charles Thomas Wooldridge, condannato a morte per l’omicidio della moglie, alla cui memoria è dedicato il poema stesso. Partendo dalla vicenda di Wooldridge, Wilde costruisce, in forma di ballata popolare, una riflessione sui paradossi della moralità emergenti dalle condizioni di vita carceraria, con una critica al sistema penale vittoriano.
Si inizia quindi con la descrizione di Wooldridge: la maggior parte dei versi della prima parte sono dedicati infatti al suo aspetto e alle sue emozioni. Vi è poi un confronto tra la situazione dei carcerati e quella degli altri uomini; in particolare, viene ripetuto che, così come Wooldridge, each man kills the thing he loves: ogni uomo uccide ciò che ama.
Le emozioni sono ancora più considerate nella seconda parte, nella fattispecie quelle che il condannato prova con l’avvicinarsi dell’esecuzione. Non è triste e pensa a godere del tempo che gli rimane, cosa che lascia stupiti gli altri prigionieri. L’indifferenza di Wooldridge viene descritta anche nella terza parte, in cui il condannato mostra addirittura soddisfazione. Wilde si sofferma poi sulla vista della tomba che è stata scavata per il cadavere di Wooldridge, quella verso la quale, dopo l’esecuzione, lo scrittore e gli altri detenuti si incamminano tristi e intimorti. Qui si ravvisano esplicitamente le riflessioni sulla vita e la morte, e il modo in cui l’idea di morte imminente influenzi il comportamento. Il poeta usa numerose immagini per riflettere sull’aspetto negativo della morte; enfatizza inoltre i sentimenti che prova mentre è costretto a vedere altre persone in attesa di morire.
Il tema della condizione dei carcerati diventa il nucleo del poema nella quinta parte. La riflessione si concentra sull’oscuro, il malessere e altri orrori della vita carceraria; vi è anche una maggiore concentrazione dei riferimenti a Dio e Cristo. Non è casuale dato che si affrontano le implicazioni religiose nella sofferenza: i prigionieri, nella maggior parte dei casi si ritrovano a cercare la religione; pare una conseguenza dell’ambiente in cui sono costretti a vivere, in cui ogni cosa è oscura e sembra non esista più alcuna speranza.
Il poema si conclude poi con un riassunto in cui vengono ripresi i punti più importanti, dalla inevitabilità della morte all’indifferenza di Wooldridge, contrapposta alla paura degli altri prigionieri.
L’ultima stanza riprende poi quella più famosa del poema:
“And all men kill the thing they love, “E tutti gli uomini uccidono ciò che amano,
By all let this be heard, Lo intendano tutti,
Some do it with a bitter look, Lo fanno alcuni con sguardo rancoroso,
Some with a flattering word, Lo fanno altri con una parola lusinghiera,
The coward does it with a kiss, Il codardo lo fa con un bacio,
The brave man with a sword! ” L’uomo coraggioso con una spada!”
(Oscar Wilde, The ballad of Reading Gaol)
La reiterazione di questa idea è dovuta al tentativo di giustificare il crimine del prigioniero. Il narratore intende umanizzare l’atto del compagno di carcere. Nella seconda stanza questa idea è estesa e si parla delle avversità affrontate da Wooldridge, il cui rammarico è esplicitamente descritto. Il verso and all men kill the thing they love, chiaro riferimento al Mercante di Venezia di Shakespeare, è anche un’allusione alla vita di Wilde. Tutti quelli che ha amato hanno sofferto. Lui stesso è stato danneggiato da chi ha amato di più.
Oscar Wilde “De Profundis The Ballad of Reading Gaol & Other Writings”. Wordsworth Editions Ltd (7 maggio 1999)
Appunti corso Letteratura inglese III 2010/2011 Università degli studi di Milano