Cast di quelli convincenti, efficaci, ai quali basta presentarsi sullo schermo per incuriosire il più scettico degli spettatori. La grandiosità degli attori scritturati spazia da Johnny Depp a Judi Dench, da Michelle Pfeiffer fino ad arrivare a Willem Dafoe. Il regista Kenneth Branagh rielabora uno dei romanzi di maggior successo della scrittrice di gialli britannica più influente dell’ultimo secolo, pur presentando la storia in chiave più moderna rispetto alla versione cinematografica del 1974 (regia di Sydney Lumet).
Sullo sfondo della Gerusalemme del 1934 appare infatti il celeberrimo detective Hercule Poirot che, risolto l’ennesimo arcano, trova sistemazione presso il lussuoso Orient Express. All’apparenza tranquillo e confortevole, il viaggio si trasformerà in una scena di omicidio, resa ancor più suggestiva dall’improvvisa valanga che blocca i passeggeri nel mezzo del nulla. Da qui prende avvio l’accurata e complessa investigazione del detective che lo porterà a rivalutare ciò che sia giusto o sbagliato, rivedendo l’idea stessa di giustizia.
Dopo un’incursione nell’universo Marvel ed il live-action di Cenerentola, Branagh sale su un treno la cui destinazione non assume una grande rilevanza o, almeno, non tanto quanto l’idea stessa del mezzo che viaggia. La tappa più importante dell’Orient Express è l’Orient in sé, visto come spazio dove la vera avventura ha luogo e manifestazione. L’ambiente quasi claustrofobico del treno è reso perfettamente dalle continue inquadrature fuori campo, dall’alto, dal basso e dall’esterno. Particolarmente efficaci i piani sequenza che seguono i personaggi lungo i stretti corridoi del treno proseguendo nelle compresse cabine. Questo permette di avere una maggiore consapevolezza dello spazio ristretto nel quale l’intera vicenda ha svolgimento, consentendo l’immedesimazione e la comprensione del nervosismo dei passeggeri a bordo.
Vi è poi un cambiamento di linea seguito da un inseguimento sulla neve, che allarga improvvisamente l’orizzonte ormai “compresso” nei vagoni. Questo permette di discostarsi da quella linea teatrale che sembrava ormai esser stata intrapresa dal regista. Pur non stravolgendo la figura del protagonista originale, quello qui proposto si presenta più giovane e spigliato rispetto a quello a cui i lettori della Christie sono abituati.
La rielaborazione non manca, ma non rischia di essere eccessiva. L’intrattenimento è assicurato dai ben realizzati movimenti di macchina ed una buona fotografia. Un film che vale il prezzo del biglietto, nonostante si discosti dallo stile previsto ed atteso.
Per chi sa apprezzare la nuova chiave moderna con la quale è stato pensato questo film è fortemente consigliata una tappa nelle sale.