Il piccolo borgo di Monterchi deve il suo nome al Mons Herculis (Monte d’Ercole), ossia la collina isolata su cui si erge.
Situato in provincia di Arezzo, nell’alta Valtiberina, fu il paese nativo di Monna Romana di Perino, madre di Piero della Francesca (Borgo San Sepolcro 1412 – Borgo San Sepolcro 1492), il quale decise, nel 1459, di recarsi in tale luogo ricco di memoria familiare per approfondire il legame con la terra materna.
Per onorare la memoria della madre, Piero della Francesca operò in quegli anni alla realizzazione dell’affresco denominato Madonna del Parto, opera espressione della maturità dell’artista, pensata per la parete di fondo dell’altare maggiore dell’antica chiesa di Santa Maria di Momentana, un’isolata località di campagna alle pendici della collina di Monterchi.
L’affresco, il cui committente risulta sconosciuto, esprime una tematica insolita per la pittura italiana, quella di Maria gestante; la figura della Vergine, inserita dall’artista all’interno di un baldacchino, con la mano sinistra si appoggia sul fianco, la destra è atteggiata verso un delicato e materno gesto protettivo verso il ventre.
Il ricco e pesante panneggio del sipario si apre specularmente ed è sorretto da due angeli contrapposti che, con questo gesto, vogliono far convergere l’attenzione sulla Vergine al centro dell’opera, di dimensioni ben più grandi rispetto agli agli altri personaggi, così da sottolinearne l’importanza del ruolo che riveste. L’assoluta simmetria dei due angeli è garantita dall’utilizzo del medesimo cartone rovesciato da cui sono stati ricavati.
La tenda del baldacchino è ben associabile a quella sotto cui era posta l’Arca dell’alleanza, a cui rimanda il corpo stesso di Maria, che tiene in grembo Cristo, portatore della nuova alleanza con l’uomo; inoltre, è possibile notare, come la decorazione di tale tendaggio sia ricca di melograni, altro riferimento cristiano in quanto simboli della Passione.
L’affresco della Madonna del parto ha subito, nel corso degli anni, una lunga vicenda di restauro.
Già nel Settecento, a causa di problematiche inerenti la conservazione dell’opera, si erano resi necessari lo stacco dell’affresco e la sua collocazione in una nicchia presso l’altare maggiore della cappella cimiteriale di Monterchi. A causa probabilmente di motivazioni tecniche legate al procedimento dello stacco, in questa occasione si mantenne la conservazione della sola parte centrale dell’immagine, che è quella visibile oggi, mentre andarono del tutto perdute le parti circostanti e la conclusione del baldacchino in alto.
L’opera ha subito danneggiamenti dovuti a due gravi terremoti che colpirono gravemente la Cappella del cimitero di Monterchi: il primo nel 1789 e il secondo il 26 aprile 1917 di ben maggiore intensità. In questa occasione si rese necessario lo spostamento dell’opera, che venne data in custodia temporanea alla locale famiglia Mariani.
Tra i vari restauri che nel corso degli anni, possiamo ricordare quello del 1910, che comportò l’applicazione di un nuovo supporto di sostegno, costituito da rete metallica e gesso all’interno di un telaio ligneo.
Nel 1919 la Madonna fu trasferita alla Pinacoteca di Sansepolcro fino a quando, nel 1922 venne ricollocata a Monterchi nella Cappella del Cimitero.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, più precisamente nella primavera del 1944, il governo dispose di concentrare i principali capolavori italiani, tra cui la Madonna del parto, in luoghi sicuri al fine di sottrarli ai bombardamenti e ai saccheggi dei tedeschi.
Nel 1956 l’opera venne spostata in una nuova cappella del cimitero realizzata ristrutturando la preesistente, e qui rimase fino a quando tornò ad essere oggetto di interesse, alla fine degli anni ottanta, in occasione di un progetto per Piero della Francesca, un complesso programma di studio e restauro messo in atto proprio in quegli anni e diretto dalla Soprintendenza di Arezzo grazie al supporto finanziario di un’importante banca locale. Fulcro di questo valido progetto era soprattutto il ciclo di affreschi raffiguranti la Leggenda della vera Croce nella chiesa di San Francesco ad Arezzo.
Tale lavoro, a partire dal 1987, ha incluso anche il recupero della Madonna del parto di Monterchi.
Per prima cosa l’opera fu sottoposta ad approfondite indagini preliminari di tipo storico, diagnostico, chimico e stratigrafico, che comprendono precise osservazioni sullo stato di conservazione e sulla tecnica di esecuzione. I risultati ottenuti furono poi documentati da una mostra e da un catalogo nel 1989.
Nel 1992 la Madonna fu trasferita dalla cappella del cimitero all’interno degli ambienti dell’ex scuola elementare di Monterchi, dove è visibile ancora oggi in attesa di una migliore collocazione. Questa nuova sistemazione facilitò i lavori di restauro condotti da Guido Botticelli sotto la direzione della Soprintendenza di Arezzo.
Valutate le condizioni generali dell’affresco e i suoi problemi conservativi, il restauratore ha agito così da recuperare le zone più compromesse senza attuare delle modifiche troppo invasive che avrebbero potuto snaturare l’opera. Inoltre, grazie a studi approfonditi, si è riusciti a limitare le cause del degrado e a inserire la Madonna del parto, una volta concluso il restauro, all’interno di un controtelaio metallico.
Terminati i dovuti restauri, negli anni successivi, l’affresco è pronto per essere valorizzato al meglio e mostrato al pubblico. Si decide quindi di mantenerlo nella ex scuola di Monterchi dove, per l’occasione, è stato adibito un piccolo museo monografico.
Bisogna tenere in considerazione che questo luogo non è nato come ambiente pensato per esporre opere d’arte, ma gli è stata donata una seconda vita, quindi risulta molto più difficile agire al meglio a fini conservativi.
In questo caso, per garantire la corretta temperature e il giusto grado di umidità nella stanza, si è pensato di progettare una speciale teca climatizzata che sia anche in grado di consentire una corretta fruizione dell’opera da parte del pubblico.
Il museo inserisce, nei suoi ambienti, una serie di pannelli esplicativi che documentano la storia dell’opera e dei restauri effettuati; inoltre, è stato aggiunto, un chiaro video illustrante la vita di Piero della Francesca.
La Madonna del parto di Piero della Francesca è visibile presso il Museo della Madonna del Parto in via della Reglia, 1 a Monterchi. Il museo è aperto dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 17.00 tutti i giorni eccetto il martedì al costo di 6,50 euro per il biglietto intero e 5,00 euro il ridotto. L’ingresso è gratuito per le donne in gravidanza.
L’arte tra noi, il rinascimento e la maniera moderna, edizione Bruno Mondadori, a cura di Cristina Fumarco, anno 2007