Il Natale è un periodo incantato: le città si vestono di luci e festoni, i negozi si riforniscono di carta e nastri per i regali, e l’aria si profuma di cannella e di casa. A fare da sorvegliante a questa festa c’è un uomo barbuto, con il vestito rosso, la cinta e gli stivali di pelle e una lunga barba bianca. È Babbo Natale! Che nella notte tra il 24 e il 25 Dicembre solca i cieli a cavallo della sua slitta trainata da renne volanti per portare doni nelle case di tutti i bambini buoni passando per il camino. Babbo Natale è il simbolo natalizio più conosciuto e condiviso in tutto il mondo. Ma qual è la sua storia? Quando questo omone dallo sguardo buono ed il vocione grave ha fatto la sua comparsa?
Molti secoli fa il caro vecchio Santa Claus era San Nicola, un greco vescovo di Mira nato intorno al 280 d.c. Il Santo, le cui spoglie si dice riposino a Bari, durante le persecuzioni era considerato difensore della cristianità. Ma come divenne il protettore dei bambini? La storia della sua vita è accompagnata da due leggende. Nella prima San Nicola avrebbe salvato tre fanciulle dalla prostituzione facendo recapitare al padre tre sacchi d’oro con i quali poté servirle di una dote. Nella seconda leggenda San Nicola avrebbe fatto resuscitare tre giovinetti che un oste aveva ucciso e servito nella sua osteria.
Le due leggende, risalenti circa al 1200, sono ancora ben lontane dal restituirci la figura del nostro Babbo Natale. C’è ancora molta strada da fare prima che divenga l’uomo barbuto che conosciamo. Il culto del santo si diffuse rapidamente mischiandosi con immagini pagane di uomini dalla barba folta e bianca.
Per molti secoli San Nicola venne festeggiato il 6 Dicembre, e così è ancora in molte zone dell’Italia del nord e della Germania. Ma la riforma protestante aveva abolito il culto dei Santi e così il compito di portare i doni fu affidato a Gesù bambino spostando l’evento proprio il giorno della sua nascita, il 25 Dicembre. Gesù bambino però era un immagine troppo delicata per poter ammonire i bambini a fare i buoni. A lui allora furono affiancate figure di spiritelli e folletti che nel nome riprendono quello del Santo oppure lo stesso San Nicola.
Il nuovo mondo portò con sé anche la tradizione del Natale che a partire dall’Ottocento assunse la connotazione intima e famigliare che ha tutt’ora. A dare forma al Natale e al caro vecchio Babbo saranno i letterati dell’epoca che iniziarono a ricalcare con le loro parole tutte le caratteristiche che lo connotano.
E così San Nicola diventò negli scritti di Washington Irvin (che forse ricorderete per “la leggenda di Sleepy Hollow”) un uomo che vola sui tetti a cavallo di otto renne e che passando per i camini distribuisce doni ai bambini buoni. E sarà invece la mano di Thomas Nast a disegnare l’immagine che oggi conosciamo. Il contributo maggiore nell’affermazione del legame tra Babbo Natale e San Nicola si deve però a Clement Clark Moore. In “A visit from S. Nicholas” , poesia dedicata ai figli, l’autore racconta tutta la magia dell’incontro con Babbo Natale. Le sue parole influenzeranno il modo in cui tutto il mondo penserà a Babbo Natale negli anni seguenti. Nel testo a ognuna delle otto renne è attribuito un nome ad esclusione di Rudolf. L’animale dal naso rosso verrà aggiunto solamente dopo il successo di “Rudolph the Red-nosed reindeer” di Robert L. May apparso per il prima volta nel 1939.
Una storia lunga secoli quella di Babbo Natale. In qualsiasi modo ce lo immaginiamo e qualsiasi sia la verità sulla sua storia, il caro vecchio Babbo Natale è ciò che tutti i piccoli attendono la notte di Natale; quando si rifugiano sotto alle coperte con gli occhi stretti e il cuore che freme dal desiderio di incontrare l’uomo dagli occhi buoni che ogni anno li riempie di doni. Babbo Natale è un simbolo di speranza e di gioia in cui ogni bimbo ha il diritto di credere. Sulla sua slitta tintinnante nella notte del 24 un dono quest’omone lo fa davvero, dispensa sorrisi ai bambini di tutto il mondo. Attendendo di sentire le campanelle della sua slitta, la redazione de LoSbuffo augura a tutti voi un felice Natale!
A VISIT FROM S.NICHOLAS
Era la notte prima di Natale, quando in tutta la casa
Non una creatura si muoveva, neanche un topo;
Le calze erano appese al camino con cura,
Nella speranza che San Nicola arrivasse presto a far visita;
I bambini erano tutti immersi nei loro letti accoglienti,
Mentre sogni di cose favolose danzavano nelle loro teste,
E la mamma nel suo fazzoletto, e io nel mio berretto,
Ci eravamo appena preparati per il pisolino del lungo inverno
Quando sul prato si sentì un tale frastuono,
Che balzai dal letto per vedere cosa stesse succedendo.
Verso la finestra ho volato come un lampo,
Ho aperto le persiane e mi sono avvolto nella sciarpa.
Sulla superficie della fresca neve, appena caduta, la Luna
Gettava una luce sugli oggetti come se fosse in pieno giorno;
Infine, davanti ai miei occhi meravigliati, mi apparvero
Una slitta in miniatura, e otto piccole renne,
Con un piccolo vecchio guidatore, così vivace e veloce,
Che capii subito che doveta trattarsi di St. Nick.
Più rapidi delle aquile vennero i suoi corsieri,
E lui fischiò, e gridò, e li chiamò per nome:
“Ora! Dasher, ora! Dancer, ora! Prancer e Vixen,
“Su! Comet, su! Cupido, su! Donder e Blitzen;
“Sopra al portico! Oltre il muro!
“Ora Dash via! Dash via! Dash allontaniamoci tutti!”
Come foglie secche davanti al soffio di un selvaggio uragano,
Quando incontrano un ostacolo, salirono verso il cielo;
Così fino oltre le case i corsieri volarono,
Con la slitta piena di giocattoli – e di San Nicola anche:
E poi in un batter d’occhio, ho sentito sul tetto
Il rampare e scalpitare di ogni loro piccolo zoccolo.
Il tempo di rendermi conto della situazione e di voltarmi,
Che San Nicola è venuto giù per il camino con un balzo:
Era avvolto tutto in una pelliccia, dalla testa ai piedi,
E i suoi vestiti erano tutti sporchi di cenere e fuliggine;
Teneva appeso sulla schiena un sacco pieno di giocattoli,
tanto da sembrare un venditore ambulante in procinto di aprire l’attività:
I suoi occhi – come brillavano! Le sue fossette: che allegre,
Le sue guance erano come rose, il suo naso come una ciliegia;
La sua bocca divertita era distesa come un arco,
E la barba sul mento era bianca come la neve;
Tra i denti teneva stretta l’estremità della pipa,
E il fumo gli circondava la testa come una corona.
Aveva una faccia larga, e un pancino rotondo
Che fu subito scosso dalla sua risata, come una coppa piena di gelatina:
Era grassottello e paffuto, un vecchio elfo allegro,
E mio malgrado io risi di rimando nel vederlo;
Con una strizzata d’occhio e un cenno del capo
Mi fece subito capire che non avevo niente da temere.
Lui non disse una parola, ma si mise subito al lavoro,
E riempì tutte le calze; poi si girò di scatto,
E mise il dito davanti al suo naso
E dando un cenno con la testa, ritornò su per il camino.
Balzò sulla slitta, rivolse un fischio ai suoi compagni,
E via tutti volarono, come fa un cardellino:
Ma ho sentito esclamare, prima che sparisse lontano dalla vista
Buon Natale a tutti, e a tutti una buona notte
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