Alla (ri)scoperta delle babbucce friulane: tradizione e modernizzazione

Come reagiresti se vedessi qualcuno per strada con delle babbucce di velluto ai piedi? In realtà non è una cosa così strana come crediamo, andare in giro in pantofole: ce lo dimostrano le friulane, o furlane, ciabattine in velluto con la suola in gomma, calzature di origini antiche legate all’usanza di riciclo dei materiali.

Queste papusse nascono nelle campagne friulane come scarpe da festa, usate anche dalle spose il giorno delle nozze. Erano realizzate a mano dalle donne friulane con materiali di fortuna, di riciclo e di scarto (chiamati blecs): la suola era ricavata dai copertoni delle biciclette, le imbottiture erano create con sacchi di juta provenienti dal trasporto delle sementi e granaglie e vecchi stracci e scampoli di tessuto erano utilizzati per le tomaie. Questo modo di produzione fa sì che ogni modello sia unico nel suo genere e che il prezzo sia modesto per soddisfare le esigenze della popolazione più povera della città – ad oggi, girando per i negozietti in Friuli, possiamo trovarle a meno di 10€!

Le friulane costituiscono una tradizione molto antica rispetto a noi: le prime testimonianze arrivano dall’Ottocento, ma non si esclude che esistessero già prima. Oltre ad essere scarpe da festa, infatti, erano usate dai gondolieri della Serenissima per la loro suola in gomma che, oltre a non rovinare le superfici della gondola, le rendeva parzialmente impermeabili evitando l’entrata di acqua nelle scarpe. Inoltre questo particolare tipo di scarpa teneva il piede caldo d’inverno e fresco d’estate, una particolarità necessaria per i gondolieri, che lavoravano sempre all’aria aperta.

Si narra poi, e qui entriamo nel fantasioso, che queste belle scarpette fossero le preferite dei nobili in quanto, grazie alla suola che non faceva attrito con il pavimento e che quindi non faceva alcun rumore, erano le calzature perfette per sgattaiolare furbamente dalla loro camera e intrufolarsi nelle camere delle loro amanti.

Come per tutte le tradizioni, c’è sempre qualcuno interessato a far sì che queste non si perdano nel nulla, ma che vengano tramandate alle generazioni future. È qui che entrano in campo due giovanissime ragazze veneziane discendenti -udite, udite- di circa quattro case reali, Viola e Vera Arrivabene (25 e 23 anni), che, con un po’ di inventiva e senso del marketing, e un diploma all’Istituto Marangoni di Milano, hanno avuto l’idea di riprendere in mano le friulane e di renderle un must-have.

Il loro marchio si chiama “ViBi Venezia” ed è stato creato nel 2014 quando Viola e un loro cugino, Guido Brandolini, ebbero un’idea grazie alle numerose richieste da parte dei loro amici di portargli, da Venezia, le friulane. Decisero di iniziare a produrle, e tutto iniziò quando vennero contattati da Yoox: a natale 2014 la prima collezione sbarcò sul sito. Per la produzione si affidarono a un abile artigiano friulano, il signor Luigi, che cuce a mano ogni modello, mentre Vera si occupò della ricerca dei velluti e dei cotoni per morbidi interni e stupendi broccati.

Le due sorelle non hanno deluso le aspettative della loro mamma, che le finanzia: grazie alla creazione del loro sito e della loro strategia pubblicitaria sui social (su Instagram i disegni dell’illustratrice Angelica Hicks, che oggi lavora per Gucci, hanno accompagnato le foto dei modelli), le friulane hanno ottenuto e continuano ad ottenere un discreto successo, fino ad arrivare ai piedi di Kate Moss!

Approdano poi sui diversi siti di e-commerce e nelle boutique fisiche: a Milano da Tearose, a Londra da Alex Eagle, a Berlino da Soho House, a Patmos da Zafiria & Nektaria e a Sciacca al Verdura Resort.

Vibi Venezia propone una molteplicità di modelli, si va dalle più classiche friulane in velluto a tinta unita a stampe più contemporanee, diventate top sellers del marchio, tutti finemente rifiniti a mano secondo la tradizione artigianale veneziana. C’è una friulana per ogni gusto: solo guardando le proposte sul sito, sembra di immergersi nei colori delle case dell’isola di Murano a Venezia.

Preferiamo tessuti e patterns che ci ricordino persone a noi care. Introduciamo spesso elementi che riconducano il nostro pensiero alla bellezza dell’estate italiana. Ogni modello di ViBi Venezia ha un proprio nome, scelto perché appartenente ad un amico o ad un familiare.
Le collezioni vengono concepite in un costante ondeggiare, come su una gondola, tra le nostre radici venete, sempre ben evidenti, e il desiderio di creare, al tempo stesso, un prodotto cosmopolita.”

I prezzi vanno dai 60 euro ai 90 euro, perché l’obiettivo di ViBi è quello di evitare di rendere queste calzature un prodotto di lusso: non avrebbe senso vendere qualcosa che da piccole compravano a 5 euro sul Ponte di Rialto.

“Le ViBi piacciono molto in Inghilterra, ma anche in Germania e America», ride Vera. «E’ divertente scoprire sconosciuti tizi del Minnesota che ordinano le furlane. Come cavolo ci hanno trovato?”.

Viva le tradizioni, e viva chi porta avanti la tradizione del Made in Italy!

 

 

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