Mescolare ulteriormente il miele con la medicina amara è inutile: i cinecomics sono film brutti, se non addirittura terribili. Per evitare un’eccessiva dispersività, credo sia utile fornire esempi e procedere argomentando per punti una critica che, in caso contrario, rischierebbe di essere assimilata ad una lamentela priva di fondamento.
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PROTAGONISTI. È incomprensibile come milioni di spettatori siano riusciti ad appassionarsi a personaggi talmente inconsistenti e falsi, da causare fastidio ogni volta che viene data loro la parola. Storie sempre mosse dalle spinte emotive più banali, le figure umane e super-umane che abitano i cinecomics intrecciano le loro azioni pensando, parlando ed evolvendosi seguendo una sceneggiatura che pare essere stata scritta da un adolescente. I personaggi, resi ormai la goffa parodia dell’attore che li interpreta, non dimostrano mai comportamenti sensati o anche solo logici, in favore di un preferito script di sentimenti ormai fissati canonicamente. Esempio – I membri che compongono la Suicide Squad, i due protagonisti del recente Batman v Superman, il dio Thor, Doctor Strange e altri ancora, sono tutti personaggi piatti, incoerenti o stereotipati.
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VILLAIN. Se quello che è stato detto riguardo ai protagonisti può essere considerato come una relativa generalizzazione, i villain del mondo supereroistico diventano l’apice della banalità. La conquista del mondo, la naturale inclinazione alla malvagità, qualche flashback che mostra un passato duro e difficile: la scelta non è ampia, e i due colossi cinematografici non perdono certo tempo ad approfondire elementi così trascurabili come il carisma dell’antagonista… Esempio – Basta citare i dimenticabili villain dei film Doctor Strange, Spider-Man: Homecoming, Suicide Squad, Iron Man 3: macchiette più che personaggi, inseriti frettolosamente con il solo scopo di offrire un avversario ai protagonisti.
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STORYLINE. Che il cinecomics sotto analisi rimanga fedele al fumetto oppure se ne discosti, è sempre un divertimento contare i buchi di sceneggiatura e le conseguenti forzature introdotte pur di portare a termine la vicenda. Esempio – I finali di Batman v Superman e Civil War, che sciolgono nodi di trama cardine in scene da pochi secondi, non credibili e incoerenti.
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SERIETÀ E ILARITÀ. Mentre in casa Marvel è più usuale lo sfruttamento di scene comiche o demenziali, casa DC ha invece optato fin da subito per un clima più cupo e impegnato; in entrambi i casi la scelta appare perseguita in modo così disastroso da diventare involontariamente parodistico. Se l’ilarità di Marvel avrebbe potuto essere una buona idea – prima che sfondasse le barriere della decenza cannibalizzando anche quei momenti che richiedevano una sana dose di maturità cinematografica – è davvero insopportabile la finta serietà di casa DC, che si nasconde dietro alle presunte tematiche della politicizzazione dell’operato dei supereroi alla ricerca di un contesto austero e severo, che di credibile non ha neppure gli intenti. Esempio – Per chi avesse voglia di leggere un capolavoro fumettistico abitato da supereroi, realmente inseriti in un contesto politico complesso e credibile, consiglio la lettura di Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons, ed esorto a cogliere le differenze con i lavori cinematografici di DC, tra cui il già citato Batman v Superman. Nello schieramento Marvel, personaggi come Iron Man, Thor o Spider-Man, pur richiedendo un tono scanzonato per la loro stessa natura, concorrono nella trasformazione dei film a loro dedicati in autentiche pagliacciate per infanti.
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SOLDI. Quella cinematografica è una vera e propria industria, che non potrebbe esistere se registi e produttori non pensassero al profitto, oltre che all’arte. Tuttavia produrre decine di film in pochi anni, sfornare pellicole con il solo scopo di introdurre un personaggio utile alla trama di eventi successivi, produrre reboot di altri reboot con il scopo di ricostruire la storia di un personaggio, già visto e conosciuto perché presente in altri cinecomics precedenti… propende un po’ troppo verso la macchina dei soldi, a discapito del lato artistico, troppo penalizzato. Esempio – Il MCU, per il compimento del proprio progetto, ha sfornato diciassette titoli in dieci anni, dal 2008 al 2017, con altri sei film in cantiere previsti entro il 2019: dati che si commentano da soli.
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FAN BASE. Sebbene non sia una critica direttamente imputabile ai prodotti cinematografici nel mirino, non è possibile sorvolare sulla fanbase malata che Marvel e DC sono riuscite a costruirsi e ad aizzare come un addestrato esercito privato contro qualunque detrattore del loro operato. Il dialogo e l’analisi sono state così tabuizzate, che il solo scriverne mette in serio pericolo l’incolumità dell’autore della critica…
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ARTE. L’amore per il cinema nasce in modo genuino e spontaneo in quanto capace di unire, trasmettere idee, sentimenti, emozioni, e soprattutto arricchire emotivamente e intellettualmente. Nonostante qualche rarissima eccezione il sentimento che rimane, dopo la visione di qualunque cinecomic, è quello di aver assistito ad un groviglio di fredda emotività tristemente preconfezionata, ove il marketing domina incontrastato.
Ciò che rende davvero tristi, è ascoltare le ormai ben note difese di queste operazioni commerciali contro gli spettatori più critici, tacciati di boriosità e arroganza, giudicati incapaci di sapersi divertire con un buon film e accusati di bere costosi whisky di fronte alle sole pellicole di Godard, Lynch o Bergman.
La verità non potrebbe essere più lontana, il vero nemico contro cui questo articolo vuole scontrarsi non risiede nel cinecomic in sé, ma nella tendenza ad alimentare un mercato macina soldi – addestrato per sfornare dozzine di titoli meno che mediocri – saldo nella certezza che una massa numericamente mostruosa sia pronta a rimpinguare di soldi la cassaforte ad ogni prodotto terminato. Polarizzare le discussioni su questi prodotti e credere che siano questi i cosiddetti “film belli” è la morte del cinema.
Il cinema può avere infinite declinazioni ed essere quindi anche svago, leggerezza e semplicità; tuttavia è fondamentale, se non necessario, che fra tutte le sfaccettature sopra citate svetti fiero e incontrastato il valore prettamente artistico dell’opera.
Visione diretta