Quando ormai si stanno ritirando dalle scene alcuni capisaldi di un genere che ha segnato la storia della musica, vedi Eric Clapton e da poco anche i Black Sabbath via social, per citarne alcuni, un giovane duo tiene ancora alzata la bandiera del Rock. È una storia breve la loro. La prima apparizione ufficiale fu su una maglietta indossata da Matt Helders, batterista degli Arctic Monkeys, durante il loro concerto al Glastonbury Festival nell’estate del 2013, prima che la band in questione pubblicasse il loro primo lavoro. La fama venne da sè. Un certo Jimmy Page disse riguardo il duo
Sono andato a sentirli a New York. Sono stati fantastici. Incredibilmente avvincenti, sono dei musicisti così distinti. Il loro album ha portato il genere (rock) più in alto di un paio di livelli. È così rinfrescante da sentire, perché suonano con lo spirito delle cose che li hanno preceduti, ma puoi sentire che porteranno il rock in un nuovo regno – se non lo stanno già facendo. È musica di qualità tremenda.
Stiamo parlando dei Royal Blood, duo inglese formatosi del 2013.
Per chi non li conoscesse ancora, il gruppo è nato come semplice garage Band ed è composto da Mike Kerr, al basso e alla voce, e da Ben Thatcher, alla batteria. Due ragazzi capaci di fare riff potenti e convincenti, con un basso che suona come una chitarra elettrica, e di una batteria precisa e decisa. Ma questa è solo una piccola parte di quello che questi ragazzi di Brighton (Inghilterra) sanno fare.
Iniziano a diffondere alcuni singoli come Out Of The Black, che nel lato B comprende Come On Over, e successivamente Little Monster, per poi pubblicare l’intero album Royal Blood nell’agosto 2014. I risultati parlano chiaro fin da subito. Disco D’oro in Austrialia e Canada, mentre nella loro madrepatria ricevono il Disco di Platino. Non solo questi risultati nelle vendite ma ottengono anche un grande responso dal pubblico.
Una partenza scoppiettante si potrebbe dire. Il duo viene chiamato ovunque, sia dalla BBC Radio 1 sia in numerosi festival come il Download Festival di Donington Park, Reading and Leeds Festivals e al T in the Park, festival organizzato in Scozia dal marchio Tennent’s. Inoltre insieme a quella lucertola di Iggy Pop, aprono in terra statunitense alcuni concerti dei Foo Fighters. Non male per essere solo all’inizio.
Dopo tre anni in giro a far conoscere il loro sound energico ed esclusivamente Rock, nel 2017 ritornano con l’album How Did We Get So Dark?. Le aspettative sono confermate, l’album convince ma non quanto il primo. Infatti ottengo soltanto un Disco D’oro nel Regno Unito, ma ciò non vuol dire che non siano ugualmente apprezzati ovunque, anche in Italia.
Dopo essere approdati nel 2015 a Milano con il loro tour per il primo album, il duo ritorna nella City per promuovere il loro secondo lavoro in studio, stavolta però seguiti da alcuni amici, i Black Honey, un gruppo indie rock concittadini dei Royal Blood, composti dall’esuberante Izzy B. Phillips, bionda voce della band, Chris Ostler, Tommy Taylor e Tom Dewhurst, che sta riscuotendo un discreto successo.
Le loro esibizioni sono nella norma, senza strafare, ma scaldano il pubblico per l’esibizione del duo. Un ottima spalla, come Robin per Batman.
Così come su Youtube, anche durante i live i Royal Blood non nascondono nulla e svelano gli strumenti che batteranno i timpani durante tutte le serate. Batteria Gretsch e set di piatti rigorosamente Zildjian, seguita da un enorme gong posto dietro le percussioni. A seguire, bassi Fender appoggiati qua e là sul palco, con un piccolo muro di amplificatori per rendere tutto un po’ più elettrico. Pur essendo giovani, i due ragazzacci ci sanno fare e ogni volta che salgono sul palco, timbrano il cartellino e si mettono a lavoro. È come un rito ormai, o per lo meno, è consuetudine ormai che il frontman sia l’ultimo a salire e lasciare il palco. Infatti prende posto per primo il batterista accompagnato da diverse bottiglie dalla percentuale alcolica indefinita, scortato da due avvenenti coriste che facevano più presenza scenica che altro, essendo l’audio vocale concentrato sul frontman della band.
Ed infine arriva anche il momento di Mike che, accompagnato dal suo strumento, non perde tempo ed inizia con How Did We Get So Dark?, uno dei singoli del nuovo album. E inizia la festa. Il pubblico si scatena con poghi, mentre i ragazzi sul palco si divertono e sanno intrattenere il pubblico, come se fossero uno di loro. Si continua con i successi del vecchio album, come Come On Over, Little Monster, Blood Hands e Loose Change, insieme alle canzoni del nuovo album, come Lights Out e I Only Lie When I Love You. Gli viene naturale, come se gli scorresse il rock nel sangue. Anche dal vivo si fa fatica a credere che quello sia un basso, per come suona e per le sonorità potenti che emette. Mike scherza con il pubblico ed ammette
”Hi, I’m Mike and I’m an Alcoholic”,
Lo spettacolo termina con un trionfo d’energia. Rientrati per il consueto bis, sembra non siano per niente stanchi. Figure It Out suona, pulita e potente e il gran finale con Hole e Out Of The Black si abbatte letteralmente sul pubblico a suon di bassi e percussioni. Così si conclude lo spettacolo, con il basso lasciato morente di fianco la batteria aspettando che il feedback finisca.
Il pubblico, a fine spettacolo, si ritrova come se fosse sopravvissuto ad un uragano. Mike si concede qualche foto, autografi e scambi di parole con i fan fuori dal Fabrique. Hanno ottenuto un successo strepitoso in poco tempo, eppure sembra aver mantenuto i piedi per terra e riconoscente nei confronti del pubblico che ha conquistato e che lo sostiene. Probabilmente il batterista Ben in quel momento era intento a smaltire la sbronza.
Scaletta della serata:
-How Did We Get So Dark?
-Where Are You Now
-Lights Out
-Come On Over
-You Can Be So Cruel
-I Only Lie When I Love You
-She’s Creeping
-Little Monster
-Hook, Line & Sinker
-Blood Hands
-Sleep
-Hole In Your Heart
-Ten Tonne Skeletons
-Loose Change
-Figure It Out
-Hole
-Out Of The Black
Fonti:
Immagini:
- foto Black Honey
- copertina
- immagine dell’autore