B come Belle Époque,
B come Beltà e
B come Boldini!
La mostra antologica dedicata a Boldini alla Reggia di Venaria prosegue idealmente un percorso di riscoperta della pittura dell’Ottocento e di uno dei suoi esponenti internazionali, iniziato al China Word Art Museum di Pechino, all’Ermitage di San Pietroburgo e al Complesso Monumentale del Vittoriano di Roma. L’esposizione raccoglie oltre cento opere del maestro ferrarese protagonista della Belle Époque ed è affiancata da due percorsi pensati per illustrare il contesto culturale in cui agì l’artista: il primo in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia con alcuni film d’epoca del cinema muto ed il secondo pensato insieme alla Fondazione Arte Nova con mobili e oggetti in stile liberty floreale.
Partito negli anni settanta del XIX secolo dalla natia Ferrara, per raggiungere Firenze, poi Londra e infine Parigi, Boldini fu artefice di una profonda modernizzazione del linguaggio pittorico, introducendovi man mano nel tempo i “verbi” vitali del movimento e del dinamismo. I suoi ritratti sono infatti palpitanti di vita, quella vita che Boldini visse intensamente quale protagonista del suo tempo, viaggiando e traendo ispirazione dai luoghi e dai personaggi con i quali venne in contatto. Una vita che ora il grande pubblico, che sempre più visita la straordinaria Reggia di Venaria, potrà ammirare. (Commento dell’On. Dario Franceschini).
L’imperdibile appuntamento in auge nella Sala delle Arti, fino al 28 gennaio 2018, è stato curato da Tiziano Panconi e Sergio Gaddi, che in collaborazione con Arthemisia, hanno organizzato l’iter dell’esposizione in 5 macro argomenti, che aiutano i fruitori a comprendere ed osservare gli influssi e le novità stilistiche dell’artista, dagli anni settanta dell’Ottocento ai primi decenni del Novecento, in concomitanza dei suoi spostamenti.
1. Il soggiorno a Firenze: poetiche e verismo della luce macchiaiola. Fin dal suo esordio, cioè dal lungo soggiorno fiorentino iniziato nel 1864, Boldini partecipò al clima rivoluzionario della Firenze risorgimentale e ai moti di rinnovamento ideologico e artistico dei macchiaioli, avvertendone tutta la portata innovativa. La luce potente della “macchia”, con le sue forti contrapposizioni chiaroscurali, rimase per Boldini una sorta di ossatura compositiva sulla quale via via impostò i successivi aggiornamenti stilistici. Gli incontri con i macchiaioli avvenivano nel Caffè Michelangelo a Firenze. Dopo il loro contatto Boldini sbilancia gli equilibri e le limpide “vedute” dei toscani; contrariamente a loro preferisce stare al chiuso, dedicandosi prevalentemente alla ritrattistica: sviluppa così uno stile più vicino alla realtà ed intriso di vivacità.
2. I primi anni a Parigi: l’amore per Berthe, il gallerista Goupil e la contessa De Rasty.
Nei primi anni settanta dell’Ottocento a Parigi era già scaturito l’Impressionismo, al quale Boldini non aderisce, perlomeno non formalmente. La sua pittura matura, diviene un’eccellenza avarguandistica, ottenuta da pennellate brevi dove esaspera tutta la tensione luministica tipica dell’Impressionismo.
Inizia in questi anni il cosiddetto “periodo Goupil”, il periodo più proficuo dell’artista in cui dipinge per uno dei mercanti più alla moda della Ville Lumière.
Le donne, “quei grandi fiori viventi che il desiderio odora e coglie” come amava definirle, rappresentano una vera costante della poetica boldiniana che fa nascere in Boldini uno sconsiderato amore per la ritrattistica femminile. La prima, memorabile nella storia di questo artista, fu sicuramente Berthe, la sua amante-modella “troppo bella e troppo buona”, il cui ritratto più celebre è quello dove è rappresentata mentre legge una dedica su un ventaglio lasciatagli da un amante.
Qualche anno più tardi i rapporti con Goupil cominciarono ad incrinarsi e fu così che iniziò a realizzare ritratti su commissione. Bellissimo esempio è quello della contessa Gabrielle de Rasty, che Boldini ritrae distesa mentre è colta da un fremito di desiderio. Tema caro all’artista è proprio la sensualità femminile. Il rapporto amoroso tra ritratta e ritrattista è testimoniato proprio dalla posa naturale di Gabrielle e dalla sua semi nudità che conferisce una forte carica erotica al quadro.
“Giovanni Boldini è un artista dinamico cha ha voluto superare se stesso. È il pittore del fremito del gesto: nessuno ha saputo far star sedute le persone come Boldini!”, Emile Gallé.
3. Uno stile destinato al successo: il pittore della vita contemporanea.
Alla fine dell’Ottocento, Boldini era pienamente inserito nel tessuto sociale parigino, nel quale si manifestavano le peculiarità culturali del momento. Nella vita mondana e nell’intreccio intellettuale fra arte e alta società Boldini avvertiva una certa inconsistenza morale e così quei ritratti, che avrebbero dovuto celebrare le qualità intellettive ed etiche degli effigiati, vengono talvolta attraversati da venature malinconiche o da tratti caricaturali.
4. Il fascino della Belle Époque: sensualità e magia del ritratto femminile.
Come già detto, le donne sono le principali protagoniste dei dipinti di Boldini, che ritrae nell’attimo prima del sopraggiungere dell’autunno della vita, prima cioè che la loro bellezza appassisca per sempre. L’artista restituisce alle sue bellissime dame un attimo di eterna primavera. Amava studiare le loro pose fino nei minimi particolari e si divertiva a rovistare nei loro guardaroba per scegliere l’abito più adatto da far loro indossare. Ne è un esempio il ritratto di Donna Franca Florio (appartenente ad una delle più ricche e importante famiglie della storia imprenditoriale italiana), nominata “stella d’Italia”, dall’imperatore Guglielmo II, per i suoi bellissimi occhi verdi e la lucente pelle olivastra. Con le sue pennellate veloci ed essenziali, Boldini svela la sua statuaria e solenne bellezza.
I ritratti boldiniani vengono richiesti da donne celebri ed affascinanti, che lui stesso chiama “le Divine” per rimarcarne la femminilità seducente e la personalità magnetica, dove la bellezza non è solo puramente estetica, quanto piuttosto uno charme aristocratico da regine del jet set internazionale. Tra le più note compare la grande dame che posò per lui in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1889, col cui ritratto vinse la medaglia d’oro ed il Grand prix.
5. Atmosfere e arredi Liberty negli anni di Boldini.
Procedendo per le sale gli spettatori si trovano dinnanzi all’evocazione del contesto in cui operò il maestro ferrarese di nascita e parigino d’adozione. Gli esiti più originali dei designers liberty, in particolare quelli della scuola Nancy, ricreano quel clima rutilante e frivolo di Parigi nell’età della Belle Époque.
FONTI
Visita alla mostra da parte dell’autrice
Catalogo della mostra “Giovanni Boldini. Genio e pittura”, a cura di Tiziano Panconi e Sergio Gaddi, Skira Editore
CREDITS
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